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Riapertura scuole in presenza “possibile, ma improbabile”

Antonello Giannelli, sostiene che occorre agire anche fuori il contesto scuola a tutela degli alunni. Alessandro Ferretti, si dichiara contrario al ritorno in classe degli studenti in condizioni di insicurezza. Il ricercatore è favorevole alla riapertura delle scuole, ma in condizioni di garanzia; critica il grafico Gandini; sostiene che studi e confronti devono effettuarsi su scala nazionale; denuncia la mancata diffusione dei dati pubblici sulla situazione delle scuole. Dichiara: “E’ una priorità riaprirle in sicurezza le scuole”. Pierluigi Lopalco: bisogna prendere atto che, con questo quadro epidemiologico e con l'impatto delle varianti, insistere sulle lezioni in classe è troppo rischioso".

📅 venerdì 16 aprile 2021 · 📰 CovidCilento

16042021 foto articolo 16 aprile
Credits Foto E.L.G.Romano

foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

Intensamente discusso il tema scuole. Tanti manifestano, anche per la scuola superiore, l’auspicio di un ritorno in presenza. Resta accesa la speranza di rivedere tutti in classe. L’ipotesi di una scuola viva e presente, fatta di contatto umano diretto, è specialmente del premier Mario Draghi. Attiva il far suo, a tal fine, con incontri di svariata natura. Ha, fra l’altro, di recente incontrato il portavoce del Comitato tecnico scientifico, Silvio Brusaferro, e il coordinatore Franco Locatelli. Si focalizza l’attenzione sui dati, si attendono aggiornamenti intorno ai contagi diffusi. Si prefigura un ritorno in presenza a maggio da più parti. Per l’associazione nazionale presidi questa ipotesi resta “possibile ma improbabile”. Tutto dipenderà dai numeri.. Il presidente dell’Associazione Presidi, Antonello Giannelli, sostiene che occorre agire anche fuori il contesto scuola, a garanzia della sicurezza: “Se i trasporti saranno, e devono essere, organizzati in modo adeguato – è il monito della ministra Elena Bonetti – anche la riaperture delle scuole secondarie di secondo grado potrà essere fatta”. Punto di forza a sostegno della possibilità di apertura della scuola in presenza risulta uno studio della squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici tra cui Sara Gandini dello Ieo di Milano. La pubblicazione riferisce un mancato legame fra apertura scuole e aumento contagi. Questa posizione favorevole è fortemente assunta dal Ministero. Opposto a tale dettato propositivo è Alessandro Ferretti, ricercatore all’Università di Torino, dipartimento di Fisica. Questi, sin dai primi giorni della diffusione del Covid19 si è mostrato attento e acuto osservatore del rapporto contagi Covid e scuole in presenza. A parere di Ferretti è gravemente pericoloso aprire le scuole in zona rossa. “La prima cosa da dire, sostiene, è che la situazione di ottobre-novembre è diversa da oggi. Le varianti sono più contagiose, anche per i bambini, che sono più contagiosi di prima e quindi non può funzionare. Bisogna adottare altre misure. Anche perché più sei giovane e più asintomatico. L’80% degli asintomatici si trova nella fascia sotto i 18 anni. In un paragrafo dell’articolo della dottoressa Gandini, dedicato al Veneto, viene introdotto un grafico che confronta, per il solo Veneto, l’incidenza degli “attualmente positivi” tra i docenti con quella della popolazione di età compresa tra 25 e 65 anni, dal 12 settembre al 17 ottobre, definendo la differenza “non significativa”. E alla fine, si tratta di uno dei tre motivi principali che portano gli autori ad affermare che non ci sarebbe connessione fra l’apertura delle scuole e i contagi.

La domanda è: perché si usa un confronto con l’andamento dell’incidenza degli attualmente positivi (e non dei nuovi contagi) che riguarda il solo Veneto e che viene mostrata solo fino al 17 ottobre? Perché non si è scelto, più semplicemente, di fare il confronto su scala nazionale, e fino al 7 novembre? Ho calcolato con i medesimi dati MIUR usati dagli autori che l’incidenza è invece doppia tra i docenti del primo ciclo ed è nettamente superiore anche nel secondo ciclo. C’è poi un altro aspetto che salta subito all’occhio: nel secondo ciclo si vede un rallentamento dei contagi che potrebbe essere dovuto proprio al passaggio alla dad. Io voglio chiarire: non sono contrario alla riapertura delle scuole. Sono contrario a riportare in classe i nostri studenti in queste condizioni di insicurezza. Le scuole non sono un luogo sicuro. Anche perché non mi spiego il motivo per cui non dobbiamo avere dati pubblici sulla situazione delle scuole. Il punto è proprio questo, ovvero che io mi vorrei che le scuole riaprissero ma in condizioni di sicurezza. Certamente ci sarebbero condizioni diverse. Infatti io dico che vanno investite tutte le risorse per riaprire le scuole. Si poteva intervenire sui tamponi e i sistemi di ventilazioni. In Inghilterra ci sono tamponi per tutti. Ecco perché oggi è rischioso mandare in classe gli studenti senza tutti questi accorgimenti. E’ una priorità riaprirle in sicurezza le scuole”.

La chiusura obbligata dello scorso anno trovò rimedio nella DAD. Dopo la scorsa estate le scuole furono riaperte, a seguito di una inefficace progettazione di rientro estiva. Ebbe vita breve a settembre scorso la didattica in presenza. Si tornò subito alla DAD, modalità che ha retto fino allo scorso Natale e ancora mostra la sua efficacia, a garanzia di una scuola in moto. Quest’anno scolastico è stato quello dello “stop and go”, con limitate riaperture e nuove chiusure. Questo il quadro Covid Italia più recente; il bollettino del 14 aprile fornisce questi dati: 16.168 nuovi casi e 469 morti. Campania 2.212, Lombardia 2.153 e Sicilia 1.542. Giù ricoveri e terapie intensive. I dati di ieri della nostra regione: la Campania ha 2224 nuovi casi di coronavirus e 40 morti; i tamponi sono 14.679 e il tasso di positività è salito al 15.15%. Aumentano le terapie intensive (+9), i vaccini totali sono 1170838. Risultano in aumento i contagi in Campania. Diversi sono i sindaci, al momento, della provincia di Salerno che rinviano il ripristino della didattica in presenza nei propri comuni. Nella nostra regione, come si evince dagli ultimi dati, continua a salire l'indice di positività. E questo non è un fatto trascurabile. Nella giornata intanto si deciderà in merito alla cromatura della mappa regionale. La criticità non è ovviamente esclusivamente campana. C’è troppa diffusa incertezza. “Gli istituti sono male organizzati e non ci sono adeguate garanzie a livello di trasporto pubblico. Si rischiano contagi». Questa la situazione nella lontana Trieste ove la popolazione scolastica si attiva proprio oggi con una manifestazione indetta dai rappresentanti di 13 istituti. "Ora anche quelli che dicevano che la scuola è sicura e non è un luogo di contagio cominciano a tentennare o a ricredersi: bisogna prendere atto che, con questo quadro epidemiologico, e con l'impatto delle varianti, insistere sulle lezioni in classe è troppo rischioso", questa la posizione di Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della regione Puglia. Il problema e la preoccupazione sono diffuse. Sulla base di queste drammatiche condizione sarà difficile riaprirle in sicurezza le scuole e pertanto, come riferisce Giannelli, quasi improbabile in quest’ultima fase dell’anno scolastico, malgrado gli auspici della politica di turno e di tanti irresponsabili, incapaci di leggere questo ritorno come inutile e rischioso carosello didattico.

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