Alcatel-Lucent, il governo convince i manager. Sospesa la procedura di esternalizzazione
Bloccata la cessione dello stabilimento di Battipaglia
al gruppo Pastore, da Roma anche uno stanziamento
Il presidio degli operai
SALERNO — L’Alcatel Lucent di Battipaglia non sarà ceduta e l’incontro di martedì a Roma torna a far sperare i dipendenti della multinazionale francese. E’ stato il vice ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, a chiedere ai vertici francesi dell’Alcatel di sospendere la procedura di esternalizzazione dell’azienda che avrebbe autorizzato il passaggio di consegna dell’intero stabilimento (compresi edifici e terreni) alla Btp Techno srl, la società capeggiata dall’imprenditore salernitano Pierluigi Pastore e costituita ad hoc per perfezionare l’accordo. «C’è il sostegno del Governo — ha confermato Romani — e, dal momento che abbiamo intenzione di investire nel settore delle Telecomunicazioni, ritenuto strategico per uscire dalla crisi, non possiamo permettere che siti di eccellenza che si trovano al Sud, come l’Alcatel, possano essere ceduti o dismessi».
Le buone intenzioni del Governo ci sono e ci sono anche i fondi: una parte (non ancora stabilita) dei 147 milioni di euro che il Governo Berlusconi ha stanziato per aiutare le realtà produttive in difficoltà. «Questo è solo il primo step» ha continuato il vice ministro, ricordando che a breve saranno impegnati anche i fondi Fas sbloccati dal Cipe (800 milioni di euro), oltre a un pacchetto finanziario complessivo di un miliardo e mezzo per arrivare all’abbattimento del digital divided. L’impegno assunto dal Governo ha fatto indietreggiare i vertici milanesi dell’Alcatel Lucent. Il cui amministratore delegato Stefano Lorenzi, precedentemente, aveva sottolineato l’onerosità dei costi produttivi. «I costi troppo alti — ha detto il manager prima che Paolo Romani prendesse la parola — ci avrebbero costretto a licenziare tutto l’asse lavorativo. Se ci aiutate a trovare una soluzione alternativa, noi manteniamo l’egida Alcatel anche in caso di cessione».
Volontà contro cui si era già opposto il sindaco di Battipaglia, Giovanni Santomauro, il cui intervento ha aperto la discussione del tavolo istituzionale. E’ toccato a Fabrizio Potetti (Fiom-Cgil) ricordare le precedenti cessioni aziendali operate dalla multinazionale francese «quasi tutte andate male — ha detto — e le aziende che non hanno chiuso lavorano a singhiozzo». Ferma la decisione del Governo: «la procedura di cessione deve essere bloccata», avallata anche dal sottosegretario Pasquale Viespoli e dalla vicepresidente della Provincia di Salerno, Anna Ferrazzano. «Abbiamo definito un ventaglio di soluzioni possibili che lasciano ben sperare per il futuro dell’Alcatel — ha detto la Ferrazzano — il Governo si è impegnato affinché lo stabilimento di Battipaglia non venga penalizzato, garantendo un rilancio dell’azienda. Per noi è importante soprattutto che le istituzioni locali, Comune di Battipaglia e Provincia di Salerno, abbiano risposto immediatamente».
E così, alla fine, è passata la linea del Governo, che già martedì prossimo incontrerà ancora i sindacati nazionali per lavorare ad un piano di rilancio dello stabilimento battipagliese, prima di incontrare nuovamente i vertici della multinazionale francese. La decisione è stata accolta favorevolmente dai duecento dipendenti accorsi a Roma per sostenere i propri rappresentanti sindacali e istituzionali. Al tavolo ha partecipato anche Paolo Luongo, il ventottenne barricatosi per cinque giorni all’interno dello stabilimento insieme ad altri quattro colleghi che minacciavano di darsi fuoco. «Il nostro gesto estremo — ha commentato Paolo — è servito solo ad azzerare ciò che è stato fatto in questi sei mesi di vertenza, durante i quali non abbiamo mai avuto un colloquio con le istituzioni».
Angela Cappetta







