REPORTAGE DAL CASTING CILENTANO PER IL “CORTO” DI MARTONE
di Marisa Russo | BlogS. Mauro Cilento _ Ancora una volta scelto il Cilento come location di un film, questa volta un cortometraggio, che rappresenterà l’Italia del 1200 all’expò di Milano, prodotto dalla Palomar con la regia di Mario Martone.
I cilentani, di solito schivi e timidi, si aprono a queste esperienze con entusiasmo!
Le fredde ma ospitali Sale Comunali per le selezioni delle comparse si sono subito affollate di persone provenienti da vari paesi.

Il giovane sorridente Sindaco dal nome storico, Carlo Pisacane, (nella foto secondo da sinistra), ha visto con piacere il richiamo attuato al suo paese.
Riempite le schede con alcuni dati e documenti personali raccolte da Paola Paradisi, passavano alle riprese ed interviste effettuate da Ciro Discolo, entrambi dell’Associazione Aphoderma, con dei provini che sono già stati esaminati dall’aiutoregista di Martone.
Un quarto dei soggetti esaminati per le comparse ha superato la prima selezione.
C’è sempre, ci deve essere sempre, una prima volta per nuove esperienze, importante il rinnovarsi sempre, questa è stata la mia prima esperienza di presenza ad un casting, l’ ho trovata interessantissima, motivo per cui l’ho sottolineata adoperando nel titolo il vocabolo “Reportage”!!!
Più numerose le donne rispetto ai pochi uomini, più le giovani poche le anziane, anche se venivano richieste, tutti emozionati!
Dovevano dire tutti le stesse cose, mostrare le loro capacità nell’agricoltura, nell’allevamento del bestiame, nell’artigianato o in altre attività di un tempo, eppure da come si esprimevano, con quale ritmo, gesti, sguardo, mimica in generale, rivelavano la loro indole che un attento ed allenato osservatore poteva recepire.
Mentalmente davo a ciascuno un nome che lo/la definiva mentre quella sala si riempiva di energie diversificate. Veniva il desiderio di creare un film da tali personalità, creando una trama da loro ispirata, quindi un procedimento inverso, qualche volta da qualche regista sperimentato.
Si notava spesso una ritrosia a rivelare la capacità nelle semplici esperienze richieste, lavori delle loro madri o nonne, mentre molte di loro si impegnano in studi diversi. Evidente quindi un contrasto tra il desiderio di partecipare e troppe volte la negazione di un passato non considerato stimabile.
Un tornare indietro nel tempo, non solo nel secolo da rappresentare ma anche delle generazioni recentemente passate, non è gradito.
Volti truccati, mani con unghie laccate non richieste, quindi da non poter esibire, ma anzi nascondere, inutili minigonne, poche le presenze schiette testimonianze di una cultura agricola e pastorizia.
Ma non sono mancate alcune persone genuine, ancora amanti delle tradizioni, capaci di fare il pane e la pasta a mano, di coltivare un orto o allevare animali, sino a mostrarsi un paio di persone da modello per recuperare una vita essenziale, naturale, come Pasquale Falera, che coltiva orti naturali, che propone di riprendere terreni abbandonati, che non mancano, con sorgenti o pozzi d’acqua anche da scavare, da far gestire a cooperative d’insieme, afferma, di giovani ed anziani con una trasversalità di età proficua per integrare esperienza ed energie.
Un’occasione questo corto che fa ripensare e rivalutare lavori, usi, abitudini di un tempo e sembra invitare a prepararsi ad un futuro di tali recuperi in questa società in crisi.

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