CASTELLABATE - NON SOLO UNA LAPIDE PER RICORDARE LEONCAVALLO
di Marisa Russo | BlogNAPOLI_ RICHIESTA DI UNA LAPIDE CON L’IMPEGNO DI RIVISITARE LE SUE OPERE INIZIATO CON RECITAL E MEDAGLIA ALLA FAMIGLIA
Per il Maestro Ruggiero Leoncavallo, bistrattato a suo tempo dalla critica e dagli Editori, in un fermento che vede l’impegno di voler recuperare attenzione alle sue opere, si discute anche di lapidi. I discendenti della famiglia, collaterali poiché il Maestro non ebbi figli, ripropongono una lapide in ricordo sul palazzo dove nacque a Napoli alla Riviera di Chiaia. Castellabate fa bella mostra, nella Piazza del Centro Storico, di una grande lapide, ad opera di Monsignor Farina, in ricordo di dove vivevano i genitori quando la mamma era in sua attesa e dopo il parto, quindi dove visse qualche anno della sua infanzia, dove spesso tornò e resta sepolta la sua sorellina Irene. Tuttavia alla lapide ed alle pagine scritte dal Monsignore non c’è stato seguito di iniziative che ripropongano Ruggiero Leoncavallo. E’ ancora in attesa di risposta dell’Amministrazione Comunale il Progetto Mostra-Concerto che in particolare presenta “I Personaggi Femminili delle opere di Leoncavallo”, importanti per conoscere la psicologia dell’autore ed in modo particolare la capacità dell’Arte, dalla scrittura alla musica, di rivelare emozioni, sentimenti intimi non razionalmente espressi e di comunicarli emotivamente. Tali personaggi sono stati da me studiati e poi rivelati, tra forme e colori su grandi teloni, dall’artista scenografo Lavinio Sceral, Nella grande Sala Rari della Biblioteca Nazionale nel Palazzo Reale a Napoli, dove quella rara “tappezzeria” di libri antichi, rari, come ribadisce il direttore, costituisce una delle Biblioteche più importanti d’Europa, dove si respira cultura, l’Associazione ex allievi del Conservatorio S. Pietro a Majella ha dato il via, con un Recital, con pianista e tenore, ad una maggiore attenzione a questo compositore di musica e libretti, musicista e letterato, per lo più conosciuto per la sola opera “I Pagliacci” e la romanza “Mattinata”. Durante l’Incontro condotto da Lorenzo Tozzi, giornalista e musicologo, è stata donata anche ai discendenti della famiglia una medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica. I discendenti in particolare hanno ricordato un dolce quadretto familiare con il dodicenne Maestro che componeva un brano al pianoforte, accompagnato dalla cuginetta di sette anni, in casa della nonna, quasi un gioco che determinò la sua vita, tra memorie di profumi di ragù e melanzane della gastronomia napoletana che lo accompagnarono spesso. Il curatore del Museo Leoncavallo di Montalto Uffugo in Calabria, Franco Pascale, ha donato alla famiglia una particolare cartolina realizzata dal Museo. Non abbiamo purtroppo però potuto ascoltare la sua testimonianza che sarebbe certamente stata interessante per comprendere l’attuale interesse per il Maestro ed essere a conoscenza degli sviluppi del relativo Festival di Leoncavallo. Amareggiato dal comportamento della critica e degli Editori, in particolare per il sostegno dato alla Boheme di Puccini e non alla sua, Ruggiero Leoncavallo fu spesso all’estero, lavorò a lungo a Parigi, scelse poi di vivere in Svizzera, dove è seppellito. Forse per il suo carattere irascibile, per motivi politici, per la sua irrequietezza, per non cercare effetti particolari da coinvolgere la massa e per altro, fu trascurato, ma anche per il suo sentire ed esprimersi con la musica poichè, da vero artista, rimase libero, non impedendosi momenti, composizioni anche di carattere romantico,
non seguendo in modo determinato sempre il filone verista, pur avendo nel prologo dei Pagliacci realizzato il principale e primo Manifesto del Verismo Musicale, anche se fece seguito all’opera verista “Cavalleria Rusticana” di Mascagni. Ora certamente, superati tali empèchements, la sua musica va rivisitata, recuperata ed offerta all’ascolto. In questo Incontro abbiamo potuto ascoltare anche “Invocation à la Muse” e “A Ninon”, suonate al piano dal Maestro Francesco Pareti, un brano dell’opera “Zazà”, “O mio piccolo tavolo ingombrato”, e “Testa adorata più non tornerai”, dalla Bohème di Leoncavallo, anche con la voce del tenore Enzo Errico. A proposito della sua Bohème, ricordiamo che il suo libretto, attento anche alle problematiche sociali, si differenzia da quello dell’opera di Puccini, anche nel mostrare Mimì, non già ammalata all’inizio dell’opera, ma che si ammalerà in seguito non avendo denaro per curarsi, chiara denuncia sociale!
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Curatore Museo Leoncavallo Franco Pascale con discendente Leoncavallo







