Zoppi Cilento: il borgo dell’accoglienza e delle radici ritrovate
 
          Nel cuore verde del Cilento, nascosto tra colline profumate di rosmarino e pietra antica riscaldata dal sole, c’è un piccolo borgo che ha scelto di non lasciarsi dimenticare. Si chiama Zoppi, ed è una frazione di Montecorice, che il 12 agosto 2025 ha riscoperto la sua anima più vera grazie a una serata speciale: la Festa dell’Estate, un evento pensato non solo per far festa, ma per far rinascere un’intera comunità. Tutto è nato dall’iniziativa di un gruppo di giovani del posto, decisi a reagire allo spopolamento e al silenzio che, anno dopo anno, sembrava prendere il sopravvento. Accanto a loro, con lo sguardo saggio di chi conosce la storia di ogni vicolo, c’era Mario, figura storica del borgo e punto di riferimento per tutti. La sua esperienza è stata la bussola che ha guidato l’energia dei più giovani.
“Abbiamo scelto di restare, di investire il nostro tempo per riportare vita qui,” racconta Mario con emozione. “Non volevamo una festa qualunque: volevamo creare un momento in cui il paese potesse tornare ad accogliere, a sentirsi vivo, nostro.”
E così è stato. A partire dal tardo pomeriggio, le strade di Zoppi si sono riempite di musica, profumi e sorrisi. Il ritmo incalzante del Tribal Afro ha dato il via alla serata, seguito dal DJ set di Tony Dark Eyes. Ma la colonna sonora più bella è stata quella dei dialoghi spontanei, delle risate tra amici che si ritrovano, degli abbracci tra chi è tornato anche solo per un giorno. Al centro della festa, naturalmente, c’era la cucina cilentana, quella vera: pizza fritta, fusilli al ragù, mortadella alla brace, caciocavallo impiccato e dolci fatti in casa, preparati con amore da volontari e abitanti del posto. Piatti semplici, ma carichi di memoria, che parlano di nonni, di tavolate d’estate, di infanzia e tradizione. Ma la vera magia è stata l’atmosfera. Zoppi ha saputo accogliere tutti, come una casa che riapre le sue porte. Non c’erano turisti o forestieri, solo persone: alcuni tornati dopo anni, altri venuti per la prima volta, tutti accomunati dalla voglia di sentirsi parte di qualcosa di autentico.

“Vedere il paese pieno di nuovo, i bambini correre, gli anziani seduti davanti alle case a guardare… è stato come riaccendere una luce dentro ognuno di noi,” dicono i ragazzi dell’associazione che ha organizzato l’evento. “Questa non è solo una festa, è un modo per dire che ci siamo. E che Zoppi merita futuro.”
Luci calde tra i vicoli in pietra, musica che si fonde con il canto delle cicale, tavolate sotto le stelle e una comunità che si riscopre viva. La Festa dell’Estate è diventata un simbolo: non solo un momento di allegria, ma una dichiarazione d’amore per il territorio, un invito a restare, o almeno a tornare. Zoppi ha dimostrato che l’accoglienza non è solo un gesto, ma un’identità. E che ogni ritorno, qui, può davvero essere una festa. Giorgio Mellucci
 
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