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Angellara home, annullato il provvedimen­to del Tribunale, l'arcivescovo torna a sorridere

📅 giovedì 7 maggio 2009 · 📰 CronacaSalerno

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La Corte di Cas­sazione annulla il provvedimen­to del Tribunale del Riesame di Salerno che, lo scorso 24 settem­bre, ha rigettato la richiesta di dissequestro dell’Angellara Ho­me. Non toglie i sigilli alla strut­tura di proprietà della diocesi, ma rimette gli atti al Tribunale della Libertà, che dovrà riesami­nare l’intera vicenda processua­le. E decidere per la seconda vol­ta sul destino dell’ex colonia San Giuseppe, finita nel mirino della Procura di Salerno per un pre­sunto cambio di destinazione d’uso illegittimo. La decisione della Suprema Corte è arrivata martedì sera alle 22.30, dopo sei lunghe ore di camera di consi­glio. E dopo che da Roma era sta­to chiesto al tribunale di Salerno un’integrazione degli atti. «Il gra­vame in Cassazione - si legge in una nota diffusa dai legali della diocesi, gli avvocati Paolo Carbo­ne e Lorenzo Lentini - ha affron­tato tematiche molto delicate, sia per escludere il reato di truffa aggravata e per inquadrare giuri­dicamente i rapporti Stato-Chie­sa, sia per le implicazioni urbani­stiche. La Corte di Cassazione ha accolto le ragioni rappresentate oralmente e a mezzo di memorie scritte dagli avvocati. Si aprono così nuove ottimistiche prospet­tive in un processo di forte presa mediatica e che aveva paralizza­to ogni attività della curia».

L’inchiesta - Da oltre un anno, il pm Ro­berto Penna indaga sull’Angel­lara Home. La magistratura sa­lernitana è già al lavoro quan­do, l’8 febbraio 2008, un espo­sto a firma dell’ex presidente del collegio dei revisori del­­l’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero, Luca De Franciscis, arriva negli uffi­ci della Procura. Le indagini si dividono in due filoni: uno affi­dato al sostituto Rocco Alfano, relative alla lottizzazione Vessi­nelli, all’istituto interdiocesa­no e a don Generoso Santoro e di cui è stata chiesta l’archivia­zione lo scorso 18 novembre, e l’altro su cui continua ad inda­gare Roberto Penna. Il sequestro Il 15 luglio 2008 gli uomini del nucleo tributario della guardia di finanza di Salerno, guidati dal te­nente colonnello Francesco Maz­zotta, mettono i sigilli alla struttu­ra di via Allende. Insieme al decre­to di sequestro, convalidato dal gip Vito Di Nicola, che blocca an­che 192mila euro depositati sul conto della diocesi. Gli indagati Finiscono sotto inchiesta l’arcivescovo Gerardo Pierro, l’amministratore unico dell’as­sociazione che gestisce il Vil­laggio San Giuseppe, don Co­mincio Lanzara, l’economo dio­cesano monsignor Enzo Rizzo, il presidente dell’associazione Giovanni Sullutrone, i progetti­sti Lorenzo Rago, Nicola Sullu­trone e Pompeo Paolo Mazzuc­ca, il dirigente dell’ufficio co­munale di Salerno permessi di costruire e il responsabile tec­nico, Matteo Basile e Nicola Gentile, l’amministratore del­l’impresa edile esecutrice dei lavori Aldo Pietro Luongo, il di­rigente dello Sportello unico delle Attività produttive del Co­mune di Salerno Alberto Di Lo­renzo, il funzionario comunale Charles Capraro e il responsabi­le unico del procedimento, Giuliana Rago.

Le accuse - I capi di imputazione sono pesanti: truffa aggravata ai danni dello Stato, tentata e consumata, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e abusi edilizi. Secondo la Procura, l’ex colonia San Giuseppe, che ha ottenuto un finanziamento di due milioni e mezzo dalla Regione Campania per la ri­strutturazione della struttura che sarebbe dovuta diventare una casa per ferie aperta a gio­vani meno abbienti e ad asso­ciazioni religiose, si sarebbe trasformata invece in un vero e proprio albergo. La parte offesa La magistratura individua nella Regione Campania l’ente che sarebbe stato truffato. Al momento del sequestro, palaz­zo Santa Lucia aveva già stan­ziato il secondo contributo di circa un milione e 700mila eu­ro. La procura ne blocca l’ero­gazione e sequestra altri conti correnti, tra cui anche parte del denaro proveniente dall’ot­to per mille. Poi, un mese fa l’ufficio di presidenza della Re­gione revoca il finanziamento e ne chiede la restituzione. La difesa La diocesi si affida ad un co­municato per sottolineare la propria estraneità ai fatti e la inconsistenza delle accuse. E con gli avvocati Carbone e Len­tini prepara il ricorso al Tribu­nale del Riesame che, il 24 set­tembre scorso, sposa invece la tesi del pm. Gli avvocati ricor­rono in Cassazione e la Supre­ma Corte annulla l’ordinanza di primo grado e rinvia di nuo­vo la decisione a Salerno. L’ar­civescovo. Sua Eccellenza è sta­to avvisato della pronuncia del­la Cassazione in piena notte. «Torna a sorridere - riferisco­no i propri avvocati - anche perché è stato archiviato l’al­tro procedimento a suo carico riguardante la lottizzazione Vessinelli».

Angela Cappetta

Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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