Sapri, il professor Cesarino svela i misteri di Gobekli Tepe!
di Tonino Luppino | BlogNel suo ultimo libro, edito da MDD Sapri, "La scimmia ambiziosa- Alle origini del pensiero creativo", che è un saggio di paletnologia, il professore saprese Felice Cesarino, studioso di arte rupestre e docente di Storia dell'arte, dedica un capitolo al sito di Gobekli Tepe, scoperto, nel 1994 in Turchia, dal professore tedesco Klaus Schmidt, scomparso nel 2014, già noto per aver rivelato i più antichi "templi" del mondo.
In questo insediamento di montagna, datato, nel livello più antico, al 9600 a.C., prosperò un popolo protoanatolico, con una propria lingua, non indoeuropea, del quale si ignora il nome.
Ebbene, a Gobekli Tepe, secondo il professor Cesarino ( nelle foto), sono scolpiti sui pilastri dei templi ( soprattutto sul pilastro n.18 della struttura D, nella foto), segni che sono veri e propri "grafemi", ovvero caratteri di scrittura. Su questo argomento, negli anni scorsi, lo studioso saprese aveva scritto un saggio breve, pubblicato in uno speciale della rivista " L'Editoriale", diretta dal professor Angelo Guzzo, e riproposto nel magazine " Archeomisteri".
V'è da sottolineare che la tesi di Cesarino è stata ignorata dal mondo accademico. "Dobbiamo riscrivere umilmente- osserva il professore- la nota "favola" che la scrittura sarebbe nata intorno al 3300-3200 a.C. in Mesopotamia o in Egitto.Quelli di Gobekli Tepe sono pseudo lettere monumentali, icastiche, che precorrono di vari millenni i caratteri onciali delle strutture di età posteriore!".
Il professore, ben convinto delle sue tesi, afferma con forza:" 6000 anni di civiltà, di arte, religione e scrttura, possono svanire nel nulla, per poi riapparire improvvisamnete fra Egitto e Mesopotamia?".
Cesarino, infine, lancia un duro attacco ad un certo settore della cultura ufficiale, preferendo..." alla prudenza della tradizione, il rischio della novità".
Ed ha ragioni da vendere quando sottolinea che ..." è necessario entrare in sintonia con gli artisti di Gobekli Tepe, al fine di intendere cosa volessero comunicare con quei "petroglifi" (incisioni rupestri, graffiti).

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