San Mauro a Capizzo, “la montagna che si illumina”: i focari
di Giuseppe Conte | BlogTra le numerose ricorrenze cristiane celebrate nel Cilento, una delle più interessanti, secondo la mia modesta opinione, è indubbiamente la festività patronale a Capizzo. L’apprezzamento nasce soprattutto per i luoghi e le modalità della tradizione che emergono in questo angolo del Cilento.
IL PAESE. La più piccola delle frazioni di Magliano Vetere, pur avendo condiviso gran parte della sua storia con il capoluogo, conserva le sue tradizioni e le sue straordinarie architetture. L’abitato sorge alle pendici del Monte Faito, diviso in due dalla via principale: nella parte bassa si trova la Chiesa parrocchiale dedicata a San Fortunato, del XV secolo. La titolazione dell’edificio non inclina in alcun modo la magna devozione verso il culto principale praticato dalla comunità locale rivolto a San Mauro Martire. La parte alta, invece, custodisce gran parte del tessuto urbano che appare ben saldo, ancorato alla terra.
IL SANTUARIO. Il complesso rupestre consacrato a San Mauro Martire rappresenta una straordinaria emergenza architettonica del territorio, sicuramente fra le più suggestive. La scarsa notorietà è probabilmente dovuta all’angusta posizione, isolata e fuori dai grandi circuiti turistici della zona. Per raggiungere il santuario bisogna necessariamente superare l’abitato: appena lasciate le ultime abitazioni ci si ritrova a risalire la montagna lungo un antico sentiero ripido e gradinato, modellato dall’uomo e dalla natura nel corso dei secoli. Le difficoltà di risalita sono nettamente compensate dal fascino del posto. Dopo aver percorso un primo tratto del sentiero, si giunge nei pressi di una pietra, nella quale è incavata una croce legata ad una tipica leggenda cilentana di cui parleremo tra poco. Qui è consigliata una piacevole sosta. Riprendendo il cammino, si inizia ad intravedere la cresta frastagliata della montagna e si scorge la costruzione del santuario. Sparse nella montagna, vi sono diverse cavità, e proprio su una di esse venne edificato un primo luogo di culto: ancora oggi, dietro l’altare maggiore è ben visibile il primitivo sito dove un tempo aveva sede il santuario. Lo spazio, di modeste dimensioni, è ornato da una serie di affreschi, parte dei quali ancora visibili. La costruzione si fonde perfettamente con le rocce su cui poggia, tanto da non intaccarne l’assetto ambientale. Ciò è dovuto anche all’accortezza di realizzare il santuario con lo stesso materiale della terra: roccia e sabbia mescolati tra loro hanno dato vita al suggestivo complesso. Sulla facciata da cui si accede al suo interno, si trova un antico portone incorniciato da blocchi di pietra locale, scalpellati a mano. Varcata la soglia d’ingresso, una possente scalinata da accesso alla Chiesa vera e propria. Gli arredi presenti al suo interno, sono quasi tutti realizzati in pietra. Nel fondo della Chiesa, si trova l’altare dedicato a San Mauro: vi è custodita una statuetta a mezzo busto. Al piano superiore, invece, si colloca la campana: una piccolo bronzo che nel giorno della ricorrenza richiama i fedeli.
LA LEGGENDA. Come ogni tradizione che si rispetti, anche Capizzo vanta la sua “misteriosa leggenda”. Secondo la variante del posto, si racconta che in tempi lontanissimi, gli abitanti del paese volessero trasferire la statua custodita nel santuario già in parrocchia, al fine di poter richiedere l’intercessione del Martire in modo repentino qualora ve ne fosse la necessità. Nel discendere la montagna, nei pressi di una pietra l’immagine di San Mauro divenne talmente pesante da impedirne il trasporto. Così, la stessa venne riposizionata nella cappella sulla montagna, dove si trova tutt’ora. In paese, invece, è custodita un’altra statuetta, sempre a mezzo busto.
TRADIZIONE.

Un antico rituale. Disposti su tre file orizzontali si snodano i “focari” che illuminano la montagna e, a distanza, conferiscono una suggestione dal fascino unico, osservabile in modo particolare dal versante opposto della valle dell'Alento: appaiono come un semicerchio di stelle. Dal paese, invece, alle spalle, puntando gli occhi verso l'alto, in direzione delle guglie taglienti delle creste rocciose, lo spettacolo diviene ancora più imperioso e si addensa lo spirito che richiama ad una antica tradizione. È così, che la magna devozione resiste allo scorrere del tempo.
L'11 Luglio. All'alba, dalla parrocchiale, il corteo processionale aperto dagli stendardi e dalle caratteristiche “cénte”, punta verso il ripido sentiero raggiungibile dalla sommità del paese. Superata la piazza e le ultime viuzze, si è di colpo tra le rocce contornato dai boschi. Il percorso gradinato, scolpito dai pellegrini che di anno in anno hanno raggiunto la meta, conduce in modo solenne al Santuario. si materializza così, l’antico rito del “pellegrinaggio” che, come da tradizione, avviene alle prime luci dell’alba. Giunti sulla montagna si omaggia San Mauro con canti e preghiere. Talvolta si chiede la sua intercessione con rispetto ed immensa devozione. Conclusi i rituali si discende nuovamente in paese. Nel tardo pomeriggio, invece, per le vie dell’abitato si snodo la tipica processione cilentana che si conclude con l’immancabile spettacolo pirotecnico e i festeggiamenti civili.
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