In Campania a scuola si torna il 15 gennaio
lavoro ordinario potrebbero, purtroppo, fare innalzare di nuovo la curva..(…). Ogni giustificazione ideologica o i tentativi di chiamare fuori la scuola, (e ciò che vi ruota attorno), dalla diffusione dei contagi per tenere aperti gli istituti superiori in presenza sono argomentazioni che non reggono ed è da incoscienti sostenerle rispetto alla possibilità di salvare anche una sola esistenza umana”. De Luca: "La scuola in presenza manca a tutti e ritengo che l’autonomia scolastica debba essere rispettata. Sì quindi ad un ritorno in presenza, ma non credo che per la secondaria di secondo grado si possa cominciare con questa modalità didattica già il 7 gennaio, casomai con qualche settimana dopo. Credo che debbano essere le singole scuole a capire quale sia la percentuale di presenza che possa consentire di lavorare in maniera sicura e serena, ma questo lo decideremo insieme”. Conte mentre apre le scuole e scagliona gli ingressi, prefigura un ulteriore lockdown post Epifania.
di Emilio La Greca Romano | BlogLucia Azzolina esulta, a seguito dell’intesa raggiunta dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni ed enti locali in relazione alla prossima riapertura delle istituzioni scolastiche e della didattica in presenza, a far data dal 7 gennaio 2021. In questo freddo e mortificato Natale, tra flebili, soffocanti luminarie solitarie, la luce che più brilla è quella di Azzolina, del suo largo sorriso di soddisfazione. Si dice “Felice per l’intesa siglata con Regioni, Province, Comuni. Studentesse e studenti delle scuole secondarie finalmente potranno tornare a scuola. Ce lo avevano chiesto. È giusto che possano farlo grazie all’impegno di tutte le istituzioni coinvolte. (…) Si tratta di un accordo che prevede novità importanti tra cui una misura che chiedevo da tempo: il rafforzamento del sistema di tracciamento per le scuole“.
In prima fase sarà consentito accedere alla didattica in presenza in misura del 50%; percentuale che, se si dovessero presentare le condizioni, andrà gradualmente crescendo. Il balletto sulla data di rientro prima, il giravolta sulla percentuale d’ingresso in presenza dopo, si rivelano comunque, senza ombra di dubbio, dimostrazione di una procedura sperimentale, del tutto empirica.
Su questa linea è convinto e manifesto il pensiero di Marcello Pacifico, Presidente del Sindacato ANIEF: “..Quello che serve per ripartire sono le certezze derivanti da uno screening sul personale e sugli studenti. Altrimenti rischiamo di ritrovarci ogni settimana con disposizioni sempre diverse. Cambiare le percentuali significa anche che ora le scuole dovranno riformulare il loro piano orario settimanale da adottare al rientro, dopo averlo fatto approvare solo qualche giorno fa dagli organi collegiali giusto prima delle festività natalizie. E non è detto che gli orari scaglionati e i doppi turni, che molte prefetture stanno chiedendo di adottare, siano attuabili in tutte le scuole superiori”.
Crediamo che ci si orienta nella riduzione delle presenze in aula nella scuola superiore, la percentuale del 50% che trova l’avallo della Conferenza Unificata Stato-Regioni ed enti locali, perché costretti da dinamiche che inevitabilmente restano connesse alla preoccupazione, ai timori, alle certezze ancora mancanti. Il testo provvisorio, afferma Pacifico, prevede di mettere a punto un piano operativo per garantire le operazioni di tracciamento dei contagiati e per l’applicazione rapida, efficace e tempestiva dei protocolli sanitari nell’ambito scolastico, prevedendo, anche con l’ausilio delle autorità sanitarie militari, la presa in carico di eventuali persone sintomatiche. Il documento oggetto di accordo fra le parti prevede anche la realizzazione di un sistema di comunicazione rapido ed efficace attraverso cui le scuole “sappiano con precisione quali studenti o unità di personale debbano essere posti in quarantena, per quanto tempo e con quali modalità di rientro a scuola”. Inoltre, la bozza prevede che una eventuale sospensione o limitazione delle attività didattiche in presenza dovrà essere prevista “come misura residuale e disposta unicamente sulla base di evidenze scientifiche”. Da parte sua il governo si impegna a incrementare – si legge ancora nel testo – “il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa per il riconoscimento del salario accessorio al personale Ata, al fine di garantire il proseguimento del funzionamento delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado anche nelle ore pomeridiane”. Il virus è ancora in vita, non è ancora stato debellato. Siamo ancora interessati alle dinamiche di rischio. Secondo Pacifico: “..Non tutte le province sono in grado di garantire una maggiorazione adeguata di mezzi di trasporto e sono molti gli istituti scolastici a non detenere spazi e organici adeguati a garantire il rientro in sicurezza del 75% di allievi”.
Nel periodo immediatamente successivo la festività dell’Epifania, secondo il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori di ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’, la riapertura delle scuole e il ritorno al lavoro ordinario potrebbero purtroppo fare innalzare di nuovo la curva. Fino al 6 gennaio la curva epidemica dovrebbe rimanere stabile, oscillando tra i 10.000 e i 20.000 nuovi casi al giorno: nelle ultime ventiquattrore si sono registrati oltre 19.000 casi. Sarà così poiché, secondo Sestili, “il Dpcm di novembre ha determinato una drastica riduzione dei nuovi casi, ma poi qualcosa ha interrotto questa decrescita: non sappiamo se sia stato lo shopping pre-natalizio o il passaggio delle Regione in zona gialla. Il punto è che non siamo riusciti a portare i contagi sotto la soglia di allarme: l’indice di positività resta alto; è probabile, sostiene, che la stabilizzazione della curva continui, mantenendo i nuovi contagi giornalieri tra 10.000 e 20.000, mentre la curva dei decessi scenderà sotto quota 500 vittime in media al giorno”. Nel dossier “Scuolavirus”, l’associazione rileva: “una situazione di reale emergenza, con centinaia di morti ogni giorno, sia preferibile con pragmatismo mettere da parte ogni motivazione ideologica e utilizzare le nuove tecnologie finché vaccini e cure con gli anticorpi monoclonali, previsti a marzo, non cambino gli scenari. (…) La Dad, tra l’altro, presenta anche aspetti positivi, tipo la garanzia della continuità didattica rispetto alle continue quarantene: di questo dobbiamo ringraziare la classe docente che sta facendo un lavoro straordinario, compreso l’aggiornamento tecnologico. (..) Con la drammatica pandemia ancora in corso, è necessario qualche sacrificio per preservare la vita a migliaia di persone. Ogni giustificazione ideologica o i tentativi di chiamare fuori la scuola – e ciò che vi ruota attorno – dalla diffusione dei contagi per tenere aperti gli istituti superiori in presenza (gli unici in cui i ragazzi possono gestirsi autonomamente a casa) sono argomentazioni che non reggono ed è da incoscienti sostenerle rispetto alla possibilità di salvare anche una sola esistenza umana”. In Campania, per volontà della oculata e prudente politica regionale, slitta l’annunciato rientro a scuola. Niente di fatto circa il rientro dopo l’Epifania. Al momento , spunta il 15 gennaio prossimo.
L’assessore regionale all’Istruzione, Lucia Fortini, ha ufficialmente escluso questa possibilità di un rientro subito dopo le feste, con probabilità di procrastinare l’ingresso in altra data.
“L’ipotesi al vaglio è che dal 15 gennaio gli alunni delle scuole della Regione Campania possano tornare gradualmente in classe. Ripeto: questa è un’ipotesi che deve essere valutata dall’unità di crisi”. Tale posizione certamente lascerà delusa Azzolina. Non le verrà risparmiato, comunque, un altro boccone amaro: “Non siamo d’accordo con il Ministro all’Istruzione con il 75%. Questa non è una percentuale giusta anche dal punto di vista organizzativo. Probabilmente una percentuale adeguata è del 50%. Per questo ci affideremo all’autonomia organizzativa di ogni scuola facendo in modo che siano i dirigenti scolastici a modulare la percentuale degli alunni in presenza per consentire di lavorare in serenità”. E’ evidentemente convinto il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, del fatto che la scuola si rappresenta uno dei fattori principali della risalita dei contagi.
“La scuola in presenza manca a tutti –ha dichiarato– ritengo che l’autonomia scolastica debba essere rispettata. Sì quindi ad un ritorno in presenza, ma non credo che per la secondaria di secondo grado si possa cominciare in presenza già il 7 gennaio, casomai con qualche settimana dopo. Credo che debbano essere le singole scuole a capire quale sia la percentuale di presenza che possa consentire di lavorare in maniera sicura e serena, ma questo lo decideremo insieme”. Con l’inizio dell’anno tante novità bollono in pentola, oltre alla diffusa campagna vaccino. Si prevedono date dì ingresso posticipate, modalità di accesso scaglionate. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in relazione alla prossima ripresa della didattica in presenza, ha dichiarato: “La ripresa della scuola è stata una sfida che non abbiamo assolutamente trascurato. Io ho raccomandato perché ci sia un’apertura differenziata città per città, paese per paese. Dobbiamo ripristinare la didattica in presenza almeno al 50%” spiega il premier.
Lo stesso Conte, paradossalmente, mentre apre le porte delle scuole d’Italia, con variabili misure percentuali, avverte: "Se dovesse arrivare una impennata, una terza ondata o una variante che faccia sbalzare l'RT, allora ci troveremmo facilmente in zona rossa o con misure più restrittive anche a gennaio". Questa condizione, non improbabile, dovrebbe far riflettere intorno a facili entusiasmi per una sperata-forzata normalità nel mondo scuola, specialmente in funzione della diffusa variante britannica del Covid19, supercontagiosa. Questo scenario definito stesso da Conte, dovrebbe indurre a una più seria autoriflessione politica e a più oculate mosse di diffusa tutela.
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