NON AVEVO CAPITO NIENTE
 
           di Marisa Russo | Blog
di Marisa Russo | BlogNo, non è un’affermazione di mia denuncia, o, ancor molto più aspettata, quella di qualche personaggio di potere, finalmente una confessione esorcizzante di tanti errori! E’ il titolo molto esplicativo, in modo ironico, di un testo, edito da Einaudi, del giornalista e scrittore Diego De Silva, che, se pur giovane, ha già ottenuto vari premi e riconoscimenti. E’ stato presentato ad Agropoli, per la Rassegna "Libriamoci" di aprile ad opera dell’Associazione “Occhi di Argo”, a cura del dottor Giuseppe Salzano e della dottoressa Anna Giordano Domenica 21 aprile al Centro d’Arte Keramos.
E’ stato un altro appuntamento all’insegna dell’analisi critica dei testi, con spunti di discussione e dibattiti intorno agli argomenti scelti. Ogni testo è una chiave per entrare in problematiche esistenziali e sociali da discutere in uno scambio di visioni ed impostazioni. Il pomeriggio domenicale culturale nell’habitat artistico, tra letture dal testo proposto e sconfinamenti in considerazioni sul particolare momento sociale e politico, è stato una piacevole occasione di confronto.
“Non avevo capito niente”, pur nella piacevole lettura per molti per il facile sorriso che suscita, è un esercizio letterario particolare, tra incastri, che offrono argomenti e quindi riflessioni, come le scatole cinesi, una inserita nell’altra, richiedendo notevole attenzione. Si susseguono anche apparenti “nonsense” in una ricerca linguistica che rivela anche una filosofia di vita.
E’ un’apparente critica sul diffuso carattere napoletano, che diviene però generale, italiano, carattere un po’ superficiale, portato anche ad accettare il male, come la camorra, come ineluttabile, che rivela però anche un’accettazione degli eventi dolorosi della propria vita, un trovare il positivo in ogni negatività, un adattamento che non conduce all’esasperazione, è un lasciarsi andare, un atteggiamento filosofico orientale che ha il suo aspetto positivo.
Letto attentamente, il testo dice oltre l’apparente.
Un solo esempio: il protagonista racconta che la moglie lo ha lasciato per un architetto. L’autore che studia ed incastra con attenzione vocaboli e periodi, certamente non ha usato il termine “architetto” casualmente, inutilmente. La definizione “architetto” rivela una costruzione mentale opposta a quella del protagonista, che non progetta precisi percorsi per usi determinati, ma si tuffa nel caos in cui viene gettato, lasciandosi andare nel fluire libero della vita.
Determinante è il contenuto (non la trama pretesto) di un testo ed il linguaggio usato, che già è molto rivelatore, ma essenziale è anche la preparazione, l’attenzione, lo spessore del lettore per una comprensione del messaggio letterario.

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