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Primo Maggio: "Un lavoro non basta"

Le ACLI di Salerno denunciano l'aumento della povertà lavorativa e chiedono misure strutturali per ridare dignità al lavoro

📅 mercoledì 30 aprile 2025 · 📰 AttualitàSalerno

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Comunicato Stampa

Il Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, si celebra quest’anno in un contesto internazionale segnato da conflitti, nazionalismi crescenti e un peggioramento delle disuguaglianze globali. In questo scenario complesso, le ACLI di Salerno rilanciano l’allarme sulla povertà lavorativa, evidenziando come, anche nel nostro territorio, lavorare non garantisca più una vita dignitosa.

«Anche quest’anno – dichiara Daniele Manzolillo, presidente provinciale delle ACLI – il Primo Maggio non è per molti un giorno di festa, ma un’occasione per riflettere su un’emergenza sociale che colpisce in modo crescente lavoratori e famiglie: lavorare non basta più per vivere con dignità».

A supporto di questa denuncia, le ACLI fanno riferimento allo studio condotto da IREF e CAF ACLI sui redditi 2024, che evidenzia un aumento del 55% dei lavoratori in povertà relativa negli ultimi dieci anni. La percentuale è passata dal 4,9% al 7,6% degli occupati, con effetti che trovano conferma quotidiana nei servizi ACLI sul territorio.


Il fenomeno colpisce in modo particolare le donne, i giovani e i lavoratori del Mezzogiorno. Le donne con redditi da lavoro povero sono il 54% in più rispetto agli uomini, mentre gli under 30 ne sono colpiti il 70% in più rispetto agli over 50. Nelle regioni del Sud, come la Campania e la Basilicata, è tre volte più probabile firmare un contratto a bassa retribuzione rispetto alla Lombardia.

«Nel nostro territorio – continua Manzolillo – la situazione dei giovani salernitani è drammatica: disoccupazione elevata, salari bassi, instabilità contrattuale. Anche chi lavora per buona parte dell’anno rischia la povertà. Sempre più persone rinunciano a cure mediche, trasporti e istruzione, perché il reddito non lo consente».

A confermare la gravità della situazione è anche Gianluca Mastrovito, presidente dei Servizi ACLI Salerno: «Ogni giorno nei nostri uffici incontriamo lavoratori precari, sottopagati, spesso esclusi da ogni tutela. Le pensioni future saranno povere e molti faticano ad accedere ai diritti assistenziali di base. La nostra analisi su 800mila dichiarazioni dei redditi conferma che oggi in Italia si può lavorare a tempo pieno e restare poveri».

Mastrovito sottolinea che le disuguaglianze non riguardano più solo l’occupazione, ma anche l’accesso ai servizi, la salute, il genere, l’età e la geografia. Le spese sanitarie sostenute dai lavoratori con redditi più alti sono quasi il doppio rispetto a chi è vicino alla soglia di povertà: «La sanità è universale solo per una parte della popolazione», denuncia.

Il divario di genere resta marcato: le donne a basso reddito sono ancora nettamente più numerose degli uomini, a dimostrazione che l’uguaglianza salariale è ancora lontana.

«Le ACLI – conclude Manzolillo – vogliono essere un presidio sociale credibile e attivo. Siamo accanto ai lavoratori e rilanciamo proposte concrete: è ora di riportare il lavoro buono al centro dell’agenda politica. Servono misure strutturali: salario minimo legale, rilancio della contrattazione collettiva e una soglia di esistenza dignitosa, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione. Solo così si può costruire un futuro giusto e sostenibile per tutti».

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