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Bianchi, la scuola motore del Paese

Diseguaglianze, dispersione, povertà educativa segnano negativamente il processo di crescita. E’ necessario recuperare questi punti, ha dichiarato Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione, per superare la lunga stagnazione in cui il nostro Paese è da troppo tempo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resistenza (PNRR) destina 19,44 miliardi alla scuola. Occorre potenziare l’offerta dei servizi di Istruzione, a partire dagli asili nido alle università. La Scuola è una priorità per le politiche strategiche sia per l’immediato che a lungo e a medio termine. “La pandemia ha evidenziato i tanti divari già esistenti nel nostro Paese. È da qui che bisogna ripartire, promuovendo politiche idonee a garantire il pieno esercizio del diritto allo studio, in attuazione del dettato costituzionale”.

📅 venerdì 7 maggio 2021 · 📰 CovidCilento

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foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

Di recente si è svolta, alla Camera dei Deputati, presso le Commissioni VII (Cultura e Istruzione) riunite della Camera e del Senato, l’audizione del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, relativa alle Linee programmatiche del Ministero. Bianchi ha dichiarato che con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “Abbiamo ottenuto un risultato importante per ampliare le risorse per la scuola.

Abbiamo preso l’impegno di darci un tempo per recuperare il principale vulnus del nostro sistema: non dare uguali opportunità alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi. Le diseguaglianze, la dispersione, la povertà educativa segnano in modo negativo il nostro cammino del crescere. Il recupero di questi punti può portarci a superare la lunga stagnazione in cui il nostro Paese è da troppo tempo”. Ha poi aggiunto: “Investire in istruzione vuol dire accrescere il numero di coloro che sono in grado di partecipare alla crescita del Paese. Abbiamo bisogno di aumentare il livello di produttività e il numero di coloro che dispongono delle competenze necessarie per concorrere allo sviluppo. In questo momento non basta l’apprendimento continuo e diffuso, ma occorre dare un’accelerazione. La scuola motore del Paese non è solo una dichiarazione ovvia, ma un piano di intervento, basato sulle coordinate del ruolo delle persone e dell’organizzazione”. Le linee programmatiche di questo Ministero, ha sottolineato Bianchi, hanno l’obiettivo di rappresentare il primo passo di un processo di riforma del nostro sistema di istruzione e formazione.

La scuola è il motore del Paese. Si intende avviare una nuova fase costituente. L’Italia si rappresentava, già prima della pandemia, un territorio di scarsa crescita. Molteplici sono i divari territoriali e tante le opportunità mancate di investimenti sulla scuola. La scuola è sede erigenda di competenze e abilità. Questi sono i presupposti alla base della preparazione della cittadinanza. I presupposti basilare per crescere criticamente e con coscienza partecipativa. ”In virtù di una profonda analisi dei bisogni, ha detto Bianchi, il Piano Nazionale di Ripresa e Resistenza (PNRR) destina 19,44 miliardi per il potenziamento dell’offerta dei servizi di Istruzione: dagli asili nido alle università. La Scuola è una priorità delle politiche strategiche sia a lungo che a medio termine, sia per l’immediato. Lo confermano il numero di ragazzi che non studiano e non lavorano e le differenze sostanziali fra Nord, Sud e zone interne. Si vuole e si deve invertire la rotta, rimuovendo la stagnazione che blocca lo sviluppo economico e sociale e che accentua le profonde disuguaglianze tra persone e territori. La pandemia ha evidenziato i tanti divari già esistenti nel nostro Paese. È da qui che bisogna ripartire, promuovendo politiche idonee a garantire il pieno esercizio del diritto allo studio, in attuazione del dettato costituzionale. Si intende farlo privilegiando soprattutto le azioni di accompagnamento degli alunni e delle scuole che versano in situazioni di fragilità. Si intendono rimuovere i principali ostacoli che si frappongono al consapevole esercizio dei diritti di cittadinanza, a partire dalle forme di discriminazione che impediscono ad ogni studente di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione. Il cambio di marcia deve partire anche con le risorse del PNRR. Bisogna patrimonializzare l’esperienza vissuta e, in modo particolare, ciò che gli insegnanti hanno sperimentato in fase emergenziale e le molteplici innovazioni che ne sono derivate. Quindi, l’arricchimento dell’offerta formativa diventa un’operazione concreta ed efficace.

L’ampliamento dei servizi è finalizzato ad innalzare i risultati educativi degli studenti, ma anche ad allineare i percorsi agli standard formativi internazionali e alle esigenze del mercato del lavoro. Si aggregheranno risorse su importanti interventi infrastrutturali diretti a garantire la piena sicurezza, la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico, per migliorare la qualità degli ambienti di apprendimento, anche con un ripensamento delle metodologie didattiche in chiave innovativa.

La Scuola è soggetto deputato a guidare la transizione del Paese verso l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, come leva fondamentale per l’educazione allo sviluppo sostenibile (AGENDA 2030 e SDGs). Un sistema scolastico avanzato esige la piena comprensione delle potenzialità che da esse derivano. È imprescindibile il forte coinvolgimento di tutta la “comunità educante”. Per questo si intende promuovere una politica di coesione, improntata al dialogo costruttivo, al confronto e al coordinamento con le istituzioni pubbliche e con la società civile. Tutte le professionalità devono essere coinvolte nel processo di cambiamento e valorizzate attraverso forme diverse di riconoscimenti e incentivi. È questa una potente leva strategica per invertire la rotta e segnare un reale cambio di passo nelle politiche dell’istruzione. 3 Lo sguardo verso il futuro non deve distrarre dai bisogni immediati. Sono prioritarie le azioni volte al recupero dei gap di apprendimento dovuti soprattutto alla sospensione della didattica in presenza che, anche nell’anno in corso, ha connotato le attività scolastiche, seppure in maniera intermittente. Si tratta di una realtà che ha toccato le giovani generazioni in tutta Europa, sottraendo alle studentesse e agli studenti la fiducia in loro stessi e la speranza nel futuro. Anche allo scopo di rafforzare la convivialità e i rapporti interpersonali degli studenti, si promuoverà un’estate di risarcimento sociale e culturale, un “ponte” tra la fine dell’anno in corso e l’inizio del nuovo anno scolastico, che dovrà proseguire nel tempo.

A questo scopo sono stati destinati 510 milioni per attività di potenziamento, di recupero e di accoglienza con il “Piano scuola estate”. Occorre garantire il diritto allo studio inquadrandolo dentro una visione più generale di società. Scuola e studio devono essere intesi come “bene comune” al pari del diritto alla salute. E’ necessario ridurre la dispersione scolastica. Bisogna contrastare la povertà educativa. Bisogna abbattere i divari territoriali. “Il tasso di dispersione scolastica degli studenti italiani è stato interessato negli ultimi anni da una lenta decrescita. Tuttavia si attesta ancora al di sopra del valore obiettivo del 10% stabilito dall’Unione europea nella strategia Europa 2020 e si caratterizza per il permanere di una significativa differenziazione di genere e di forti disomogeneità territoriali. Nell’ultimo anno, il Ministero ha adottato importanti misure per consentire a tutti gli studenti di proseguire il proprio percorso di studi nonostante la forzata interruzione della didattica in presenza, anche al fine di contenere il rischio di abbandono scolastico degli studenti più fragili. Oltre al fenomeno della dispersione esplicita, a destare allarme è il diverso fenomeno della cosiddetta “dispersione implicita”, che interessa coloro che, pur conseguendo il titolo di studio, non possiedono le competenze attese all’esito del corrispondente ciclo formativo. Gli effetti del fenomeno si traducono nelle difficoltà che i ragazzi incontrano non soltanto nell’inserimento nel mondo del lavoro, ma anche nell’esercizio attivo e consapevole dei propri diritti di cittadinanza”. Occorre, ha ribadito Bianchi, lavorare per una scuola inclusiva. “La Scuola inclusiva è quella che consente a ciascuno studente di seguire il proprio percorso e sviluppare pienamente le proprie potenzialità. È una Scuola che valorizza l’individualità di ognuno, sia come singolo sia come parte integrante e insostituibile di una comunità. La Scuola inclusiva deve riguardare tutti gli studenti. Particolare attenzione andrà dedicata agli allievi con disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento e bisogni educativi speciali, così come agli studenti stranieri di recente immigrazione (..)A fronte della fragilità, dei territori e delle persone, l’inclusione dovrà essere facilitata sia attraverso lo strumento dei Patti educativi di comunità e il coinvolgimento delle reti delle associazioni, del terzo settore, di tutte le agenzie educative, culturali e sociali del territorio, sia attraverso la promozione nelle scuole di équipe stabili multi-professionali, che affianchino e co-progettino con gli insegnanti gli interventi educativi necessari.”. Bisogna poi che la scuola, ha rilevato il Ministro Bianchi, con la sua offerta formativa faccia congiuntura con gli standard internazionali. Altro obiettivo è lo sviluppo di metodologie didattiche, l’innovazione e l’apporto delle nuove tecnologie oltre la fase emergenziale. Con il PNRR, sarà aumentato il “tempo-scuola”, incrementando lo spazio per l’offerta formativa e ampliando la fruizione degli spazi strutturali degli edifici scolastici con l’apertura al territorio. Bisogna ripensare all’organizzazione del sistema scolastico, a partire dai curricoli, all’investimento sul sistema integrato 0-6, alla filiera formativa professionalizzante, alla cooperazione fra vari gradi d’istruzione. Deve maturare una nuova idea educativa di edilizia scolastica.

“Una scuola motore del Paese richiede un deciso ripensamento del sistema scolastico, a partire dai curricoli fino al riordino dei cicli, attraverso l’innovazione dei modelli organizzativi e dei servizi. Il PNRR contiene al riguardo preziosi riferimenti che vanno calati però nell’agire quotidiano delle comunità scolastiche, sollecitandone le buone pratiche, la capacità di iniziativa autonoma degli attori della scuola e la loro creatività rispetto ai bisogni culturali, educativi e sociali degli studenti e dei territori. Gli assi di intervento riguardano il ridisegno dell’offerta formativa in senso verticale, verso una presa in carico nei cicli scolastici dell’istanza di continuità del processo educativo “lungo tutto l’arco della vita”, e in senso orizzontale, verso una maggiore integrazione tra la dimensione formale e non formale, a partire dall’integrazione interna ai vari segmenti dell’offerta formativa, in raccordo con i servizi educativi extrascolastici”. Non sono secondari ruolo del personale. “La realizzazione delle Linee programmatiche richiede una riforma di sistema che, a partire dalle politiche per la formazione, il reclutamento e la valorizzazione del personale scolastico, ponga le basi per costruire un nuovo modello di Scuola. A seguito dell’espandersi degli spazi di decisionalità nel campo organizzativo e didattico, di progettualità dell’offerta formativa, di responsabilità rispetto ai risultati da conseguire, i rapporti interni ed esterni alla scuola si sono modificati. 13 Le professionalità della scuola si sono via via identificate con funzioni e nomi diversi, ma non sono state oggetto di specifica attenzione, né sul piano istituzionale né sul piano formativo. Esse invece rappresentano un pilastro per l’autonomia, la sostenibilità e l’innovazione scolastica. I cambiamenti normativi devono essere accompagnati da momenti di condivisione, grazie ai quali aiutare i docenti a elaborare le fatiche dei passaggi istituzionali e professionali. È importante avere spazi di confronto complementari rispetto a quelli offerti dagli organi collegiali per riflettere coralmente. L’attenzione su questo punto deve trovare forme concrete di realizzazione nei percorsi di formazione degli insegnanti, dalla formazione iniziale a quella in servizio, rendendo coerenti i diversi modelli formativi”.

L’attuale emergenza sanitaria ha travolto anche la scuola. La scuola ha una grande sfida davanti. Una sfida non solo fatta di necessarie risposte emergenziali, grazie anche alle risorse del Next generation EU assegnate al nostro Paese, dovrà tracciare le condizioni per dare avvio ad una vera fase di rilancio del Sistema nazionale di istruzione e formazione. Bisogna far valore dell’esperienza maturata per intraprendere un necessario cambio di passo verso la scuola futura.

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