Il conservatorio laicale Santa Maria di Montevergine diventerà un albergo, venduto dalla Curia
Acquistato da una società immobiliare di Cava de’ Tirreni
fu oggetto di un contenzioso tra Regione e Arcidiocesi
Il conservatorio laicale Santa Maria di Montevergine diventerà un albergo. L’ex convento di Salita Montevergine, oggetto di un contenzioso amministrativo tra la Regione Campania e l’Arcidiocesi di Salerno, approdato in Consiglio di Stato, è stato venduto a una società di Cava de’Tirreni, che avrebbe investito un milione di euro per acquistare l’intero complesso storico. A concludere l’affare è stata l’agenzia «Baratta immobiliare srl» di Salerno, il cui responsabile Giancarlo Baratta ottenne dall’arcivescovo Gerardo Pierro, dodici anni fa, procura speciale «con l’incarico di vendere e trasferire a chi creda e per il prezzo che riterrà più conveniente» i beni della curia salernitana. L’agenzia, dopo mesi di trattative anche con imprenditori settentrionali, avrebbe così ceduto il bene alla cifra di un milione di euro.
IL VALORE STIMATO - Cinque milioni e mezzo in meno rispetto alla stima immobiliare effettuata da un architetto napoletano, prima di finire tra gli annunci di vendita dell’agenzia immobiliare e subito dopo il primo sfratto che l’arcivescovo fece notificare a padre Antonio Tomay e alle ragazze madri che occupavano un’ala dell’edificio. Il frate cappuccino aveva chiesto alla diocesi di acquistare il complesso, presentando anche un’offerta economica pur di evitare lo sfratto. La risposta della diocesi fu negativa. Al primo seguirono altri due sfratti, fino a che, un paio di mesi fa, le ospiti di Casa Betania si sono trasferite a via Linguiti, lasciando libero il conservatorio. Sulla cui porta di ingresso, da qualche giorno, compare la scritta «Conservatorio immobiliare srl». La perizia di stima risale al 10 maggio 2007, prima ancora che il Tribunale amministrativo di Salerno si pronunciasse sul ricorso inoltrato da Pierro contro il provvedimento di commissariamento emesso dalla Regione Campania.
IL RICORSO AL TAR - Il Tar, chiamato a decidere sulla natura pubblica (regionale) o privata (curia) della struttura, accolse la tesi della diocesi. A quel punto, l’ente regionale ricorse al Consiglio di Stato (che sembra non si sia ancora pronunciato). La natura controversa del conservatorio laicale trae origine da atti documenti. Perché, se da un lato, sul Burc della Campania emerge chiaramente che il conservatorio rientra nei beni Ipab (Istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza), dall’altro gli uffici dell’agenzia del territorio di Salerno (servizio pubblicità immobiliare) ne certificano il contrario. Il 13 maggio 2006 (dieci giorni prima del deposito del ricorso nella cancelleria del Tar) fu registrata una nota di trascrizione con cui «con decreto del monsignor Pierro è stato estinto il conservatorio laicale».
Angela Cappetta







