“AMA LA RIVOLUZIONE” (MA QUALE?) - TRADOTTO IN ITALIANO il primo romanzo di Solzenicyn
di Marisa Russo | BlogLA CREATIVITA’ PUO’ MIGLIORARE LA SOCIETA’
E’ possibile leggere il primo romanzo di Alexandr Solzenicyn (1912-2002), “Ama la rivoluzione”, pubblicato in Russia nel 1999, adesso in italiano grazie alla nuova collana di Jaka Book, Jaka letteratura.
La traduzione di Sergio Rapetti, storico curatore di Arcipelago Gulag e traduttore dello stesso Solzenicyn, ma anche dei Racconti di Kolyma di Varlam Shalamov, ci presenta un Solzenicyn nel quale ritroviamo tutti i temi della sua produzione letteraria.
Romanzo iniziato nel 1948 ma rimasto incompiuto quando, nel maggio del 1950, inizierà il suo viaggio forzato nell’arcipelago.
Narra la storia del giovane Gleb Nerzin, insegnante di matematica e comunista convinto, che smania di andare al fronte, ma che, dopo lunghe insistenze, viene assegnato alle retrovie e viene così in contatto, giorno dopo giorno, con la drammatica realtà della rivoluzione. Una drammatica realtà già lo circondava nel villaggio dove insegnava, ma non gli era chiara perché captato dall’ideologia.
L’interessante narrazione si svolge tra il giugno del 1941 e il marzo del 1942 quando l’invasione tedesca dell’URSS porta alla mobilitazione di milioni di sovietici e, tra questi, il protagonista con la testa piena di slogan e sogni, ma anche ansioso di confrontarsi con la realtà e le altrui esperienze, come scrive Rapetti nel breve saggio che conclude il volume.
Il viaggio di Gleb è anche un viaggio all’interno di sé stesso che lo porterà a mettere in discussione i propri convincimenti.
Il racconto è denso di ironia, autoironia e di episodi anche comici, ma è anche una confessione-prosegue Rapetti -di una sincerità e freschezza mai eguagliate nelle migliaia di pagine autobiografiche. Il protagonista Nerzin è Solzenicyn, uno studente, poi insegnante, quindi «marmittone» incapace di fare il saluto militare, spesso solitario, per il rigore morale non incline ai compromessi, sino a preferire il rapporto tenero con i cavalli che accudisce.
Solzenicyn, con la sua opera sempre attuale, anche per la Russia post comunista, tende a sostituire al mito della Rivoluzione, esaltata al singolare e con la maiuscola, spesso carente di elasticità e tolleranza, una realtà varia e pazientemente creata: solo con una impegnata creatività si può rivedere e rinnovare le fondamenta della nostra civiltà.
Se non si formano esseri umani migliori, nessuna ideologia può costruire una società valida.







