Gioi nel Cilento promuove il borgo di Cardile con un presepe in miniatura
La realizzazione del presepe nasce dall'intento di promuovere l'antico borgo di Cardile nel Cilento in chiave turistica e collocarlo in una visione ecumenica attraverso un messaggio di pace che lega le tre religioni piĂą importanti quali il cristianesimo, l'islam e l'ebraismo.
Come si può leggere nelle schede, preparate dal parroco don Angelo e collocate all'interno della sala espositiva, sono stati presi in considerazione e spiegati tutti i simboli presenti nel presepe nell'ambito delle tre religioni suddette.
L'opera che vedrete è stata realizzata da un noto artista di Vietri sul Mare, Vincenzo Sessa, maestro nella lavorazione del sughero e della terracotta e riproduce in miniatura alcuni scorci più suggestivi del borgo di Cardile e le strutture e i palazzi più importanti, come il palazzo baronale, l'antica fontana, il vecchio frantoio e l'antico mulino, la scuola di un tempo, il rudere di San Salvatore, l'antica piazza con Palazzo Rizzo, etc.; hanno collaborato in questo progetto dei giovani dell'oratorio di Cardile e altri volontari amanti dell'arte presepiale. Il famoso pittore di Gioi, il maestro Mario Romano, ha realizzato lo scenario che raffigura il cielo. Tutto il presepe è stato costruito in sughero naturale, proveniente dagli alberi di sughero sardi. Le case sono state riprodotte fedelmente con fogli di sughero da 15 mm, mentre l'effetto pietra è stato realizzato con fogli di sughero, servendosi di attrezzi particolari, successivamente stuccati con polvere di sughero e collanti speciali. Le stelle sono state fissate nel cielo, utilizzando fibre ottiche a riflesso di luce. La roccia nel presepe vuole richiamare come tutto il centro storico di Cardile non abbia fondazioni, ma le case si legano direttamente sulla roccia del sottosuolo. Ciò spiega la particolare conformazione del borgo che si sorregge su tanti archi in pietra, i quali si ramificano, prendendo vita da due strade principali (Via San Giovanni e via San Rocco) per condurre nelle abitazioni e negli orti attigui.
Le case sono state ricoperte con tegole in terracotta intagliate una per una e poi sagomate; infine, cotte ad una temperatura di circa 1.000 gradi. Per l'intera struttura sono state utilizzate più di 25.000 tegole; solo sulla chiesa se ne contano circa 3.000. I pastori, intenti a rappresentare gli antichi mestieri e realizzati secondo la sapiente arte della ceramica vietrese, sono in terracotta, alcuni fissi e altri animati da motoriduttori elettrici e vestiti con costumi dell'800 e '900. Complessivamente, il tempo impiegato per costruire tutta l'opera in miniatura è stato di quasi 12 mesi.
La visita al borgo di Cardile nel presepe del mondo inizia con l'antico mulino. Questo mulino si trova ancora intatto in loc.tà “Ortale” ed era animato dall'acqua del ruscello, che animava a sua volta un altro mulino sottostante, che oggi non esiste più. La sua acqua un tempo riempiva una peschiera situata a monte del mulino, scorrendo di poi nella torretta che si può osservare sul tetto del mulino stesso. Una volta riempita la torretta si lasciava defluire l'acqua, che per la pressione accumulata, metteva in moto la ruota visibile dentro l'arco del mulino. Il moto della ruota si trasmetteva con un asse verticale nella stanza superiore del mulino, azionando una pietra circolare che si muoveva sopra un'altra pietra circolare fissata nel pavimento. Attraverso la rotazione della pietra superiore sulla pietra inferiore, la quale presentava sulla sua superficie delle scanalature per far passare il grano da trasformare in farina, avveniva la macina da parte del mugnaio. Il mugnaio era intento a scaricare il grano in una tramoggia, collocata sulle pietre, come si può vedere all'interno, osservando dalla porta del mulino. La farina macinata veniva raccolta in un cassetto sottostante le ruote.
Nell'angolo del presepe troviamo rappresentata la scena della pastorizia, un'attività molto fiorente nel passato, ma che oggi comunque conserva la sua tradizione da parte di alcuni cardilesi dediti all'allevamento di pecore, capre e mucche. Nello scenario del borgo si può osservare il pastore intento alla tosa delle pecore, il pastore che riposa dentro al suo pagliaio, il pastore dedito alla preparazione del formaggio con in mostra i formaggi ricavati dalla lavorazione del latte e soprattutto i caciocavalli.
Dalle montagne che sovrastano Cardile nasce il ruscello Cupolo, che è collocato all'inizio del paese, venendo da Gioi e proseguendo verso Vallo. Nel passato insieme ad altri fiumicelli del paese costituiva la forza dell'acqua che animava ben sette mulini, rappresentando una ricchezza per l'economia del borgo. Nei pressi del ruscello è presente una roccia dove la leggenda racconta che in uno scontro con la Vergine sia stato scaraventato il demonio, lasciando impresse sulla roccia le sue orme, tanto che la località prende il nome di “Ciampa re lu riavolo”. Nella scena del presepe, al bordo del fiume, c'è un pescatore con la cesta che contiene il pesce pescato. Tra i vari simboli del presepe troviamo qui anche il pesce. I cristiani fecero ampio uso del simbolo del pesce già dal primo secolo. Infatti l’acrostico della parola pesce (in greco “ICHTYS”) tradotto significa: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Già Greci, Romani e altri pagani usano il simbolo del pesce prima dei Cristiani. Perciò il simbolo del pesce, piuttosto che quello della croce, attraeva poco sospetto, facendo del segno del pesce un perfetto simbolo segreto per i cristiani perseguitati.
Alla destra del ruscello troviamo collocata la scena della Natività , all'interno della diruta Cappella di San Salvatore che faceva parte dell'antico borgo di Teano, distrutto dai saraceni agli inizi del'500 e i suoi abitanti lo abbandonarono fondando Cardile. La struttura è stata frequentata dai fedeli anche successivamente alla distruzione, come emerge da una visita pastorale del 1736, nella quale si dice che gli abitanti di Cardile facevano festa il giorno del SS. Salvatore (6 agosto), portando la suppellettile dalla Chiesa di San Giovanni e celebrando la messa a Teano. Come si può notare la natività è inscenata nel rudere, dove oggi un albero di edera lo sostiene per evitare un possibile crollo e vuole simboleggiare la rinascita della Chiesa attraverso la venuta di Cristo nelle rovine di un mondo contemporaneo privo di valori esistenziali e umani.
Alla sinistra della Natività è collocata l'antica fontana, posizionata in loc.tà “Fusco”, che nel passato rappresentava per il paese una fonte per attingere acqua in un periodo in cui nelle case non esistevano rubinetti ed era molto frequentata da donne con “giarle” e “mommole”. Un asino sotto un arancio, esistente nella realtà , fanno da contorno alla fontana alla cui base si trova un lavatoio per i panni.
Sotto la fontana è posizionato uno scalpellino, figura presente nel presepe per mettere in risalto proprio la pietra, che un tempo rappresentava per il paese una risorsa, non solo nella costruzione delle case del borgo di Cardile, ma anche di quelle dei paesi limitrofi o della stessa Curia diocesana di Vallo. Di pregevole fattura in pietra sono le opere degli scalpellini nel borgo come il portale del palazzo baronale o le “saiettere” (feritoie) o le soglie di qualche palazzo gentilizio. La presenza dell'apicoltore intento a raccogliere il miele, segnala un'altra attività fiorente a Cardile come la produzione del miele. Dalla flora del Cilento si ricava una grande varietà di mieli, frutto della biodiversità che caratterizza il territorio del Parco del Cilento e che lo hanno contraddistinto per le diverse specie di fiori, tanto da divenire per la sua biodiversità Patrimonio dell'Umanità come dichiarato dall'Unesco.
Accanto alla fontana è collocata l'antica scuola di Cardile, davanti alla quale sull'aia prospiciente intitolata alla Madonna delle Grazie si svolgeva la battitura del grano con l'ausilio di un asino che trascinava una pietra tra i covoni di grano e la battitura dello stesso con un arnese detto “vattaturo”.
Sotto uno dei tanti archi che caratterizzano il borgo di Cardile un fabbro batte il ferro caldo tra l'incudine e il martello, nel contesto di uno scorcio nel crocevia tra il luogo detto “Orto di Gallo” e “via San Giovanni”.
Nella parte retrostante si nota il palazzo Rizzo, dove la signora del palazzo fa' la spesa dal fruttivendolo calando dal balcone il paniere. Dinanzi a questo Palazzo e sulla piazza attigua vennero esposte le teste di Alessandro e Davide Riccio, che, secondo un regio decreto, dovevano essere innalzate su una piramide di pietre e calce e rinchiuse in gabbie di ferro. Tale fu la punizione inflitta dal governo borbonico ai fratelli Riccio per aver cospirato contro il re e per aver desiderato una terra libera dall'oppressione borbonica durante i moti risorgimentali cilentani del 1828. In questa piazza i fratelli Riccio di ritorno da Napoli, nel 1820, dopo che venne concessa al popolo la Costituzione, inalberarono il primo tricolore facendo festa in paese.
L'arco con il panettiere è inserito nella parte più vecchia del borgo, chiamata “Lo Vaglio”, che secondo alcuni era chiamata così perchè era un luogo dove si era soliti effettuare l'operazione di vagliatura del grano (operazione raffigurata dal pastore in movimento con il cernicchio), cioè separare la pula dal grano; secondo altri deriverebbe da “baglio”, inteso come nucleo abitato.
A destra di via Vaglio si trova il Palazzo dei Baroni, riprodotto fedelmente in scala. A Cardile dal '500 amministravano le sue terre e le sue contrade i baroni Siniscalco, che oltre a vantare diritti sulle proprietà e ad amministrare la giustizia con una propria corte e un carcere, vantavano anche diritti sulle persone come il “ius primae noctis” (il diritto di prima notte). Tale diritto fu abolito da un componente della famiglia D'Elia di Cardile, che uccise il locale barone.
Tra il palazzo baronale e il frantoio si colloca uno scorcio dell'arco di San Rocco. La devozione a San Rocco è stata da sempre molto sentita nel popolo cardilese, non solo perchè invocato contro la peste, ma anche perchè invocato per fermare le malattie che colpivano i bambini in tenera età . Annesso al palazzo baronale, nel centro storico, troviamo il frantoio baronale: è in questo locale che attraverso l'ausilio di un asinello che muoveva le macine in pietra avveniva la molitura delle olive. Il frantoio, donato dai proprietari al Comune di Gioi, dovrebbe diventare sede di un museo sul risorgimento cilentano, dedicato ai fratelli Riccio di Cardile.
Infine, la Chiesa dedicata a San Giovanni Battista. La Chiesa sin dalle origini fu costruita con una sola navata, alla quale, come descritto nella visita pastorale del 1736, fu aggiunta una piccola navata laterale per custodire la settecentesca statua di San Giovanni Battista. Si tramanda che quando nel '700 arrivò nel porto di Pioppi la statua da Napoli, accorsero degli uomini per prelevarla e portarla a Cardile. La statua che era chiusa in un cassone pesava in modo eccessivo e mentre gli uomini risalivano la fiumara pensarono di vedere la fattura della statua che tanto pesava. Allo scoperchiare del cassone e al vedere il Santo rimasero talmente impressionati dalla bellezza così reale della figura di San Giovanni che la statua sembrò non pesare più e la portarono in paese, facendo gran festa.
E' presente nella sala l'esposizione di un presepe con ambientazione araba-palestinese, non solo per ricordare il luogo dove nacque GesĂą, ma anche per riprendere il discorso dell'unione tra le religioni di cui si parlava all'inizio.
Ora il presepe sarà messo il funzione e si potrà osservare il cielo spettacolare sia nella fase notturna dove due proiettori proiettano nel cielo stellato la luna e la stella cometa sulla natività , mentre nella fase diurna due proiettori proiettano nel cielo dietro la Chiesa con delle diapositive l’immagine dei fulmini; un altro proiettore proietta i nuvoloni e un apparecchio simula la pioggia e il rumore del temporale; dopo il temporale compare nel cielo l’arcobaleno. Inoltre, il suono delle campane che un tempo scandivano il tempo per i contadini e per la vita sociale del paese, tanto da rappresentare in quel tempo gli antichi social network, diventa l’altro protagonista del borgo di Cardile. I suoni delle campane riprodotti fedelmente dal suono del campanile di Cardile sono programmati nelle tre fasi della giornata: all’alba suona il mattutino, con la campana più grande il sagrestano campanaro suonava 9 tocchi distanziati tra loro, avvisando che il giorno stava arrivando e che il lavoro doveva iniziare. A mezzogiorno, di domenica le campane suonano in segno di festa e la sera al calare del sole riecheggia l’Ave Maria, per comunicare che la giornata era finita e si rientrava nelle case. La Chiesa di San Giovanni Battista avrà il portone aperto da dove si vedranno nel suo interno l’arredo sacro con le panche, l’altare, la statua di San Giovanni, la volta e le navate con le nicchie laterali. La piazza sarà animata da tre bambini che praticano tre giochi antichi (cerchio, trottola e palla). Nelle fasi della giornata sono stati inseriti nuovi suoni come quello dell’asino, degli uccelli notturni, delle pecore.







