Tra Agropoli e De Filippo: il viaggio di Tommasetti nella città del teatro e delle emozioni
Tra Agropoli e De Filippo si intreccia un viaggio che assume il valore della coincidenza perfetta, una di quelle che sembrano nate per unire la vita quotidiana con la cultura. L’arrivo di Aurelio Tommasetti nella città cilentana avviene proprio mentre, in famiglia, si rivede uno dei rituali più sentiti del periodo che precede le festività: la visione di Natale in casa Cupiello, il capolavoro di Eduardo De Filippo che ogni anno riporta nelle case un misto inconfondibile di comicità, malinconia e umanità. Mentre scorrono le scene, torna anche una delle più iconiche: la lettera “Cara Matre”, con tutta la sua irresistibile ingenuità. Riascoltarla proprio nei giorni in cui ci si prepara a raggiungere Agropoli crea una sensazione particolare, come se arte e vita avessero deciso di sfiorarsi. È una coincidenza che sembra quasi un segno, un modo per ricordare quanto Eduardo continui a parlare alle nostre famiglie e alle nostre radici.
Ad Agropoli, infatti, sorge un teatro dedicato proprio a Eduardo De Filippo. Non è un semplice edificio culturale, ma un vero presidio simbolico: un luogo in cui la tradizione, la comicità intelligente e la poesia del grande autore napoletano trovano ancora spazio per respirare. Entrare in questo teatro significa ritrovare l’essenza del suo modo di raccontare la vita: sincero, immediato, universale. È un omaggio tangibile alla sua eredità e, al tempo stesso, uno stimolo per la comunità, che attraverso la cultura continua a crescere e a riconoscersi. La presenza del professore Tommasetti in questo contesto aggiunge un ulteriore significato. Da sempre attento alla valorizzazione dei territori e del patrimonio culturale del Mezzogiorno, trova ad Agropoli un esempio concreto di come luoghi e tradizioni possano dialogare tra loro, diventando risorse da proteggere e promuovere. Il teatro intitolato a De Filippo non rappresenta solo un tributo, ma una scelta culturale precisa: quella di custodire ciò che ci unisce e ci definisce. A fare da cornice a tutto questo c’è il Castello Angioino-Aragonese, che domina Agropoli anche a fine novembre. Le sue mura antiche, lambite dall’aria più fredda dell’inverno, creano un’atmosfera sospesa, quasi cinematografica. Il castello non entra direttamente nella storia, ma la osserva: è un fondale silenzioso, un testimone che completa la poesia del luogo con la sua presenza imponente e discreta. In questo intreccio di emozioni, ricordi e luoghi, Agropoli diventa il punto in cui la cultura incontra la vita e la arricchisce.
La visione familiare di Natale in casa Cupiello, il teatro dedicato a Eduardo, la sensibilità dell'ex rettore dell'università di Salerno, prof. Aurelio Tommasetti e il castello d’inverno formano un unico racconto: semplice, autentico, profondamente legato alla tradizione e alla bellezza dei momenti che sanno sorprenderci. Una storia che ricorda come certi incontri — con le persone, con i luoghi, con l’arte — siano capaci di lasciare un segno.







