UN PARCO NAZIONALE INVASO DAI RIFIUTI. E NON SOLO
Ma è mai possibile che percorrendo le strade del Parco nazionale del Cilento, patrimonio dell’Umanità, Mab e per ultimo anche Geoparco, ci si imbatta di continuo in cumuli di rifiuti di ogni tipo, anche pericolosi?
Certo non è solo questo il problema che affligge il parco naturale più grande d’Italia. Dissesto idrogeologico, abusi edilizi, sfruttamento non autorizzato di aree protette, incendi dolosi e altro ancora. Ma quello dei cumuli di rifiuti risalta di più perché presente dovunque e in ogni momento dell’anno.
Non sono solo i turisti quindi che abbandonano i rifiuti, lasciando ai cilentani sgraditi regali a fine vacanza. Eternit, elettrodomestici, materassi, pezzi di auto, batterie e copertoni d’auto vengono abbandonati dai locali nei viottoli, nei campi, sul ciglio di strade e di fiumi, nella macchia mediterranea.
E’ mai possibile che tra un taglio di nastro e un convegno la dirigenza del Parco (ma anche le istituzioni locali) non trovino un momento per produrre un piano operativo che risolva questo grave problema d’inquinamento?
I rifiuti sono un problema d’inquinamento degli ecosistemi naturali ma anche un problema d’immagine.
Eppure si legge sulla stampa che il turismo nel Cilento tira. Sicuramente i panorami mozzafiato,i siti incontaminati, il cibo genuino (vedi la dieta mediterranea), l’ospitalità diffusa dei locali, il mare cristallino sono temi di una “sapiente e accorta” propaganda degli addetti ai lavori e anche del Parco che sembra avere tanto a cuore la tutela del patrimonio culturale e naturale del Cilento.
I vacanzieri arrivano numerosi ma poi rimangono spesso delusi e amareggiati come quel gruppo di turisti affezionati alla foce del fiume Mingardo (con il suo famoso ma pericolante Arco naturale) che è sembrata loro quest’anno non degna “di un parco naturale ma come la foce del fiume Mekong”.
Mai più ci torneranno. “Meglio Ostia a questo punto”, affermano. Lasciano poi come ringraziamento un sacchetto di rifiuti lungo la strada, gettandolo direttamente dall’auto in corsa.
Paolo Abbate
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