Salerno, i titolari del privée sequestrato «Scambi e sesso, no amore a pagamento»
I signori del privè a luci rosse agli arresti domiciliari: il gip Gaetano Sgroia ieri pomeriggio ha convalidato il fermo di polizia giudiziaria, concedendo come misura cautelare gli arresti domiciliari per Adolfo Adinolfi, 49enne salernitano, Giuseppe Rispoli, 46enne cavese, Fabio Santomartino, 41enne napoletano, Vincenzo Fattorusso, 28enne di Pagani, e Gerardina Marmora, 47enne di Nocera Superiore, accusati di concorso in favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
I cinque furono beccati in flagranza di reato dai carabinieri del Comando provinciale di Salerno la notte tra venerdì e sabato all'interno del locale a luci rosse Il Sogno a Sant'Arcangelo di Cava.
Ieri pomeriggio alle 15.30 sono iniziati gli interrogatori. Adolfo Adinolfi, presidente del club privè, ha scelto di rispondere alle domande del giudice, spiegando che si trattava di un club privè e che pertanto si limitava a tesserare i soci, senza dunque conoscere il tipo di rapporto che intercorreva tra i clienti e le ragazze, che offrivano le loro prestazioni sessuali liberamente e senza corrispettivo. A parlare è stato anche Vincenzo Rispoli. Il 46enne cavese ha precisato che lui era un semplice parcheggiatore e pertanto non poteva sapere cosa accadesse all'interno del club. A seguire hanno sfilato davanti al giudice Vincenzo Fattorusso e Fabio Santamarino, che rivestono un ruolo marginale vista la loro condizione di dipendenti.
Ultima l'unica donna del gruppo, Gerardina Marmora, che ha scelto di parlare, dichiarando che lei era una dipendente del locale e che svolgeva funzioni di barista. I suoi compiti erano legati esclusivamente alla gestione del bar e come tale non poteva sapere cosa accadeva tra i clienti: «I clienti erano tanti - avrebbe spiegato al giudice la donna - Quando salivano ai piani superiori per appartarsi non sapevo cosa accadesse e soprattutto non potevo sapere se quelle donne erano le loro compagne».
Al termine degli interrogatori di garanzia, il pm Katia Cardillo ha chiesto la conferma della misura cautelare in carcere, adducendo quale motivazione il pericolo di reiterazione del reato. Il gip Sgroia si è riservato di decidere e dopo circa un'ora è giunta la decisione. Il giudice ha confermato dunque il fermo di polizia giudiziaria, scegliendo una misura cautelare meno afflittiva quali appunto gli arresti domiciliari.
Intanto resta caldo, per restare in tema, il versante delle indagini. L'inchiesta avviata dalla Procura è tutto meno che conclusa. I militari, già da tempo con gli occhi puntati sul Il Sogno con servizi di appostamenti, pedinamenti e anche incursioni in borghese, sono tutt'ora a lavoro. In queste ore continuano gli accertamenti sulla lunga lista di clienti - si parla di una cinquantina - fermati ed identificati nel corso del blitz. E non solo. Sotto la lente della giustizia sono finiti anche i nomi saltati fuori dai registri dei clienti, sequestrati durante il blitz e poi passati al setaccio dagli investigatori. Tra i titolari delle tessere clienti - ogni ingresso costava circa 100 euro - personaggi cosiddetti insospettabili: medici, avvocati, professionisti, giovani donne cavesi - tra questa una 26enne legata da un rapporto di parentela con un politico cavese - in cerca di trasgressione. In corso accertamenti anche sul materiale video a sfondo pornografico sequestrato.
        






