I Landulfo di Fornelli e Cosentini Cilento: un viaggio tra archivi, storia e mare d’inverno
Sono giornate intense per Aurelio Tommasetti, impegnato in un fitto giro di incontri e appuntamenti in tutta la Campania. Tra un viaggio e l’altro, il professore ha trovato il tempo per una delle sue passioni più autentiche: la ricerca storica. Durante una recente visita a un archivio del Cilento, ha riscoperto con curiosità e stupore la storia dei Landulfo di Fornelli e dei Borgia di Cosentini, due famiglie legate tra loro da vincoli di parentela e da un percorso condiviso di impegno civile e culturale.
Il nome Landolfo ha origini longobarde e deriva dal germanico Land-wulf, “lupo del paese”. È un nome che nel Medioevo fu portato da personaggi di spicco del Sud Italia, come Landolfo I, conte di Capua, e nel tempo divenne un cognome diffuso in molte aree del Regno di Napoli. Nel Cilento la prima attestazione risale al censimento del 1489, quando a Cosentini compare la famiglia di Colella Landulfo:
«Colella di Conzolo de Landolfo, di anni 30, con la moglie Verità, un figlio maschio Speranza e le femine Bella, Cennema e Margherita, ha la madre vedova Sabella».
Nel 1508 il figlio don Speranza Landulfo risulta ancora residente a Cosentini presso il palazzo alla croce, segno di una famiglia già profondamente radicata nella comunità locale.
Da Cosentini, nel corso dei secoli, i Landulfo si stabilirono anche a Fornelli , dove la famiglia consolidò la propria presenza intrecciandosi con altri rami e casate del territorio, tra cui quella dei Borgia di Cosentini. Le due famiglie erano unite non solo da rapporti di parentela, ma anche da affinità sociali e culturali: piccoli proprietari, artigiani, professionisti e figure di riferimento per le comunità del Cilento, interpreti di un’aristocrazia “minore” ma vivace, colta e fortemente legata alle proprie radici.
La storia dei Landulfo è segnata anche da episodi di rilievo politico. Durante la Repubblica Partenopea del 1799, il barone Giuseppe Landulfo fu tra i promotori della democratizzazione e venne eletto presidente della Municipalità, simbolo di un impegno civile che univa il senso del dovere alla visione moderna di un Sud aperto al cambiamento.
«Ogni volta che entro in un archivio racconta Tommasetti sento di sfiorare l’anima del nostro Sud. Dietro ogni nome, dietro ogni documento, c’è una comunità, un legame invisibile che attraversa il tempo. La storia dei Landulfo e dei Borgia è una di quelle che parlano di radici, di fedeltà alla propria terra e di identità tramandata».
Nei prossimi giorni Tommasetti sarà ad Agnone Cilento, luogo che ama particolarmente “per ammirare il mare d’inverno”, come cantava Loredana Bertè, perché, dice sorridendo, «è tutta un’altra cosa». Un’occasione per unire la ricerca alla contemplazione, la memoria storica al fascino silenzioso del Cilento fuori stagione.






