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Picco di influenza in arrivo, al "Ruggi" di Salerno si contano già 1700 accessi

📅 domenica 6 gennaio 2019 · 📰 CronacaSalerno

06012019 influenza e raffreddore
Credits Foto pixabay.com

Quest'anno finora si contano 1700 accessi al "Ruggi" di Salerno a causa dell'influenza, il picco del virus è previsto per dopo l'Epifania. Posti letto potenziati. I bambini e gli anziani quelli più a rischio. Con ogni probabilità il virus di quest’anno sarà l’AHN1 e il virus B.

I sintomi più comuni dell’influenza sono la febbre alta, sopra i 38 gradi, che arriva all’improvviso, i dolori muscolari-articolari e i sintomi respiratori come tosse, congestione nasale e mal di gola.

Il Ministero della Salute raccomanda per prevenirla la vaccinazione e le misure di igiene e protezione individuale. Dal momento che i virus dell’influenza cambiano spesso, la vaccinazione va ripetuta ogni anno.


Capienza enorme nonostante il 118 smisti da giorni i pazienti che risultano in condizioni meno gravi presso altri ospedali vicini, anche a causa dell'insufficiente numero dei posti letto. L'ospedale di Salerno resta tuttavia il primo soccorso della Campania con 95mila accessi in un anno (si è registrato un aumento di 17mila unità rispetto al 2017) e 140 mila complessivi tra tutti i plessi. Numeri superiori anche al Cardarelli di Napoli.

L'attenzione resta alta anche a causa del forte gelo, che potrebbe portare ad un ulteriore picco di accesso nei prossimi giorni, specie per anziani e bambini. I più colpiti dai virus influenzali. Secondo i dati forniti da Il Mattino, circa l'80 per cento degli accessi sono di persone che giungono all'ospedale in maniera autonoma. E gli interventi tampone fanno ben poco, nonostante il filtro predisposto dal 118 per smistare i pazienti verso altri presidi.

Se si entra nello specifico dei numeri, al giorno si contano almeno 7 codici rossi, idem per i gialli, che prevedono quasi sempre un ricovero. Il problema è il numero di barelle, 75 quelle totali, che spesso non riescono a essere sufficienti per tutti i pazienti. Così come per lo spazio, che diventa insufficiente anche in pronto soccorso. Un effetto a catena che porta al rallentamento delle varie fasi dell'assistenza, da reparto a reparto.

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