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La Salernitana sarà retrocessa in prima divisione. Debiti da fronteggiare e rabbia dei tifosi

📅 martedì 16 febbraio 2010 · 📰 SportSalerno

tifo salernitana
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SALERNO — Con la Triestina doveva essere la partita del «dentro o fuori», dell’avvio della «rimonta», dell’inizio di un «nuovo campionato». È stata, soltanto, l’ennesima tappa di una Via Crucis cominciata a settembre e ancora lontana dal chiudersi in maniera definita. Intanto già si conosce l’esito. Al termine di questo campionato la Salernitana sarà retrocessa in prima divisione, con un cumulo importante di debiti da fronteggiare e casse sociali praticamente all’asciutto. In quel preciso istante toccherà ad Antonio Lombardi decidere cosa fare della società: decidere se rimetterci tanti soldi oppure lasciarla affogare. Difficilmente, infatti, si troverà un acquirente disposto ad accollarsi il «fardello» prima che tutto questo si materializzi.

Dentro l’Arechi la Salernitana — la squadra— ha fatto quello che ha potuto, castigata prima dai suoi errori e poi dal cinismo degli alabardati. All’inizio del secondo tempo, i tifosi hanno contestato duramente la propria squadra, sparando botti e lanciando oggetti in campo e costringendo l’arbitro a sospendere per alcuni minuti il match. In campo, intanto, il senso della partita, della disfatta, stava tutto nella diversa precisione dal dischetto. Perché, prima che Testini al minuto 38 mettesse una «pietra» sulle speranze dei granata, era stato Dino Fava a dissipare qualsiasi dubbio, a creare i presupposti dell’ennesima sconfitta casalinga, ciabattando un rigore nettissimo concesso per atterramento di Merino.

Era il minuto 21 e quell’episodio, significativo, avrebbe cambiato il senso di una partita che per i granata sembrava in discesa, addirittura facile. E invece quell’errore, clamoroso, dava il «la» a un’altra partita, una delle tante viste all’Arechi in queste ultime due stagioni, l’ultima in modo particolare. La Triestina, rimessa in sesto in settimana da Arrigoni, trovava in quell’episodio favorevole e fortunato, la forza per reagire, per rimettersi in carreggiata, per raccogliere molto più di quanto avesse immaginato per venti minuti abbondanti. Mortifero, sul finire del tempo, arrivava l’uno-due degli alabardati che prima con Siligardi, chirurgico nel sorprendere Polito con un rasoterra neanche irresistibile, e poi con Testini freddo nella trasformazione di un penalty concesso da Romeo per atterramento di Godeas, trovavano i gol di una vittoria pesantissima che la rete di Caputo, a dieci minuti dal termine, rendeva solo meno squillante.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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