A Ravello Festival una Nona a quattro mani
Dopo il grande successo del concerto inaugurale e la grande performance di Michael Nyman il Ravello Festival esce da Villa Rufolo e si trasferisce alle 12.30 nella piazzetta di San Giovanni del Toro e alle 18.00 nei Giardini della Principessa di Piemonte. Protagonisti dei due appuntamenti, realizzati grazie alla collaborazione di Musica Vesuviana Festival, L'Arlington AHS Ensemble. Gruppo vocale e strumentale formato da studenti americani in residence, durante il periodo estivo, presso la Fondazione Passarelli di San Marco di Castellabate. Il progetto nasce da un'idea di Pasquale Tassone, compositore italo-americano, e Tino D'Agostino, insegnante di Musica al Liceo di Arlington, in Massachusetts. La maggioranza degli studenti, tutti non professionisti di età compresa tra i 14 e i 17 anni, proviene appunto da Arlington. Il repertorio presentato al Ravello Festival spazia dalla musica rock al jazz, dal gospel al musical, dal soul al pop, e sfrutta diverse combinazioni strumentali e vocali. Alle 19.45 invece, dal Belvedere di Villa Rufolo si leveranno le note della nona sinfonia di Beethoven. Ad essere eseguita sarà la trascrizione di Franz Liszt per due pianoforti. Per la prima volta in Italia, un'orchestra con coro, si cimenterà con questa particolare partitura. L'orchestra e il Coro sono quelli del Teatro di San Carlo diretti dal maestro Marco Ozbic. I due pianisti che dovranno fare i conti con una Nona Sinfonia "inedita", sono Antonello Cannavale e Francesco Caramiello.
Nella trascrizione, Liszt affida ai due strumenti tutte le parti: quelle dei quattro solisti, del coro e dell'orchestra, trasfigurando le splendide parentesi vocali nella scrittura pianistica. La novità della versione portata sul Belvedere di Villa Rufolo, rispettosa della trascrizione pianistica quanto degli interventi vocali, sta nel ricondurre il finale all'originale dimensione corale, facendo sì che, se nei precedenti tre movimenti Liszt si sostituisce a Beethoven, quest'ultimo ritorni trionfante nel quarto movimento, arricchendosi del gioioso virtuosismo lisztiano.
Il maestro austriaco trascrisse tutte e nove le Sinfonie di Beethoven per rivolgere questi capolavori ad un pubblico che altrimenti non avrebbe avuto l'opportunità di conoscerli. La Nona, testamento spirituale del grande compositore tedesco, rappresentava per Liszt, assieme alla Divina Commedia di Dante, una delle più alte espressioni dell'ingegno umano. Il rispetto religioso con cui Liszt appronta la trascrizione della Nona ne fa uno dei suoi lavori meglio riusciti del genere. E per una volta il virtuoso quasi si sottomette a Beethoven nel ricreare la trama del grande lavoro sinfonico.
 
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