Aurelio Tommasetti nel grande viaggio cilentano: storia, persone e meraviglia nel Parco del Cilento, tra Vallo di Diano, Alburni e le porte della Costiera
È stato un viaggio lungo e appassionato quello che ha portato Aurelio Tommasetti ad attraversare il Cilento, il Vallo di Diano, gli Alburni e la Piana del Sele, incontrando comunità diverse, ascoltando storie antiche e contemporanee e lasciandosi guidare dalla curiosità verso luoghi che raccontano l’identità profonda di questa terra. Dalle cascate di Sant’Angelo a Fasanella, dove la natura conserva la potenza delle origini, ai borghi del comune di Montecorice con le loro anime di Cosentini, Fornelli, Zoppi e Agnone; da Pollica, Celso, Galdo e Acciaroli, che nei secoli hanno incantato uomini di mare, eruditi e viaggiatori come il grande Hemingway, fino a Stio con l’eredità dei Pasca e Cuccaro Vetere affacciato sulle vallate come un balcone antico.
Ad Agropoli, tra mura medievali e profumo di mare, e poi Castellabate con la memoria dell’abate Costabile, il viaggio ha respirato storia e tradizione, mentre a Laureana Cilento ha ritrovato il lato colto e spirituale del territorio. Nel Vallo di Diano, tra Teggiano, Sant’Arsenio e il Serrone, passando per Polla e Sala Consilina, il cammino si è intrecciato con secoli di arte, fede e cultura. Poi le porte degli Alburni, con Sicignano e il suo castello, e Pertosa, dove le grotte dell’Angelo custodiscono leggende di monaci e pellegrini.
Da lì, scendendo verso la Piana del Sele, l’arrivo a Giffoni ha raccontato l’energia culturale di un territorio giovane e creativo, mentre Battipaglia ha mostrato la forza concreta di una città moderna cresciuta sul lavoro e sull’agricoltura. E così il viaggio è proseguito fino a giungere a Salerno, dove la storia della Scuola Medica Salernitana e la bellezza del lungomare hanno rappresentato la sintesi perfetta tra memoria, identità e futuro.
In tutto questo percorso, Tommasetti è apparso quasi come un William Wallace della Scozia, non nelle battaglie ma nello spirito: Wallace fu un uomo che attraversò castelli, vallate e villaggi animato dall’amore per la sua terra e dal desiderio di unire persone diverse sotto un unico senso di appartenenza.
Allo stesso modo, questo viaggio ha incarnato un’energia pacifica e determinata, un cammino fatto per ascoltare, comprendere, valorizzare e abbracciare ogni comunità con rispetto e gratitudine. Come Wallace trovava forza nei volti della sua gente, così ogni tappa ha offerto la sua parte di umanità, calore e memoria.

Alla fine di questo lungo itinerario, ciò che rimane sopra ogni cosa è un sentimento di riconoscenza verso tutti coloro che hanno accolto con un sorriso, una parola, un gesto semplice ma sincero.
«Devo solo dir grazie a tutti per avermi accolto e ascoltato. Un grazie a tutti. — Prof. Aurelio Tommasetti».
Borrelli Silvia







