Angellara home, annullato il provvedimento del Tribunale, l'arcivescovo torna a sorridere
La Corte di Cassazione annulla il provvedimento del Tribunale del Riesame di Salerno che, lo scorso 24 settembre, ha rigettato la richiesta di dissequestro dell’Angellara Home. Non toglie i sigilli alla struttura di proprietà della diocesi, ma rimette gli atti al Tribunale della Libertà, che dovrà riesaminare l’intera vicenda processuale. E decidere per la seconda volta sul destino dell’ex colonia San Giuseppe, finita nel mirino della Procura di Salerno per un presunto cambio di destinazione d’uso illegittimo. La decisione della Suprema Corte è arrivata martedì sera alle 22.30, dopo sei lunghe ore di camera di consiglio. E dopo che da Roma era stato chiesto al tribunale di Salerno un’integrazione degli atti. «Il gravame in Cassazione - si legge in una nota diffusa dai legali della diocesi, gli avvocati Paolo Carbone e Lorenzo Lentini - ha affrontato tematiche molto delicate, sia per escludere il reato di truffa aggravata e per inquadrare giuridicamente i rapporti Stato-Chiesa, sia per le implicazioni urbanistiche. La Corte di Cassazione ha accolto le ragioni rappresentate oralmente e a mezzo di memorie scritte dagli avvocati. Si aprono così nuove ottimistiche prospettive in un processo di forte presa mediatica e che aveva paralizzato ogni attività della curia».
L’inchiesta - Da oltre un anno, il pm Roberto Penna indaga sull’Angellara Home. La magistratura salernitana è già al lavoro quando, l’8 febbraio 2008, un esposto a firma dell’ex presidente del collegio dei revisori dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero, Luca De Franciscis, arriva negli uffici della Procura. Le indagini si dividono in due filoni: uno affidato al sostituto Rocco Alfano, relative alla lottizzazione Vessinelli, all’istituto interdiocesano e a don Generoso Santoro e di cui è stata chiesta l’archiviazione lo scorso 18 novembre, e l’altro su cui continua ad indagare Roberto Penna. Il sequestro Il 15 luglio 2008 gli uomini del nucleo tributario della guardia di finanza di Salerno, guidati dal tenente colonnello Francesco Mazzotta, mettono i sigilli alla struttura di via Allende. Insieme al decreto di sequestro, convalidato dal gip Vito Di Nicola, che blocca anche 192mila euro depositati sul conto della diocesi. Gli indagati Finiscono sotto inchiesta l’arcivescovo Gerardo Pierro, l’amministratore unico dell’associazione che gestisce il Villaggio San Giuseppe, don Comincio Lanzara, l’economo diocesano monsignor Enzo Rizzo, il presidente dell’associazione Giovanni Sullutrone, i progettisti Lorenzo Rago, Nicola Sullutrone e Pompeo Paolo Mazzucca, il dirigente dell’ufficio comunale di Salerno permessi di costruire e il responsabile tecnico, Matteo Basile e Nicola Gentile, l’amministratore dell’impresa edile esecutrice dei lavori Aldo Pietro Luongo, il dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive del Comune di Salerno Alberto Di Lorenzo, il funzionario comunale Charles Capraro e il responsabile unico del procedimento, Giuliana Rago.
Le accuse - I capi di imputazione sono pesanti: truffa aggravata ai danni dello Stato, tentata e consumata, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e abusi edilizi. Secondo la Procura, l’ex colonia San Giuseppe, che ha ottenuto un finanziamento di due milioni e mezzo dalla Regione Campania per la ristrutturazione della struttura che sarebbe dovuta diventare una casa per ferie aperta a giovani meno abbienti e ad associazioni religiose, si sarebbe trasformata invece in un vero e proprio albergo. La parte offesa La magistratura individua nella Regione Campania l’ente che sarebbe stato truffato. Al momento del sequestro, palazzo Santa Lucia aveva già stanziato il secondo contributo di circa un milione e 700mila euro. La procura ne blocca l’erogazione e sequestra altri conti correnti, tra cui anche parte del denaro proveniente dall’otto per mille. Poi, un mese fa l’ufficio di presidenza della Regione revoca il finanziamento e ne chiede la restituzione. La difesa La diocesi si affida ad un comunicato per sottolineare la propria estraneità ai fatti e la inconsistenza delle accuse. E con gli avvocati Carbone e Lentini prepara il ricorso al Tribunale del Riesame che, il 24 settembre scorso, sposa invece la tesi del pm. Gli avvocati ricorrono in Cassazione e la Suprema Corte annulla l’ordinanza di primo grado e rinvia di nuovo la decisione a Salerno. L’arcivescovo. Sua Eccellenza è stato avvisato della pronuncia della Cassazione in piena notte. «Torna a sorridere - riferiscono i propri avvocati - anche perché è stato archiviato l’altro procedimento a suo carico riguardante la lottizzazione Vessinelli».
Angela Cappetta







