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La fine della pesca del pesce spada e del tonno nel racconto di anziani pescatori cilentani

📅 giovedì 10 novembre 2011 · 📰 AmbienteCilento

pesca antica cilentana
Credits Foto OpEd

I paesi della costa cilentana vivevano una volta essenzialmente di pesca. Per questo ci sono ancora anziani pescatori, adesso in riposo, che volentieri raccontano, seduti al bar, dei tempi che furono quando la pesca era abbondante e tornavano al paese con le paranze cariche.

La cittadina di Sapri, così bella e adagiata nella sua baia, era uno di questi paesi: un paese, secondo gli storici locali, di calderai e di pescatori.

La pesca al pesce spada fino agli anni Sessanta dava da vivere a molti paesani. Si partiva con le paranze alle due- tre di notte nel mese di giugno spingendosi molto al largo di 50-60 miglia dalla costa fino a che non si vedeva più la terra, e si calavano le “coffe” da dove pendevano ami con le sarde come esca.
Fino a 1000 ami si calavano per prendere una ventina di pesci spada, piccoli o grandi, ritirando le coffe alle prime luci del giorno.

A volte si poteva imbattersi nel mare divenuto grosso (forza 7 ad esempio) e la paranza doveva tornare indietro senza pesca. Era stata persa così una giornata e ore di navigazione inutilmente.

Questo tipo di pesca finì, verso gli anni Ottanta, con l’arrivo della pesca diciamo così industriale, ovvero con navi grandi di ferro e con le reti a strascico. Maestri erano i giapponesi che utilizzavano anche la corrente elettrica e gli elicotteri che segnalavano i branchi alle barche, per prendere il pesce spada e il tonno, così richiesti nel mercato d’Oriente.
La pesca a strascico continuò anche nel Cilento, ancora per poco tuttavia, perché non poteva certo reggere alla concorrenza.
Un anziano pescatore di Sapri racconta ancora una disgrazia terribile capitata a un marinaio di 30 anni mentre tirava su con il verricello a motore la rete a strascico. Rimase impigliato con il giubbino alla rete e fu maciullato nel meccanismo del verricello senza che il compagno potesse intervenire.


Ma perché racconto queste storie? Ma è molto semplice. Da attivista del wwf mi interessa conoscere e divulgare le ragioni dell’impoverimento o addirittura la scomparsa di certe specie, determinando il degrado della biodiversità naturale da cui tutti dipendiamo.
Il pesce spada e il tonno, così abbondanti un tempo, sono ormai nella “lista rossa”, cioè nella loro disponibilità in natura divenuta molto limitata per i costi energetici ed ambientali elevati.

Certo la tecnologia ha cambiato il nostro stile di vita, rendendoci più comoda la vita. Ma il suo uso smodato e spesso egoista sta distruggendo velocemente le risorse naturali, che non sono illimitate, rendendo la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi assai precaria.

Tra le cause responsabili dell’impoverimento o la scomparsa di molte specie di pesci si deve aggiungere, oltre alla pesca incontrollata e incompatibile con la risorsa mare, anche l’inquinamento dell’ecosistema marino.

Rischiando di essere noioso, cercherò di riportare alcuni dati di questo fenomeno.
Reti da pesca dismesse, sacchetti di plastica, mozziconi di sigarette, una marea crescente di rifiuti marini danneggia e inquina oceani e spiagge in tutto il mondo

Circa 250 miliardi di frammenti microscopici di plastica galleggiano nel Mediterraneo.
E’ un fenomeno allarmante di inquinamento da micro-plastica, quasi invisibile ma in grado di entrare nella nostra catena alimentare. I frammenti di plastica dalle dimensioni e colori simili al plancton vengono scambiati per cibo e ingeriti dai piccoli pesci che poi a loro volta vengono mangiati dai predatori più grandi.
La plastica, prima di frantumarsi in micro particelle agisce come un serial killer per centinaia di migliaia di mammiferi marini, tartarughe e uccelli che accumulano nel loro stomaco grandi quantità di questi rifiuti sino a rimanerne vittime. La plastica dopo la morte dell'animale torna infinite volte libera nell'ambiente uccidendo ancora.

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Pesca al pesce spada in Sicilia prima dell’avvento delle barche a motore
Pesca al pesce spada in Sicilia prima dell’avvento delle barche a motore


Foto e dati ripresi da l'ultimo rapporto dell’Unep (le Nazioni Unite per l’Ambiente) e della società Ocean Conservancy presentato in occasione della giornata mondiale degli oceani.

Paolo Abbate

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(foto in alto da internet – Pescaweb)

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