CASTELLABATE IN ATTESA DEI RE MAGI VIAGGIA NEL TEMPO
di Marisa Russo | BlogRicordiamo ai bambini i significati simbolici della befana
In attesa dei Re Magi, il 6 gennaio dalle ore 19, si ripete per la terza volta a Castellabate, nel caratteristico Centro Storico medioevale, la rappresentazione di “Natale al Borgo”, realizzata dal Comune con la collaborazione della Pro Castellabate, della Bottega Teatrale e del costumista Arminio Tavola. Si consiglia per raggiungere il Borgo di prendere la navetta gratuita dalle frazioni San Marco, alla Torretta, o da S.Maria in Piazza Matarazzo. E’ un percorso tra scalette, archi, antri suggestivi, che conduce in un tempo passato, all’inizio del 1900, certamente di maggiori ingiustizie e per troppi di eccessive fatiche e sacrifici, ma con più calore umano e maggiore comunicazione orizzontale, tra la popolazione. Lungo il percorso è possibile nelle taverne gustare antiche pietanze della tradizione cilentana. Tra richiami a vecchi lavori e ad antiche tradizioni, questo iter, che ricorda l’attesa del Sacro Evento nel secolo scorso, sembra anche richiamare alla sacralità della vita, molto spesso oggi troppo distratta da superficialità ed evasioni che ne distorcono il senso. Le lavandaie ci ricordano un rito importante, quello del bucato, non a caso così denominato! Su un panno bucato infatti si filtrava la cenere sbiancante! Il giorno del lavaggio non era scelto a caso ma per lo più dipendeva dalle fasi lunari. In molti paesi cilentani esisteva una persona particolare, maggiormente una donna detta la Ceneraria, che raccoglieva nelle varie case le ceneri avanzate da forni e camini, per poi darle a chi ne faceva richiesta per i bucati. Si svolgevano presso i lavatoi comunali, che divenivano luogo di riunione, d’incontro ed anche di corteggiamento. Preparato a casa il sapone con soda e foglie di nepetella per profumarlo, come la fune per stenderlo, il bucato asciugato al sole certo aveva ben altro odore ed energia di quello ora steso in città!. La Cometa di Betlemme, tanto discussa e non scientificamente confermata, che indicò il cammino ai Re Magi per raggiungere il Sacro Bimbo, ha certamente un gran valore simbolico, luce splendente di fede che illumina il percorso esistenziale. A Castellabate consigliata anche una visita alla Basilica di S. Maria de Gulia, non dimenticando il suo Museo d’Arte Sacra, il cui nome richiama al volo dell’aquila (gulia da aquila!) per la sua splendida posizione collinare, dove si può ammirare un bel presepe ed antiche opere d’Arte, tra le quali richiamo, per i suoi tanti interessanti simboli che invitano a pensare, a quella stupenda ed interessante dedicata a S.Caterina, non a caso considerata protettrice dei folli! La follia spesso, come per la Santa, viene erroneamente attribuita a chi si rifiuta di accettare costrizioni dominanti! Giunti al Belvedere, ai piedi del Castello che ospita la Natività, lo sguardo si apre tra mare, che sembra richiamare al mare esistenziale, e cielo che si eleva, conducendoci in un oltre. Lì sulla Collina dell’Angelo, è più facile essere condotti nel volo dello spirito, mentre si attendono i Re Magi che portano i simbolici doni di oro, sovranità sacrale, incenso, il cui profumo aiuta la concentrazione nella preghiera per l’elevazione spirituale, e mirra che richiama alla caducità dell’essere umano poiché era adoperata nell’imbalsamazione dei cadaveri.
Nella tradizione familiare sono ricordati dalla befana. Spieghiamo ai bambini almeno i significati simbolici di questa magica figura, che unisce i quattro principali elementi: viene volando dall’aria, entra attraverso il camino, il fuoco, giunge sulla terra il 6 gennaio, giorno che era dedicato alla purificazione delle acque e con questa delle case, nei riti pagani di Dioniso ed Osiride. Porta doni come i Re Magi, che erano sacerdoti del fuoco purificatorio, quel fuoco sul quale il 17 gennaio ella si immolerà per atto purificatore e propiziatorio! Con la saggezza della vecchiaia “scopa” il male e porta giocattoli e dolci o carboni, premi e punizioni, per distinguere il bene dal male. “Befana” non merita certo di divenire vocabolo adoperato in senso dispregiativo, come spesso avviene, da ragazzi volgari di una “non conoscenza” distruttiva.
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