Federico Piantieri, adotta il metodo Guglielmini nella cura del “Cholera”
di Emilio La Greca Romano | BlogNel corso del XIX in Europa si registrò lo sviluppo industriale. Questo favorevole momento economico causò anche l'aumento demografico e l'accrescimento delle maggiori città che videro moltiplicare al loro interno rifiuti e germi, condizioni favorevoli per lo sviluppo del colera. L’epidemia dilagò in tantissimi centri d’Europa, generando sette pandemie nel corso del XIX secolo. Sei di queste giunsero anche in Italia: 1835-1837, 1849, 1854-1855, 1865-1867, 1884-1886 e 1893. La rivoluzione batteriologica, nella fase conclusiva dell’Ottocento, permise la scoperta degli agenti eziologici di quasi tutte le malattie epidemiche.
Il Piantieri, all’amore per la poesia univa anche l’interesse per la sua professione di medico; attività che gli procurava da vivere. Un alto tasso di mortalità e letalità si conseguì a causa della diffusa epidemia di colera nel XIX secolo in Italia. Il colera arrivò nella penisola in tre momenti: nel 1835, nel 1854 e nel 1865. La terza ondata vide coinvolto il Piantieri in veste di medico. L’ambiente urbano, in questo terzo drammatico momento che interessò il secolo, fu oggetto di maggiori controlli igienico-sanitari rispetto agli episodi precedenti. Federico Piantieri fornì il suo contributo professionale a Napoli. Al fenomeno la popolazione reagì con psicosi e pregiudizi anche nella fase di superamento del morbo, mostrando maggiore affidamento a Dio e non alla scienza. Nel “Metodo per curare il cholera asiatico col citrato di ferro solubile” di Domenico Guglielmini, dottore di Medicina e Chirurgia nelle Università di Napoli e Roma, stampato coi tipi del Salviucci nel 1868, viene riservata attenzione al dottor Federico Piantieri in seno alle “Relazioni cliniche del Cholera occorso in Napoli nell’anno 1866, e risultati ottenuti col Citrato di ferro solubile”.
«Per circostanze fortuite, che non giova qui tracciare, noi venimmo a conoscere, che un nostro Collega Federico Piantieri, aveva ottenuto varie guarigioni di Cholera, amministrando il Citrato di ferro solubile. – Lo pregammo a rilasciarci i dettagli clinici di ciascuna cura, ed egli gentilmente ci comunicava un rendiconto particolarizzato per quanto la memoria lo aiuta. – ln questo egli tralascia di parlare della guarigione di una colerina nella propria persona mediante il Citrato di ferro, ottenuta in un modo istantaneo, e meraviglioso; non può dettagliare i molteplici casi nei quali à consigliato come preservativo il detto sale, non avendoli a memoria, e non potendoli rintracciare per cambiato domicilio. – Nemmeno fa menzione di molti altri lberati dalla diarrea ammonitoria, e dalle vomiturazioni mercè il suddetto rimedio, che, assicura il Piantieri, recò immensi giovamenti. Crede egli invece trascrivere i segueuti casi.

« 1. Il famiglio del ex Presidente Famiglietti nel 1861 fu investito da Cholera sporadico, nel quale si aggravò talmente, che fu licenziato dai medici, poichè ad onta dei tanti rimedi presi (tiglio, laudano, gomma, ecc.) il Dott. Piantieri, chiamato per mezzo di amici ad osservare il caso singolare, vedendo la persistenza delle deiezioni alvine, del vomito, e dei crampi, volle amministrare il Citrato di ferro. - L'infermo migliorò sino a completa guarigione.
« 2. Pietro Mottola, Cappellano nell'Ospedale Clinico di Napoli, nell'epidemia del 1865 fu colto da Cholera, che si approssimava al 3.º stadio. Fu guarito in tre giorni col Citrato di ferro.
« 3. Francesco Lobello in via Pignatelli nel 65 assalito dal Cholera fu visitato dal Piantieri, mentre il morbo s'incamminava al 2.º stadio. - Poche bibite di soluzione di Citrato di ferro lo salvarono in pochi giorni.
« 4. Una fanciulla di anni 4 figlia del suddetto Francesco Lobello attaccata contemporaneamente al padre da forme diarroiche, fu salvata con l'uso di pochi granelli di Citrato di ferro.
« 5. Gherardo Planteri al palazzo d'Avellino fu assalito da Cholera in forma piuttosto mite, e rimuovendosi il laudano, la canfora ed altro, se gli amministrò il Citrato di ferro, che produsse in breve tempo la guarigione completa dell'infermo.
« 6. Cristina Brancaccio domiciliata al largo Montecalvario nel 66 fu assalita dal Cholera, e salvata anche dal Dott. Piantieri col Citrato di ferro solubile.
«Dopo il racconto di questi fatti clinici l'egregio nostro Collega soggiunge, ed asserisce con coscienza, che egli, avendo attuato diversi metodi terapeutici nella cura del Morbo Asiatico, è vedutosì delle guarigioni, e delle morti molte ancora, ma tutti quelli però, che si curarono col Citrato di ferro, ritornarono immancabilmente a sanità perfetta senza alcun caso di morte. »
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