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Goletta Verde, il bilancio del tour 2011

📅 mercoledì 17 agosto 2011 · 📰 AmbienteSalerno

scarichi in mare e tuffi
Credits Foto gogreen.virgilio.it

Due mesi di navigazione e 40 tappe per contrastare l’Italia delle libertà che minacciano il Mare Nostrum: la libertà di inquinare le acque, di cementificare le coste e di trivellare i fondali marini.

Un lungo viaggio per fare informazione sullo stato di salute del mare e delle coste italiane e per la promozione di buone pratiche.

Si è concluso il tour 2011 di Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente, che anche quest’anno ha eseguito il monitoraggio dell’inquinamento microbiologico delle acque del Belpaese, causato dall’assenza di depurazione per ben 18 milioni di cittadini a ormai 35 anni dall’approvazione della legge Merli, la prima sul trattamento delle acque reflue.

I risultati si commentano da soli: 146 i punti critici disseminati lungo il territorio nazionale, praticamente uno ogni 51 km di costa, l’80% dei quali è risultato fortemente inquinato. Sotto i riflettori, ancora una volta, l’emergenza foci: 112 sono infatti quelle risultate off limits a conferma che il problema della mancata depurazione riguarda in primo luogo i comuni dell’entroterra.

Le regioni dal mare più cristallino sono risultate invece la Sardegna, dove si è registra un punto critico ogni 346 km di costa, e la Puglia, una criticità ogni 96 km. Il monitoraggio scientifico di Legambiente conferma il preoccupante quadro che emerge dalla procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della normativa comunitaria sulla depurazione degli scarichi fognari.

L’Oscar dell’inquinamento va alla Calabria, dove oltre il 60% dei cittadini scarica a mare reflui non depurati a norma di legge, seguita da Campania e Sicilia. Con rispettivamente 20, 19 e 16 punti critici emersi dalle analisi del laboratorio mobile di Goletta Verde, queste tre regioni, nonostante l’indiscutibile bellezza dei loro litorali, si distinguono a livello nazionale per presenza di scarichi illegali o impianti non a norma o mal gestiti.

Il maggior numero di Comuni italiani con oltre 15mila abitanti che non si sono adeguati entro il 31 dicembre 2000 alla direttiva europea 1991/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane si trovano proprio in queste 3 regioni, dove si contano ben 134 comuni medio grandi senza depuratore sul totale dei 168 rilevati dalla Commissione europea in tutta Italia (sono 90 in Sicilia, 22 in Calabria e Campania).

Per quanto concerne la libertà di cementificare le coste, si apre un altro triste capitolo: nel nostro paese, sono infatti ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine solo nel 2010, quasi 10 reati al giorno. Anche in questa poco onorevole classifica il podio è occupato da Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale.

Non solo, in queste tre regioni insistono anche quattro dei cinque ecomostri simbolo dell’Italia sfregiata dal cemento abusivo, censiti da Legambiente, da abbattere al più presto: le ville mai finite costruite dalla mafia con la complicità della pubblica Amministrazione a Pizzo Sella, la “collina del disonore” di Palermo; le 35 ville abusive di Capo Colonna a Crotone che, nonostante una sentenza di confisca, sfregiano l’area archeologica; l’albergo di Alimuri a Vico Equense sulla penisola sorrentina; le “villette degli assessori” sulla spiaggia di Lido Rossello a Realmonte nell’agrigentino. A completare il quadro della top five da abbattere al più presto il villaggio abusivo di Torre Mileto nel comune di Lesina (Fg) in Puglia.

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