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ll busillis scuola post Epifania

Si ripresenta il problema spinoso e di difficile soluzione della riapertura della scuola in presenza dopo le festività. Per Conte nuovo lockdown dietro l’angolo se faremo i cattivi a Natale. Il duo Conte-Azzolina vuole la scuola in presenza a gennaio, in misura ormai decrescente dal 75% al 50%. Un susseguirsi di contrastanti qualificate voci avversano il ritorno di oltre 8 milioni di studenti dopo l’Epifania. I virologi lanciano segnali di pericolosità con l’eventuale prossima riapertura e dissuadono da ogni scelta politica improvvida e rischiosa . Azzolina è coinvolta nella stesura di un piano di rientro. Vincenzo De Luca, con ciglio ricurvo e andatura draconiana, frena sulla riapertura all’inizio del nuovo anno. “In Campania seguiremo la linea del massimo rigore per poter aprire tutto, ma per sempre, non riaprire per tre giorni per poi prolungare l’epidemia di altri tre mesi”. Intanto nelle ultime ore le Regioni e le Province autonome, le Province, le Città metropolitane e i Comuni hanno siglato, in Conferenza Unificata, l’intesa per la riapertura delle scuole a gennaio.

📅 giovedì 24 dicembre 2020 · 📰 CovidSalerno

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foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

Le restrizioni natalizie, malgrado i molteplici paradossi normativi, registrati nell’Italia multicolore, secondo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, dovrebbero rappresentarsi garanzia per “poter affrontare gennaio dosando misure solo dove necessario”. Intanto se dovesse “arrivare un’impennata, una terza ondata o una variante che faccia sbalzare l’RT, allora ci troveremmo facilmente in zona rossa o con misure più restrittive”. In tal caso, il premier, preannuncia, in questo sofferto già Natale, un nuovo eventuale “lockdown”. Mentre prefigura, sotto un eventuale cielo nero, una diffusa e severa chiusura, riserva, sulla base delle limitazioni natalizie, conseguenze meno preoccupanti, ovviamente solo se disciplinati nel corso delle festività. In tal caso ha dichiarato: “dovremmo affrontare gennaio-febbraio con una certa tranquillità”. Intanto Conte guarda positivo a prescindere e si accora alla somma speme azzoliniana con una idea però veramente poco rassicurante, a far data immediata alla sofferta chiusura di Natale. Si, torna la “questio” della riapertura della scuola in presenza. Come monotona ripetizione di spartito dichiara: “Dobbiamo ripartire con la didattica distanza almeno al 50% per le scuole superiori di secondo grado, con il massimo di flessibilità”. Basterà quindi, secondo il duo Conte-Azzolina, ridurre in misura percentuale le presenze per scongiurare ogni probabilità di infezione. Induce, comunque, a una seria riflessione il dato mutato del DPCM, datato 3 dicembre u.s., allor quando si prevedeva un ritorno a scuola in misura del 75%, a fronte del nuovo 50%. Un segnale che nella decrescita numerica oggettiva desta preoccupazione, mentre si continua a dichiarare una scuola sicura e immune da Covid19. Sarebbe auspicabile proseguire l’azione politica incentivando, almeno al momento, senza eccessivi proclami televisivi, la campagna vaccini e attendere gli effetti sperati e, solo dopo magari pianificare, con una certa ratio, un diffuso ritorno alla normalità sperata da tutti, in primis dagli alunni e dai professori , dalle famiglie e poi da Conte e Azzolina. Dopotutto i giovani e proff della nostra penisola non stanno oziando e bivaccando, nè si grattano la pancia, sono ben lontani dal poltrire, o dal presunto “se rouler les pouces”; si stanno, di contro, adoperando con spesa di massima energia, in attesa di un ritorno , senza rischi, ma veramente senza rischi, in una scuola aperta e fatta di pragmatica garanzia di sicurezza. Non ci sembra che la DAD (la didattica a distanza) abbia fatto flop finora, il contrario invece. Si rappresenta una modalità risolutiva in tempi d’emergenza e non solo in termini di seria e coinvolgente attività didattica. I Proff e i rispettivi alunni si adoperano con serietà professionale e umana e non avranno necessità quindi di dovere integrare un bel niente, nè a giugno, nè sotto il sole dell’estate con pinne, fucile ed occhiali come solo qualche settimana fa, con grossa eco, è stato dichiarato da Montecitorio e Palazzo Madama. Intanto il Presidente del Consiglio assomma dichiarazioni di questo tipo: “..con le Prefetture a livello provinciale c’è un tavolo dei ministri da giorni per coordinarsi e trovare soluzioni flessibili” per il ritorno in classe degli studenti della secondaria di secondo grado per il prossimo 7 gennaio. Senza mostrarsi paziente e tutelante a fronte della DAD che finora, con verità inappellabile, ha salvato capra e cavoli, continua per il suo “fiume silente” a capo chino, richiamando l’importanza di evitare criticità sui trasporti: “Ho raccomandato perché ci sia un’apertura differenziata scuola per scuola, paese per paese. Nel segno della flessibilità: è l’unica possibilità che abbiamo per evitare criticità che si concentrano anche sui trasporti”. A tal fine il premier ha assicurato che con le prefetture a livello provinciale c’è un tavolo dei ministri da giorni per coordinarsi e trovare soluzioni flessibili. E mentre si registrano tavoli imbanditi d’ogni ben di Dio sui trasporti coi Prefetti, i Dirigenti scolastici sono preoccupati dallo stop and go e fanno sentire la propria voce intorno al concreto problema dei mezzi pubblici: “Prioritario è potenziare il sistema dei trasporti”. I Sindacati non stanno a guardare. Lena Gissi della Cisl scuola marcatamente richiama l’importanza delle condizioni di sicurezza della ripresa, oltre lo sventolio di qualunque data. Sarà il Covid19, la sua curvatura, i dati suoi, in verità, a decidere rispetto al determinato duo Conte-Azzolina. “Per la ripresa in presenza non basta stabilire una data, bisogna fare in modo che per quella data ci siano tutte le condizioni per rientrare in sicurezza. Purtroppo ciò non sta avvenendo proprio sul fattore su cui andrebbe posta maggiore attenzione, cioè il sistema di trasporto pubblico”. Espressione distinta di Priorità alla scuola è quella di Costanza Margiotta la quale dichiara: “Si farà pagare alle scuole la scelta di aver riaperto tutto, il contrario di quello che ha fatto la Merkel. Un’altra volta l’istruzione viene messa all’ultimo posto, non è possibile. Mi chiedo come non si possano vedere i disagi creati nei ragazzi. Continueremo a mobilitarci affinchè ciò non avvenga, e siamo sempre di più”. Antonello Giannelli, presidente Anp (Associazione Nazionale Presidi) ritiene che “..Per quanto riguarda la risalita dei contagi e un eventuale slittamento della ripresa delle lezioni presenza, ci rimettiamo ovviamente a quanto decideranno le autorità sanitarie. Siamo ovviamente favorevoli a un ritorno in classe duraturo e in sicurezza. In questa fase è fondamentale il lavoro dei tavoli provinciali presso le Prefetture. L’autonomia scolastica è, in circostanze come questa, una importante risorsa da valorizzare. Prioritario è, lo ripetiamo, il potenziamento del sistema del trasporto pubblico”. Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute invece dichiara: “La riapertura delle scuole è un traguardo che tutti auspicano avvenga il prima possibile, magari dopo le feste, ma è ancora presto per dire quando riaprire le scuole superiori. Dobbiamo tenere bassa la circolazione virale. Il virologo Fabrizio Pregliasco lancia l’allarme; ritiene che l’apertura delle scuole a gennaio è a rischio: “Il dato sulle terapie intensive e quello sui ricoveri si sta riducendo, ma questi segnali positivi possono essere annullati dai contatti che avremo durante le feste. Per ora siamo riusciti solo ad appiattire la curva. Non dobbiamo buttare via il lavoro fatto fino a questo momento. La situazione rischia di peggiorare a ridosso dell’apertura delle scuole. Questo però non è il solo problema. Se in queste due settimane aumentassero davvero i contagi, anche la campagna vaccinale potrebbe diventare più problematica”. Un susseguirsi di contrastanti e qualificate voci contro la riapertura delle scuola a gennaio. La variante Covid19 mette ancora maggiormente in discussione la volontà del duo Conte-Azzolina. Walter Ricciardi, consigliere scientifico del Ministro della Salute, sostiene che la riapertura dopo l’Epifania è una mossa ardua in queste condizioni. Azzolina, invece, è coinvolta nella stesura di un piano di rientro. Giorgio Palù, virologo dell’Università di Padova e presidente dell’Aifa, Agenzia del Farmaco Italiana, si posiziona sulla stessa lunghezza d’onda di Ricciardi: “Mi preoccupa l’idea di riaprire tutto dopo l’Epifania, a cominciare dalle scuole. Per le scuole superiori e per l’Università è perciò meglio evitare la ripresa il 7 gennaio. I più grandi sono un pericolo, per genitori e nonni”. Ma chiudiamo in bellezza. Vincenzo De Luca, Governatore della Regione Campania, frena sulla riapertura delle scuole all’inizio del nuovo anno. “Gennaio sarà un mese molto delicato. C’è da fare attenzione perché avremo il picco influenzale e poi si immagina anche l’apertura delle scuole. Quindi decideremo nei prossimi giorni il da farsi. (..) Il governo, ha aggiunto, è molto unito sul fatto che il 7 gennaio si debba aprire ”aveva detto solo pochi giorni fa il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina. I ragazzi a scuola rispettano le regole, aveva ribadito. È molto realistico che il 7 aprano anche le superiori e non importa che sia giovedì, nemmeno un’ora dobbiamo perdere di istruzione, è il motore del Paese. Se lasciamo a casa i nostri studenti a fare solo didattica a distanza, è il Paese che un giorno perderà competenze”. Questa la dichiarazione di Azzolina virgolettata da De Luca. A questa linea si è subito detto contrario il Governatore della Campania, come alle mezze misure sulla scuola. “Chi è in grado di dirci se saremo capaci di riaprire il 7 gennaio?! Prima si fissa la data della riapertura e poi si fa la verifica della situazione epidemiologica con il risultato che, 9 volte su 10, le previsioni vengono smentite dalla realtà. In Campania seguiremo la linea del massimo rigore per poter aprire tutto ma per sempre, e non riaprire per 3 giorni per poi prolungare l’epidemia di altri 3 mesi”. Questa la posizione draconiana di Vincenzo De Luca che non solo mette in discussione, ma in crisi il governo centrale, con ulteriori ripensamenti meno approssimativi e inadeguati. Al Governatore De Luca intanto bisogna ricordare che anche la scelta di lasciare in presenza le scuole dell’infanzia e delle prime classi della scuola scuola elementare è stata cosa incauta. L’infettivologo del Gemelli, Roberto Cauda, in relazione al Covid19 variante inglese, dichiara: “Virus mutato più veloce perché contagia i bambini.. si tratta di una ipotesi molto concreta che spiegherebbe perchè la nuova variante inglese di Sars-CoV-2 si sta diffondendo tanto rapidamente….Allo stesso tempo, al momento, è giusto non fare allarmismo: resta confermato che gli effetti sui bambini, dal punto di vista della malattia, sono per fortuna poco significativi”. Resta, comunque, una grave imprudenza mandarli a scuola dove la possibilità della trasmissione del virus, malgrado tutte le misure di Azzolina, è indiscutibilmente superiore in quanto luogo di inevitabile assembramento.
Intanto, a chiosa del nostro pezzo, giunge notizia che il Governo, le Regioni e le Province autonome, le Province, le Città metropolitane e i Comuni hanno siglato nelle ultime ore, in Conferenza Unificata, l’intesa per la riapertura delle scuole a gennaio. Linee guida che consentiranno la prosecuzione in sicurezza dell’anno scolastico e il rientro in aula delle studentesse e degli studenti delle secondarie di secondo grado che erano in didattica a distanza. Speriamo bene. Questa determinazione nella decisione induce a chiari orizzonti. Ci auguriamo che il Covid19 non disponga, per sua esclusiva volontà, ad altri scenari e a ripensamenti repentini dell’azione politica.

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