"Se io fossi San Gennaro" - Sold out alla prima del Teatro Parmenide
di Giovanni Mautone | BlogCoda all'ingresso e corsa all'ultimo posto disponibile: questo è stato il primo impatto di chi sabato sera si è recato alla prima del neonato Teatro Parmenide di Ascea, presso la sede della Fondazione Alario. Un pienone forse inaspettato ma sicuramente gratificante quello che ha inaugurato la prima stagione del teatro asceoto, da quest'anno sotto la direzione artistica dell'acclamato e conosciutissimo Carlo Sacchi, che reduce dall'ottima esperienza del Teatro La Provvidenza di Vallo della Lucania, quest'anno ha deciso di puntare tutto su Ascea, e sulla valorizzazione di una struttura già da tempo esistente e che ha grandi potenzialità.
Nonostante la breve “bagarre” per accaparrarsi gli ultimi posti rimasti vuoti, lo spettacolo, scritto ed interpretato da Federico Salvatore, si avvia e dopo la breve presentazione del completo cartellone teatrale, entra in scena il protagonista accompagnato dalla sua “band del nord, Caserta Nord”, come lui stesso tiene a specificare. Dopo il brano di apertura, in cui chiunque ha potuto riconoscere un omaggio alla figura del grande Totò, anche se tra le citazioni insite nel brano compare gran parte del patrimonio cinematografico-teatrale italiano, lo spettacolo si avvia con una coinvolgente alternanza tra brani cantati e brevi monologhi, mai tediosi e sempre densi di quel tocco sottile di ironia, satira e amara constatazione della realtà sociale in cui l'Italia, il sud e Napoli in particolare, versa nell'ultimo decennio. Sembra che il Federico televisivo sia stato messo da parte, tranne nel momento in cui se ne fa un breve accenno attraverso una “sincera ninna nanna “ scritta per sua figlia Azzurra, ma l'irriverenza e la satira bonaria - bonaria fino ad un certo punto - continuano a caratterizzare il suo personaggio, la cui alternanza tra Federico e Salvatore sembra finalmente aver trovato il giusto equilibrio. I brani musicali ci raccontano la sua carriera, la sua evoluzione, e se da una parte riportano alla memoria del pubblico adulto i suoi più grandi successi, dall'altra aiutano, chi magari troppo giovane per aver potuto apprezzare a pieno la sua arte, a conoscerlo un po' meglio.
Due ore che scorrono in maniera leggera, due ore che soddisfano l'attesa febbrile dei giorni precedenti, due ore che volentieri il pubblico deciderà di spendere seduti in poltrona rossa anche per il prossimo appuntamento, tant'è che pur di non perdere una singola parola, anche i sottili bisbiglii dei bambini venivano messi a tacere. E se qualche difetto deve essere messo in luce, allora bisognerebbe puntare l'obiettivo sulla titubanza con cui le maschere, o più propriamente hostess, e il settore “dirigente” hanno accolto una folla forse inaspettata di persone,e sulla oggettiva difficoltà di accontentare tutto il pubblico con una sistemazione adeguata, vista la limitata – e tuttavia ampia – capienza della sala.
Ma d'altronde come dice il proverbio, sbagliando s'impara (o se volessimo dirla alla cilentana, 'u primo surco nun è mai surco) quindi certi della professionalità del direttore Sacchi e dello staff della Fondazione Alario, che insieme ad esso hanno intrapreso questo ottimo progetto, siamo sicuri che per il 15 Dicembre tutto scorrerà liscio, ancora più di questa sera.
- 24/11/2012 -
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