Cava de´ Tirreni: Grande successo per il libro “Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945"
Sabato 29 gennaio al Social Tennis Club di Cava de’ Tirreni alle ore 19.00 è stato presentato dall’Associazione Giornalisti Cava - Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, con il patrocinio morale della Regione Campania e del Comune di Cava de' Tirreni, l’ultimo libro di Mario Avagliano “Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945” (Einaudi), scritto in collaborazione con Marco Palmieri.
L’iniziativa a pochi giorni dalla Giornata della Memoria mira a far conoscere una pagina buia della recente Storia d’Italia e molto spesso ignorata soprattutto dalle nuove generazioni che non hanno vissuto sulla propria pelle cosa volesse dire essere ebreo o ariano.
Davanti a un folto pubblico l’attore Giuseppe Basta ha introdotto la serata leggendo alcune righe di una lettera di Settimia Spizzichino, ebrea reduce da Auschwitz cittadina onoraria di Cava, a cui nel giorno della memoria l’amministrazione comunale ha intitolato una via.
Il Presidente dell’Associazione Giornalisti Antonio Di Giovanni ha dato il benvenuto ai presenti e lasciato la parola al presidente del Social Tennis Club Francesco Accarino, al consigliere regionale on. Giovanni Baldi, al consigliere comunale delegato alla cultura Giovanni Del Vecchio e ad Alfonsina De Filippis.
I giornalisti Vito Pinto e Franco Bruno Vitolo con un ping pong di domande hanno intervistato la storica Gloria Chianese, della Fondazione Di Vittorio di Roma, e l’autore.
La conversazione è stata intervallata dalla lettura di stralci del libro.
L’opera raccoglie lettere e diari degli ebrei italiani che dal 17 novembre 1938 con l’entrata in vigore delle leggi razziali con stupore “scoprono” di non essere italiani, ma solo ebrei, indegni di poter ricoprire un ruolo nella società italiana che pure contribuirono a costruire a partire dal Risorgimento.
La prof.ssa Chianese ha esordito ricordando che le leggi razziali furono sottoscritte dal Re e che le istituzioni le condivisero in pieno ponendo in essere la cacciata degli ebrei da ogni struttura pubblica senza riserve. “L’antisemitismo è una grossa ferita e gli italiani si sono assolti facilmente da ciò, eppure furono complici di queste leggi e oggi occorre una rilettura critica di questa vicenda”.
Eppure gli ebrei non erano antifascisti e dall’opera, raccolta di scritti che a distanza di decenni emoziona chi li legge e racconta uno spaccato di Storia che gli italiani hanno dimenticato in maniera frettolosa, emerge lo stupore e il dolore di non essere più italiani. Le leggi razziali furono vissute come un vero e proprio tradimento.
Lo stesso Badoglio, capo del governo provvisorio, dopo la caduta del fascismo non abolì le leggi se non per una clausola prevista dall’armistizio, ma non provvide a far distruggere gli elenchi degli ebrei, elenchi che poi i repubblichini e i nazisti utilizzarono per le loro retate.
Per questo Avagliano ribadisce con forza che sarebbe opportuno che l’Italia dovrebbe istituire il giorno della memoria della persecuzione degli ebrei il 17 novembre, data di emanazione delle leggi razziali nel 1938, al fine di avere un appuntamento annuale collettivo di riflessione sulle nostre responsabilità nazionali e su come evitare che questi fenomeni possano ripetersi.
La lettura attenta dell’opera permette di cogliere le ansie e l’incredulità di persone che per generazioni si erano considerate italiane e che si ritrovarono nemici dello Stato.
Moltissimi gli aspetti evidenziati nella presentazione del libro che può essere considerato un’opera che alla pari di “Se questo è un uomo” contribuisce a tenere viva la memoria su quella che è stata una pagina oscura della storia italiana.
Magrina Di Mauro







