IL MISTERO DELLA "CILENTANIETA'" DEL COMMISSARIO RICCIARDI
di Marisa Russo | BlogNel fascino del quasi totale soffuso bianco e nero, con la regia magistrale di Alessandro D'Alatri, in una sofferta Napoli degli anni trenta del novecento, il Commissario Ricciardi, fuoriuscito dai libri di Maurizio de Giovanni, rivela il suo carattere cilentano chiuso ma intenso, dilaniato tra l'intensità della vita e della morte, impegnato più per passione che per lavoro nella ricerca degli autori degli omicidi, in un pathos anche autodistruttivo, aiutato ma anche dilaniato da magiche doti di veggenza, di comunicazione con energie occulte. Molti si soffermano sull'ambientazione efficace di una Napoli sofferta tra immoralità ed espedienti vari, ma in particolare è efficacissima ed affascinante, per chi ben conosce il Genius del Cilento, la "cilentanietà ", poco conosciuta, raramente artisticamente ben espressa, che rivela la personalità complessa del Commissario dai neri occhi malinconici e comunicativi, interpretato con gran bravura da Lino Guanciale!!
L'autore de Giovanni, che pur se napoletano ha conosciuto e vissuto molto nel Cilento, fa nascere il Commissario nel piccolo borgo cilentano di Fortino di Casaletto Spartano.
Profondi sentimenti si celano in lui con difficoltĂ appena svelati in poche ermetiche parole, in timidi sguardi intensi.
Si rivela una profonda diversitĂ tra una napoletanitĂ misteriosa ma sopraffatta da ogni tipo di dinamismo ed il malinconico mistero silenzioso della Terra che deve il suo nome alla Dea Etrusca Cilens, Dea delle luci e delle ombre, le luci delle assolate spiagge contrapposte alle ombre degli oscuri boschi!
E' quella "luce" che stimola il cilentano Commissario alla ricerca entusiasta della verità tra le ombre di un tormento interiore, di una solitudine che è incapace di superare.
E' il carattere di chi affronta con intensitĂ la vita tra le tante vite naturali, ma che nelle tortuose strade insicure limitate da grandi precipizi vive la paura del vuoto, della morte possibile.
Nella complessa ricerca del responsabile della uccisione di un ragazzino in una societĂ immorale si rivela colpevole la persona apparentemente a lui piĂą vicina: la madre!
La rivelazione che la donna e" figlicida sembra denunciare una dilagante esasperata possessivitĂ verso i figli in tale societĂ , o con lei o la morte, comunque, con un gioco perverso, affidata alla collaborazione del destino!
Sembrano rivelarsi tante sfumature, tanti simboli di una complessa tormentata umanitĂ .
Non è mancato il richiamo gastronomico alla pasta e ceci cilentana, simbolicamente quasi a confrontare tali personalità al saporito e sostanzioso legume...... quasi sempre solo celato nel piccolo baccello protettivo.

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