VALLO DELLA LUCANIA_ IL VESCOVO IN PELLEGRINAGGIO CON I FEDELI DI VARI PAESI DELLA DIOCESI
di Marisa Russo | BlogDALLA NATURA AL CULTO: MAGGIO MESE DELLE ROSE E DEL ROSARIO
Piu’ di cinquanta pullman con fedeli provenienti da vari paesi della diocesi cilentana, sabato 19 maggio, partono in pellegrinaggio verso il santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, ovvero verso la basilica papale, zona extraterritoriale della Santa Sede in Italia. L’iniziativa del Vescovo Miniero, importante come simbolo di unione, di aggregazione dei fedeli, è anche plateale richiamo al Rosario che dalle rose prende il simbolo in questo mese che le vede sbocciare donando quel leggero e soave profumo che eleva. L’unione di Natura e Culto, in una sacralità che conduce dall’immanente verso l’oltre, è splendidamente espressa da questa coroncina, serto di rose offerto alla Madonna, dove ogni grano è una rosa che diventa preghiera. Dal misterioso, complesso insieme di forme e colori della Natura ci giungono tanti messaggi profondi che, colti, infondono emozioni, conoscenze e collegamenti incredibili. San Domenico, che instituì il Rosario, ne colse un significato indistruttibile. Il lungo stelo della rosa ricco di spine, quale iter umano con anche sofferenze, ma molto flessuoso, capace di girarsi senza spezzarsi ed osservare da varie prospettive, è già un insegnamento. I vari cerchi concentrici dei petali del fiore sembrano rappresentare i vari stadi della conoscenza, sino a giungere al centro del sé, dove è concentrata la più profonda e misteriosa conoscenza dell’io, monade del tutto. Finanche il suo fondamentale colore che le dà il nome, il rosa, fusione del rosso della passione, fervore, entusiasmo (dalla greca etimologia “Dio interiore”) con il bianco della purezza, sembra indicare un percorso esistenziale. Non a caso furono ideati gli architettonici “rosoni” nelle cattedrali per stimolare, in questi luoghi di culto, alla concentrazione, alla ricerca di quel punto interiore, scintilla di comunicazione con il sacro. Nell’originaria immagine pittorica la Madonna del Rosario di Pompei offriva il rosario a San Domenico ed a Santa Rosa, che poi fu fatta sostituire con Santa Caterina dal pittore napoletano Federico Maldarelli.

La storia del Santuario è legata a quella del Beato Bartolo Longo, suo fondatore e della contessa Marianna de Fusco, moglie del conte Albenzio de Fusco, poi vedova e sua convivente, con la quale condivise una vita al servizio dei più bisognosi. Singolare unione dai profondi contenuti, al di là di schemi stabiliti, che molto dovrebbe far riflettere anche oggi, contro ogni dilagante superficialità di giudizio- La loro convivenza diede adito a parecchi pettegolezzi, ma ebbe il beneplacito dell’arcivescovo di Napoli cardinale Sanfelice. Dopo anni decisero di sposarsi, nell’aprile 1885. Longo morì il 5 ottobre del 1926 e, come da suo desiderio, fu sepolto nella cripta in cui riposa anche la contessa De Fusco. L'11 novembre del 1962, nella piazza antistante il Santuario fu collocato il monumento a Bartolo Longo, opera di Domenico Ponzi di Ravenna. Il 26 ottobre 1980 fu dichiarato Beato da Papa Giovanni Paolo II. La pratica devozionale della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei (l'ora del Mondo) fu da lui scritta e viene ogni anno trasmessa tramite la televisione e la radio in tutto il Mondo.
“Aveva trovato una zona paludosa e malsana, a causa dello straripamento del vicino fiume Sarno, abbandonata praticamente dal 1659-scriveva Antonio Borrelli_ Alla sua morte lasciò una città ripopolata, salubre, tutta ruotante attorno al Santuario e alle sue numerose opere, a cui poi si affiancò il turismo per i ritrovati scavi della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio.
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