Roccadaspide: UN MATRIMONIO PUO’ AVER CAMBIATO LA STORIA D’ITALIA
 
           di Marisa Russo | Blog
di Marisa Russo | BlogPRESENTAZIONE DEL LIBRO “I MOTI DEL CILENTO ANTICO NEL 1848” di PASQUALE FERNANDO GIULIANI MAZZEI
Nel paese dal suggestivo nome, nel gran castello medievale, nelle soffocanti caverne prigioni, ancora echeggianti sofferenze, luoghi presenti per anni, come da lui dichiarato, anche negli incubi notturni dell’autore Pasquale Giuliani Mazzei, come ricordo d’infanzia, si è effettuata la presentazione del libro storico che ha dato occasione anche ad una panoramica storica sul periodo trattato.

Con il saluto di Nicola Molinaro, rappresentando gli organizzatori, Pro Loco e Rotary Club, Presidente Mario Tiso, è iniziato l’Incontro.
Antonio Capano archeologo appassionato di storia in genere, nel presentare il testo e leggere qualche sua pagina di considerazioni su quel periodo storico, ha affermato, come già vari storici hanno sottolineato, che grande importanza per lo svolgersi degli avvenimenti in Italia ebbe il secondo matrimonio di Ferdinando II di Borbone con Maria Teresa d'Asburgo-Teschen (1816-1867). Divenuta regina delle Due Sicilie, di non bell’aspetto, tozza, non sembrava appartenere alla classe nobile e non sopportava la vita di corte. Apparentemente discreta, spesso ritirata nei suoi appartamenti dedicata al cucito ed ai numerosi figli, invece era molto attratta dal potere ed influenzava prima il marito poi il figliastro re Francesco II, con ogni suggerimento troppo spesso seguito.
Si dice che, quando non poteva assistere ai colloqui ufficiali, arrivava a spiare dalla fessura delle porte. Fece ritardare troppo la realizzazione della Costituzione a Ferdinando II e continuò con il consigliare, ascoltata, al figliastro Francesco II un regime di stato autoritario e severo. Molti storici la ritengono in parte responsabile del malcontento del popolo, che poi avrebbe accolto come liberatore Garibaldi.
Evidenziamo, come espressione di ogni rapporto di coppia complesso, in un coinvolgimento di energie condizionanti che possono elevare o soffocare, l’opera di Gianfranco Duro di Angri che vediamo all’ingresso delle carceri dove si è svolto l’incontro.

Con la spigliata presentazione dell’avvocato Fabiana Nicoletti, la serata, con l’intervento anche dell’archivista Innella, è stata molto vivace ed interessante.
L’ampia raccolta di documenti realizzata da Pasquale Giuliani nel suo testo per quanto riguarda il periodo 17_31 gennaio 1848 nel Cilento Antico, è interessante e darebbe spunti per più discussioni. Il popolo dei tristi, come è stato definito quello dei cilentani, come ha precisato Giuliani, come plurale di “tristo” in dialetto cilentano “terribile”, ovvero forte, fu molto attivo e partecipe ai vari moti. Il dialetto cilentano_ha ancora affermato_deriva dal napoletano di Giambattista Basile (1575_1632) autore de “Lu cunto de li cunti! Anche questo suo impegno di ricerca e pubblicazione avviene come partecipazione attiva a questo difficile momento. “Non a caso_ ha sottolineato inoltre l’autore_ la copertina è rossa”,……….forse come la bandiera che era issata sui forti della città dai Borboni quando scoppiavano disordini.

L’unica considerazione che sento di poter fare è che la storia ha tante letture, secondo anche quali documenti vengono selezionati, molti dettati anche da interessi personali, come sono interpretati, secondo come ogni singola persona è determinata nella complessità del suo esistere, della sua personale storia, del suo sentire, concependo diversamente così anche ogni iter storico. Tutti siamo prigionieri del complesso di fili che si costruiscono intorno a noi. Questa scultura “Nella gabbia”, dell’Artista Michele Montone di Marigliano, che pubblichiamo, è giusta conclusione di una considerazione inevitabile per chi ascolta e legge tante posizioni opposte, non volendo giudicare nessuno, pur nelle proprie idee, ma nella chiara consapevolezza soprattutto della “prigione” nella quale ogni essere vive. Quell’individuo dal volto umano soffocato in una prigione esistenziale tende quel lungo braccio, con mano aperta protesa quasi in una richiesta esasperata di una totale liberazione, ……..che forse solo l’Arte può illudere di dare.

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