Premio Pio Alferano 2015, ecco i nomi degli artisti vincitori con le motivazioni di Vittorio Sgarbi
Sabato 25 luglio, nel corso della quarta edizione del Premio Pio Alferano, sono stati resi noti i nomi degli artisti vincitori del concorso Su tela e su tavola - arte nella terra della dieta mediterranea. I premi sono stati assegnati a:
- Rocco Normanno, Testa di bue, olio su tavola, Premio Pio Alferano 2015
- Carlo Guarienti, Senza titolo, tecnica mista su pannelli, Premio del Presidente della
Fondazione
della Giuria
- Pino Deodato, Oro zecchino, terracotta policroma ex aequo con Franco Matticchio,
Minestra ciclabile, acrilici su tela, Premio del Presidente della Giuria.
Tutte le opere che hanno preso parte al concorso saranno esposte al Castello dell’Abate fino al 31 agosto, così come le mostre Mani e Papi, personale del pittore Giovanni Gasparro e Sogni acrobatici, personale del pittore Raimondo Lorenzetti.
MOTIVAZIONI DEI PREMI
Fulvio Pierangelini
È consuetudine considerare i grandi cuochi persone autorevoli per la capacità non di preparare cose buone, come probabilmente era un tempo, ma per indicare scelte di vita e, propriamente, di gusto. Ne è un esempio la considerazione in cui sono tenuti, certamente personaggi, Arrigo Cipriani o Gualtiero Marchesi, per parlare di quelli radicati in una storia consolidata e vincente. Della generazione più giovane ha raggiunto grande autorevolezza, forse più di ogni altro, Fulvio Pierangelini, il cui nome è legato al mitico Gambero Rosso, che ha l’aura di un movimento importante per la cultura italiana. Gambero Rosso è una filosofia di vita, come Slow Food, e Fulvio è un profeta. Toscano. Quando andai a trovarlo la prima volta, ed ero già Sgarbi, mi avvicinavo a San Vincenzo, dov’era il suo celebre ristorante, come a un santuario; e sentivo che la mia non era soltanto la visita a un ristorante e l’incontro con un ristoratore, ma un’esperienza più ricca e complessa. Pierangelini indicava a me e ad altri una visione, e tuttora la indica con la serietà, il divertimento e l’ironia di un ragazzo che vuole cambiare il mondo.
Pier Luigi Pizzi
Uomo curioso, colto, sofisticato, aduso al piacere e al divertimento e contemporaneamente rigoroso, serio, preparatissimo, Pier Luigi Pizzi ha fatto un patto con il Diavolo e non conosce i limiti del tempo. Epicureo e monacale, laico e religioso, libertino e rispettoso delle regole, tutta la sua vita è orientata al piacere di conoscere e al piacere di vedere. Nel suo campo, il teatro, egli applica tutti gli strumenti che gli forniscono la conoscenza e la passione per l’arte. Nessuno è stato più rispettoso e fedele agli autori e ai musicisti di Pier Luigi Pizzi, regista impeccabile e attento a ogni dettaglio, secondo la grande lezione di Luchino Visconti di cui egli è l’unico credibile erede. E milanese, illuminista e romantico come lui.
Oscar Farinetti
Esempio di pura energia, di creatività e di fantasia, anche nel rendere utile il bello, bello il buono, nella perfetta coscienza del privilegio di essere italiano. Patriota, piemontese, quindi, e senatore del Regno del Buono e della Bellezza, ogni volta che l’ho ascoltato ho sentito il compiacimento e la certezza di quello che so e di quello che sono. Farinetti ha la lucida intelligenza di chi conosce per cambiare. Cavour sarebbe stato orgoglioso di lui, Garibaldi l’avrebbe voluto con sé nel processo di unificazione dell’Italia. L’Italia ha ancora bisogno di essere unita attraverso la piena considerazione della sua infinita varietà, in ciò che la natura produce, in ciò che l’uomo crea. Farinetti ha una visione positiva e alta dell’Italia. Ne ha accresciuto la conoscenza in tutto il mondo e ha voluto che essa fosse unica e distinta all’Esposizione universale di Milano, affiancando ai prodotti della terra e alla loro elaborazione nel cibo le testimonianze della sensibilità dell’uomo e la loro meravigliosa espressione nell’arte. Eataly è l’affermazione dell’Italia nel mondo.
Roberto Conforti
Innamorato dell’Italia e del suo Meridione, nato a Salerno, Roberto Conforti ne ha inteso la difesa come difesa del suo bene primario: la bellezza. Nel giorno in cui il Nucleo tutela patrimonio artistico è nato, sotto la guida del generale Pio Alferano, Conforti ha festeggiato: i carabinieri avevano individuato una specialità, e alcuni di loro, privilegiati, erano incaricati di ricercare e recuperare in tutto il mondo opere d’arte rubate della nostra grande storia.
Nel passato, indifferenza e distrazione avevano facilitato furti e sparizioni, spesso senza avere fotografie e riscontri del patrimonio disperso. Il generale Conforti si preoccupò di moltiplicare i nuclei del Comando tutela patrimonio artistico: a Palermo, Bari, Firenze, Napoli, Bologna, Monza, formando alla conservazione giovani carabinieri il cui dovere primario fosse la conoscenza e l’esperienza, in stretto rapporto con storici dell’arte, perché solo la conoscenza garantisce una tutela reale e non velleitaria o esibizionistica.
Rigore, metodo, intelligenza hanno ispirato la sua azione, riflettendosi sulle capacità d’indagine e di organizzazione dei suoi uomini migliori, tra i quali va ricordato il maresciallo Santino Carta, cui si deve l’organizzazione della banca dati delle opere trafugate, con la soddisfazione per le tante ritrovate.
Giampaolo Cagnin
Nell’Italia sorprendente e misteriosa, può accadere di scoprire personaggi straordinari, il cui intuito imprenditoriale e finanziario si apre a una prepotente passione per l’arte, nella certa convinzione che la conoscenza e che la passione e la bellezza sono le esperienze più alte che possano toccare all’uomo, dando significato a una esistenza.
Così nell’architettura, nella pittura e nella scultura, nel design, Cagnin ha coltivato e ricercato opere e oggetti belli e rari, raccogliendo a Parma una notevolissima collezione di pittori vicini a Leonardo e non allievi, ma personalità originali e problematiche. D’altra parte Cagnin è nato a Parma, la città dei pittori più belli e sensuali: Correggio e Parmigianino.
Il suo interesse si è esteso anche alla pittura del ‘600, con alcune notevoli testimonianze caravaggesche, e all’arte del nostro tempo, con scelte originali e autonome. Cagnin è contemporaneamente una certezza e una speranza.
Maurizio Gambini
Maurizio Gambini ha due meriti: uno volontario, l’altro involontario. E’ nato a Urbino, e ne è il sindaco. Nascere a Urbino è un privilegio. Amministrarla, e con verità e umanità, è una conquista difficile alla quale bisogna predisporsi con umiltà e orgoglio per ciò che essa è stata e per ciò che è. Il sindaco di Urbino dev’essere il sindaco reale di una città ideale, e interpretarne l’aspirazione a tutte le perfezioni possibili.
Edoardo Winspeare
Edoardo Winspeare, un inglese cresciuto a Tricase, non può che essere eccentrico, vivendo in un luogo tanto meridionale e tanto mediorentale, nel numinoso Salento.
Ma se lo Yorkshire e Tricase sono lontani, Napoli, da cui la famiglia Winspeare viene, è il centro del mondo. Ne ha la nobiltà e la storia.
Dal Salento parte l’esperienza del regista, tanto che il film «Sangue vivo» del 2000, è interpretato in dialetto salentino.
Vengono osservati con curiosità e attenzione suoi film come «Il miracolo», «Galantuomini», e «Filia solis».
Nel 2009 da regista si fa attore nel film «Noi credevamo» di Mario Martone, ed è assai credibile nel ruolo di Nisco, mazziniano della Giovane Italia.
Originali le sue scelte di attori non professionisti per il film recente «In grazia di Dio». Ma, oltre al talento e al merito, Winspeare viene premiato per la sua piena consapevolezza del dovere di civile tutela attraverso «Coppula tisa: associazione per la bellezza dei luoghi», la cui missione è difendere e ripristinare la bellezza dei luoghi del Salento aggrediti dalla cementificazione e dall’abusivismo edilizio, raccogliendo fondi per acquistare e distruggere ecomostri.
Questa operazione illuminata culmina con la restituzione allo status di bene comune dei paesaggi bonificati, attraverso la donazione alla Regione Puglia, garantendo un vincolo paesaggistico di inedificabilità assoluta,
Roger Abravanel
Roger Abravanel è italiano due volte: perché è italiano e perché è nato a Tripoli, della rarissima specie degli italiani tripolitani ebrei, come Herbert Pagani.
Ha un’altra caratteristica-. È intelligente, e ha la faccia intelligente. Di un’intelligenza malinconica, come quella del Ritratto di giovane di Lorenzo Lotto nell’Accademia di Venezia. Ed è giovane, nonostante si sia laureato nel 1968. Fu allora «il più giovane ingegnere d’Italia» (con relativo premio). Essendo ingegnere, fisico tecnico, e concreto, si occupa di economia. Ed è Advisor per il Fondo di Venture Capital Wanaka in Israele. In Italia è nel Consiglio di amministrazione di Luxottica. Ci vede benissimo. Per essere letto, per essere utile, scrive come editorialista sul «Corriere della Sera». E predilige l’aristocrazia della conoscenza. Altrimenti chiamata con brutta parola: meritocrazia. Per questo ha presentato al Governo un «Piano nazionale per la qualità e il merito»
Avendolo verificato, oltre all’intuito, sa che le donne sono più intelligenti, più veloci, efficaci e capaci degli uomini. Così ha indotto il Governo a varare una Fondazione per il merito e la legge per aumentare il numero di donne nei Cda delle società quotate. Da uomo è l’ultimo picconatore del potere del maschio, privilegio occulto.
Lampanti i titoli di due suoi libri: «Italia, cresci o esci», e «La ricreazione è finita».
Fabio Roversi Monaco
Fabio Alberto Roversi Monaco è un italiano due volte. Perché è italiano e perché è nato ad Addis Abeba. Aristocratico per merito e non per censo, ha restituito dignità e autorevolezza alla parola «Barone», essendo stato il più magnifico Rettore d’Italia all’Università di Bologna, dove si è laureato e ha insegnato Diritto pubblico presso la Facoltà di Scienze Politiche. Da queste origini viene la sua natura di politico puro. Non essendolo stato, sarebbe sindaco e ministro ideale e, ovviamente, ideale giudice della Corte Costituzionale. I suoi insegnamenti classici sono infatti Diritto costituzionale e Diritto amministrativo.
Come Magnifico Rettore ha sfiorato il Ventennio, durata altrimenti soltanto di diritto divino, con l’eccezione dell’altro Magnifico assoluto Carlo Bo.
Si è distinto per l’elaborazione di un grande museo della città di Bologna in Palazzo Pepoli Campogrande, e per l’invenzione unica in una città d’arte italiana di un sistema dei musei: «Genus Bononiae», il cui emblema altissimo è il Compianto di Cristo di Niccolò dell’Arca. In questo ambito ha portato a compimento il restauro del più importante palazzo di Bologna, il Palazzo Fava, con gli affreschi di Ludovico e Annibale Carracci, e ne ha fatto la prima sede espositiva di Bologna (di una città i cui musei sono dolosamente disertati) con le mostre «La ragazza con l’orecchino di perla» e «Da Cimabue a Morandi». Questo premio onora il suo diuturno impegno, ma è soltanto l’eco in patria della Legion d’Onore che la Francia gli ha già tributato.
Vittorio Sgarbi






