Crollo del Castello di Eboli, un po’ di storia
          Sulla costruzione del castello di Eboli ancora si discute tantissimo ma è certo che esso era già esistente nel periodo Longobardo.
I Longobardi sono presenti nella nostra zona dall’anno già nel VIII secolo e son restati fino alla metà dell’XI secolo.
Da ciò si può desumere che la costruzione del castello sia avvenuta dall’VIII secolo alla prima metà dell’XI secolo. Certamente il maniero ebolitano era già esistente in questa ultima data e per cui è da ritenersi fondato dai Longobardi.
Eboli o dir si voglia, Eburum, dopo la distruzione si estese in più luoghi, più o meno trenta casali, alcuni noti, altri ancora ignoti. Il più della popolazione si stabilì ove oggi sorge il Centro Antico, ma esattamente tra Portadogana, Attrizzi e Caccone. Furono costruite delle cinte murarie. All’interno di queste mura vi erano poche case in muratura, capanne e baracche in legno. Vi era almeno una chiesa quella di Santa Maria, che poi fu appellata “ad Intra”, cioè dentro le mura. Questa chiesa era già esistente nel 977 ed in tale data vi era già la cinta muraria e questa comunque fu eretta dove ancora oggi si trova, cioè accanto al castello. Se il castello non ci fosse stato la chiesa poteva certamente essere costruita più sopra, in uno spazio ed in un posto migliore, ma ciò non poteva avvenire perchè lo spazio era già occupato dal maniero. Detto ciò ritengo che se nel 977 era già documentata tale chiesa significa che era stata costruita già in precedenza ed il castello certamente è già costruito nel X secolo.
Proprio la torretta che è crollata l’8 marzo scorso era uno degli elementi più antichi del nostro maniero.
Il primo documento a noi noto riguardante il castello di Eboli è dell’aprile 1047 con il quale Urania “comitissa filia Ademari comitis et relicta bone memorie Lamberti comitis”, cioè che la contessa Urania, figlia del conte Ademario e vedova del conte Lamberto, e i conti, suoi figli, Ebulo chierico e abate, Pietro, Aleberto e Landoario dopo aver chiarito che possedevano fuori del “castello d’Evoli” una terra vacua, la donano al monastero di S. Nicola di Gallucanta presso Vietri. La donazione venne rogata dal notaio Alderisso di Eboli.
Sul castello si potrebbe scrivere una lunga storia ma mi va di riportare una descrizione del 1640 quando fu stimato da Pietro de Marino: "E dalla parte di sopra della Terra sta situato il Castello di forma irregolare con suo recinto di muraglia, oltre dell'angolo del medesimo recinto sono li torrioni, quali formano un reveglino. L'ingresso di detto si sale per una salita piacevole. Si ritrova la prima porta, appresso poco distante rivolta, et s'entra per ponte di tavola nella seconda porta, si ritrova un largo, a destra del quale s'entra nella terza porta, e proprio verso Levante. Dentro di essa si ritrova un largo grande e spazioso, quale può servire per piazza d'armi, dentro del quale vi sono diversi appartamenti, ed abitazioni per due famiglie. A destra si sale per sei grade, con uno corridoro, appresso seguono sei altre grade dalle quali s'entra in una saletta, quattro camere, e due ristretti tutte con intempiature e sotto di esse sono diverse stanze terranee, cioè una stalla per venti cavalli, cantina per vini, ed altro; … Appresso quella vi è contiguo un torrione grande, e proprio nell'angolo del secondo recinto del Castello, quale se ne servono per carcerati di mala vita, e sotto della detta cucina, tinello e camera, vi sono molte stanze terranee quali servono per molte comodità necessarie; vi è un'altra cisterna nel cortiglio seu piazza de arme, e dall'altra parte verso ponente all'incontro la porta del Castello vi è un edificio non molto più alto dell'edificio vecchio … In testa vi è un'altra torre, e ritornandosi nella parte del Castello a destra vi è la Cappella con tre altari … Tutto il Castello è di forma irregolare con suoi torrioni negli angoli circuita dalla parte di fora da muraglie con prima e seconda ritirata con più reveglini; il ridetto Castello è fortissimo per gioco di mano, ed anche quasi d'artiglieria".
L’ultimo proprietario, il barone Romano Avezzano, nel 1935, essendo Senatore del regno, lo vendette al Ministero di Grazia e Giustizia e dal 1939 fu Casa di Reclusione per minori per passare poi a Carcere per la Custodia Attenuata (ICATT) diretto dalla Dottoressa Rita Romano. [Estratta solo la STORIA del castello]
Cav. Giuseppe Barra
        






