Teatro Parmenide - “Spettacolo di Paolo Villaggio” - La semplicità di un uomo, la grandezza di un personaggio
di Giovanni Mautone | BlogLo spettacolo non inizia in orario. Il protagonista non c'è, ha fatto tardi, si è trattenuto. Si ma dove? Eccolo lì, seduto vicino al tavolino della camera che lo ospita, nella foresteria della Fondazione Alario, insieme a suo figlio e ai giornalisti che sono arrivati di corsa e in massa per poter strappare un'intervista, una foto o semplicemente per poter respirare la stessa aria del “fu Ragioner Fantozzi”, l'attore, scrittore, uomo Paolo Villaggio. Un' intervista che lì per lì ti lascia un po' basito, ti viene quasi da chiederti: ma che sta dicendo, dove vuole arrivare? Poi scoprirai che in quei 10 minuti, in cui sei stato a pochi centimetri da lui e magari hai anche pensato di abbandonare la sala al primo momento utile, hai avuto la sintesi del suo spettacolo. Si torna in sala, e nel frattempo i posti vuoti sono stati riempiti, non c'è la stessa ressa della prima sera, ma un'attesa sensibile, nell'aria, perché tutti sono curiosi di vederlo da vicino. Ed arriva sorprendendo tutti, entrando dall'uscita di sicurezza come fosse un semplice spettatore un po' maldestro per via dell'età, si avvicina alla ribalta e, con la pacatezza tipica di un uomo di ottant'anni, inizia a prendere in giro tutto e tutti. Dal Papa a Berlusconi, (perché per sua stessa ammissione, lui si trova “alla sinistra del Partito Comunista Cinese”, e quindi da buon “terrorista” non può far altro che puntare il dito contro l'ex premier), passando per i matrimoni, etero e gay, e non vengono risparmiati nemmeno i presenti in sala, senza distinzione di ceto sociale o ruolo istituzionale. Anche perché lui, per fortuna o purtroppo, non conosce le gerarchie cilentane, e così, scegliendo di canzonare tra tanti, proprio il Presidente e il Fondatore della Fondazione Alario, regala a tutti i presenti le prime risate. Risate che proseguono poi quando sale sul palco e, con l'ironia tipica di un comico navigato, racconta la sua vita, i suoi ricordi, le sue esperienze, insomma recita “il suo spettacolo”, Lo Spettacolo di Paolo Villaggio. Uno spettacolo che non segue una trama o un testo, ma che attraversa 80 anni di storia d'Italia, partendo dalla quotidianità della seconda guerra mondiale per arrivare all'imbarco in aeroporto di poche ore prima dello spettacolo, aggiungendo il condimento dell'ironia anche quando tocca gli argomenti più tristi. Un dialogo privato, magari svoltosi nel salotto di casa, idea suggerita anche dalla scenografia non-scenografica, costituita da una bottiglietta d'acqua naturale e da una sedia, peraltro munita di ruote, utilissime quando Paolo si sposta per far proiettare sullo sfondo immagini tratte dai suoi ricordi personali e dai momenti più significativi della sua carriera cinematografica. É ovvio che, all'uscita dalla sala, in molti avranno pensato di chiedere un rimborso del biglietto o di manifestare, con commenti successivi alla serata, il loro sconcerto nel trovarsi di fronte ad uno spettacolo che anche dal Piccolo è stato definito “una merda”. E forse non hanno tutti i torti, chi mai avrebbe voluto assistere ad uno spettacolo che lo stesso Paolo afferma di aver ideato “perché i soldi fanno sempre comodo” ?! Ma forse sfugge al pensiero dei più, la tenerezza, la semplicità, insita nel profondo di questo dialogo, quello di un uomo che nonostante la stanchezza, la vecchiaia e i tangibili acciacchi, ha ancora voglia di dare qualcosa, di trasmettere un messaggio, di veicolare emozioni ma soprattutto di riceverne, da quel pubblico che tanto lo ha amato, e tanto gli ha regalato finora. Il gesto dell'applauso, che lui ha spiegato all'inizio dello spettacolo, le parole che ha usato per descriverlo, è tutto racchiuso qui. Chi era presente ha capito. E lo racconti.
- 15/12/2012 -
© RIPRODUZIONE RISERVATA







