Cassazione conferma carcere per infermiera che rapì neonato
"La gravita' del fatto commesso e la personalitĂ deviante della stessa (che non aveva mai manifestato segni di resipiscenza) rendevano concreto il pericolo di recidiva e imponevano l'applicazione della piu' rigorosa misura cautelare".
Con queste parole, la Corte di Cassazione ha motivato la sentenza che conferma la condanna in carcere per Annalisa Buonocore, la donna che il 7 giugno del 2010 rapì un neonato dall'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.
Le motivazioni, depositate oggi, confermano quindi l'ordinanza di custodia cautelare in carecere per la donna, emessa nel luglio 2010.
Annalisa Buonocore entrò nel reparto di ostetricia "vestita in modo da apparire infermiera", come si legge ancora nella sentenza, e rapì il figlio appena nato di Annalisa Fortunato. Dopo ore di ricerche e di angoscia, la donna ed il bambino vennero ritrovati nella tarda serata dello stesso giorno.
La donna aveva appena perso un figlio per un aborto spontaneo. Prima il GIP di Nocera, poi il Tribunale di Salerno avevano disposto la custodia in carcere. I legali della difesa avevano fatto ricorso in Cassazione, ritenendo che l'infermiera dovesse essere accusata non del reato di sequestro di persona, ma di quello, meno grave, di sottrazione d'incapace.
La Quinta sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso con la sentenza 6220, ritenendo addebitabile alla Buonocore il reato di sequestro di persona anche nel caso del neonato.







