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Campania scuola. Un ritorno “a passi tardi et lenti”

Lucia Fortini, in Campania, pianifica un rientro progressivo, a piccoli passi. Ogni lunedì alcune classi in presenza. Il 7 gennaio prevede il rientro delle prime e delle seconde elementari; dall'11 la riapertura per la scuola primaria; dal 18 il ritorno della secondaria di primo grado e da lunedì 25 la didattica in presenza per la secondaria di secondo grado. I Governatori regionali contro il rientro. E’ un piano debole e non per tutti praticabile. Vincenzo De Luca punta i piedi e procede controcorrente. Massimo Galli: “Siamo ancora in un periodo di vacche magre. Ci vorrà un annetto per essere salvi del tutto”. Paola De Micheli: “l’avvio dell’anno scolastico rappresentava e rappresenta un momento di elevata criticità”. Sarebbe opportuno, ove possibile, confermare la didattica a distanza, malgrado il derubricarsi nelle regioni delle tonalità cromatiche.

📅 martedì 29 dicembre 2020 · 📰 CovidSalerno

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foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

L’assessore all’istruzione della regione Campania, Lucia Fortini, prevede un graduale ritorno a scuola, dopo la festa dell’Epifania. La Fortini parla di un rientro a piccoli passi scaglionati.

«Il 7 gennaio riprenderemo con le prime e le seconde elementari, poi valuteremo la curva dei contagi, ricominceremo lo screening degli alunni e avvieremo una riapertura graduale». Ovviamente, precisa, la dinamica del rientro sarà oggetto di analisi da parte dell’ 'Unità di crisi regionale prima di essere attuata nelle sue distinte fasi come da previsione. La Fortini assicura che si tratta di “un percorso condiviso anche con le parti sociali e, infatti, mercoledì ho una riunione con i sindacati per fare il punto prima della riunione con l'Unità di crisi nei primi gironi dell'anno nuovo. Porterò un mio percorso che prevede dall'11 gennaio la riapertura di tutte le classi della scuola primaria, poi dal lunedì successivo, il 18 gennaio, tutte e tre le classi della secondaria di primo grado e dal lunedì 25 la secondaria di secondo grado». Prima di decidere in merito ai graduali rientri degli alunni a scuola, saranno valutati grafici, evoluzione della pandemia, tamponi e nuovi eventuali contagi. «Le tappe del ritorno verranno sempre considerate sull'andamento dei contagi. Abbiamo previsto un allargamento della frequenza ogni lunedì in modo che il giovedì-venerdì precedente possiamo valutare lo stato della pandemia in Regione e verificare se si possono riportare in presenza altri studenti».

La Fortini, a tal fine, precisa: «Sui due blocchi di orario di ingresso alle 8 e alle 10 so che non c'è un apprezzamento da parte delle scuole. Se comincia alle dieci e devi fare sette ore, come accade ad esempio negli istituti tecnici con i laboratori, diventa davvero pesante per i ragazzi, ma anche per i docenti, perché un professore che entra in servizio alle 8 può finire alle 17. In questo momento però la priorità sono i ragazzi, e capisco che se fai il liceo e comincia alle dieci sei messo alla prova fino al pomeriggio. Su questo decidono le singole scuole in autonomia io non posso entrarci, si coordinano con l'ufficio scolastico regionale che dipende dal Miur. Sul 50% avevo proposto di far svolgere il 50% delle ore organizzate direttamente dai singoli dirigenti scolastici, perché ognuno conosce la propria scuola. Ci possono essere classi con maggiori difficoltà rispetto ad altre, ad esempio la seconda fa lezione in presenza e la quarta che sta andando bene prosegue la dad. L'importante è che al massimo il 50% degli studenti sia ogni giorno a scuola. Si può fare anche tre giorni in presenza per un gruppo e tre giorni per un altro, decideranno». Le famiglie intanto sono diffusamente preoccupate per il ritorno a scuola dei propri figli. I timori sono tanti e ampiamente diffusi. Il Covid19, malgrado l’iniziale resistenza con l’arma del vaccino, resta ancora un nemico pericoloso capace di mettere a repentaglio la nostra vita. Insomma, con buone ragioni, si crede di rischiare grosso con la presenza a scuola, se pure gestita a intermittenza col rientro.


«Il polso della situazione – sostiene la Fortini - mi dice che l'80% dei genitori non vorrebbe tornare in presenza, in particolare su elementari e medie. Il problema è che se dai possibilità di scelta, cosa che non si potrebbe fare nella scuola dell'obbligo, rischi che le persone fino a maggio non facciano frequentare nessuno. Invece avevo proposto di una valutazione sui singoli casi, ad esempio se hai conviventi fragili, come i nonni, puoi chiedere la dad. Su questo c'è stato anche un accenno da parte del Miur, vediamo. In generale bisogna convincersi tutti che dobbiamo abituarci all'idea che i figli tornano a scuola, uscendo dalla rigidità che è servita per mantenere sotto controllo la seconda ondata. (….) Ero molto preoccupata, aggiunge, ne ho parlato con una psicoterapeuta che mi ha detto che i bambini, ma anche i ragazzi hanno una fortissima resilienza e tempi di recupero più veloci. Su di loro pesa di più lo stress in famiglia se l'aria è pesante rispetto al distacco dall'aula. Se l'ambiente familiare è tranquillo si adattano in maniera rapida. Magari altri la pensano in maniera diversa, ma l'uomo ha grande capacità di adattamento e nei giovanissimi è ancora più forte». E malgrado i primi bagliori di speranza dovuti all’alba nuova del vaccino, “siamo ancora in un periodo di vacche magre.

Ci vorrà un annetto per essere salvi del tutto e qualche mese per esserlo almeno in parte”, ha sottolineato Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano. Questo graduale e prudente ritorno a scuola resta azione sperimentale, empirica. Ogni nostra falcata dovrà sincronizzarsi con le indicazioni dell’Unità di crisi, allo studio saranno valutati grafici, evoluzione della pandemia, tamponi e dinamiche della curva contagi.

Intanto l’ordinanza firmata lo scorso 24 dicembre da Roberto Speranza, Ministro della Salute, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale. In sostanza si tratta della disposizione annunciata e finalizzata alla limitazione quantitativa di studenti delle scuole superiori che, dal 7 gennaio prossimo, rientreranno. “Ai fini del contenimento dell’epidemia da Covid-19, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, in modo che, dal 7 gennaio al 15 gennaio 2021, sia garantita l’attività didattica in presenza al 50 per cento della popolazione studentesca. La restante parte dell’attività è erogata tramite la didattica digitale integrata”. L’ordinanza produce effetti dal giorno successivo alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e fino al 15 gennaio prossimo. Al provvedimento conseguono ferme decisioni da parte dei Governatori regionali. Tra questi quella di Vincenzo De Luca, in Campania. Il Presidente punta i piedi e procede controcorrente, con andatura di dissenso rispetto alle idee e convenzioni della maggioranza. “Non apriremo tutto il 7 gennaio, perché si devono valutare i dati aggiornati dei contagi da Coronavirus e l’idea di mandare a scuola il 50% degli studenti è un’idea che la Campania non condivide”.

La stessa ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha ammesso, in audizione alla Camera, che “l’avvio dell’anno scolastico rappresentava e rappresenta un momento di elevata criticità”. Sarebbe quindi opportuno, ove possibile, confermare la didattica a distanza, malgrado il derubricarsi nelle regioni delle tonalità cromatiche. La responsabile scelta di confermare la DAD, per il tempo necessario, di certo, non metterebbe a repentaglio la salute di 8,4 milioni di studenti tra i banchi. Restiamo vigili, prudenti, nella speranza del vaccino, nell’ “attender certo de la gloria futura”.

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