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Regioni divise sulla riapertura delle scuole dopo l’Epifania. La Campania non riparte il 7 gennaio. Secco no di Vincenzo De Luca

Le scuole superiori vanno riaperte anche in considerazione delle ultime valutazioni dell’Unione europea secondo cui gli Istituti scolastici, sostiene Azzolina, non costituiscono un luogo pericoloso per il contagio. La ripresa del 7 gennaio, a dire di Antonello Giannelli, Presidente dell’Associazione Presidi, soprattutto per quanto riguarda le scuole superiori, presenta diverse criticità. Il problema principale riguarda la mancata o insufficiente riorganizzazione dei trasporti che sta costringendo i Prefetti a chiedere alle scuole di effettuare dei turni di entrata in orari scaglionati molto impegnativi. In Campania intanto la scuola superiore non ripartirà dopo l’Epifania. Il Governatore Vincenzo De Luca sfida ancora l’esecutivo.”Sento che si parla della riapertura dell’anno scolastico il 7 gennaio, queste cose mi fanno impazzire. Come si fa a dire si apre senza verificare la situazione? In Campania non apriamo tutto il 7”. La sociologa Chiara Saraceno: “Neppure il nuovo anno sembra portare un minimo di certezza per quanto riguarda la scuola. Con un copione che continua a ripetersi da mesi, la scuola rischia di non riaprire per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e, in alcune regioni, anche per i più piccoli”.

📅 sabato 2 gennaio 2021 · 📰 CovidSalerno

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foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

Le lunghe festività natalizie scorrono fra divieti, privazioni, tempo sfavorevole e una curva Covid19 in rallentata decrescita. Intanto Lucia Azzolina vuole riaprire le scuole il 7 gennaio e dichiara ai quattro venti che la scuola non è stata responsabile della seconda ondata Covid19. La sospensione delle attività didattiche in presenza, aggiunge, deve essere limitata e temporanea perché l’impatto negativo sulla salute fisica, mentale ed educativa dei ragazzi supera i benefici.

Il Cts esplicitamente afferma: “Le scuole superiori vanno riaperte anche in considerazione delle ultime valutazioni dell’Unione europea, secondo cui gli Istituti scolastici, fa chiosa Azzolina, non costituiscono un luogo pericoloso per il contagio”. L’Italia è un modello da seguire, precisa Azzolina, con gonfio patriottismo. All’estero ci ammirano: “La parola chiave è responsabilità! È la bussola che non abbiamo mai smarrito in questi mesi difficili”. Ecco come la ministra esordì prima del Santo Natale: “Sarà un Natale diverso ma dobbiamo essere ancora di più responsabili: abbiamo un dovere come paese, riaprire le scuole superiori. Più saremo responsabili e cauti durante le vacanze, più quell’obiettivo sarà realizzabile. Invito tutti ad abbracciare il mondo della scuola e a proteggere la nostra scuola essendo responsabili. (…) Quest’anno ho scritto una lunga lettera a Babbo Natale, il mio sogno è che la pandemia finisca e io possa tornare a stare con i miei studenti e a visitare le scuole”. E mentre Azzolina scrive la sua letterina a Babbo Natale, si mostra con sana euforia e s’investe d’orgoglio nazionalistico, d’alta parte soffiano ventate di contrasto.

Antonello Giannelli è seriamente preoccupato per l’apertura della scuola dopo l’Epifania. "La ripresa del 7 gennaio, ha dichiarato il Presidente dell’Associazione Presidi, soprattutto per quanto riguarda le scuole superiori, presenta diverse criticità. Il problema principale riguarda la mancata o insufficiente riorganizzazione dei trasporti che sta costringendo i Prefetti a chiedere alle scuole di effettuare dei turni di entrata in orari scaglionati molto impegnativi. In particolare far uscire da scuola i ragazzi alle 15 o alle 16, soprattutto per studenti pendolari, comporterà un rientro a casa in orari che causeranno difficoltà sia alle famiglie che allo studio domestico. Anche il personale scolastico potrebbe subire le conseguenze negative di questa turnazione estrema: si pensi a docenti di istituti tecnici o professionali il cui orario di lezione potrebbe iniziare alle 8 per terminare alle 16. Chiediamo, oltre a un più ampio coinvolgimento dei dirigenti scolastici nelle scelte dei tavoli prefettizi, una maggiore gradualità nell'incremento della percentuale di studenti in presenza: solo una settimana al 50% è un tempo troppo limitato che non consentirà alle scuole di riorganizzare, per l'ennesima volta, l'orario. Come ripetiamo da tempo è auspicabile riportare i ragazzi in classe prima possibile, ma questo va fatto creando le giuste condizioni altrimenti saranno solo le scuole, gli studenti e le famiglie a pagare le conseguenze della insufficiente riorganizzazione dei trasporti". Intanto, in linea con Lucia Azzolina, il Ministro della Salute Roberto Speranza, ha emanato una Ordinanza, già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che stabilisce la ripresa delle superiori, per ragioni sanitarie, dal 7 al 15 gennaio, in presenza del 50%. Azzolina, in relazione al provvedimento di Speranza, marcatamente riferisce, che si tratta di una disposizione non derogabile.


In Campania intanto la scuola superiore non ripartirà il 7. Il Governatore Vincenzo De Luca sfida ancora l’esecutivo. “Sento che si parla della riapertura dell’anno scolastico il 7 gennaio -queste cose mi fanno impazzire. Come si fa a dire si apre’ senza verificare la situazione? In Campania non apriamo tutto il 7”.

Sulla stessa lunghezza d’onda del Presidente della regione Campania si mostra la Saraceno:
“Neppure il nuovo anno sembra portare un minimo di certezza per quanto riguarda la scuola. Con un copione che continua a ripetersi da mesi, la scuola rischia di non riaprire in presenza né il 7 né l’11 gennaio per tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e, in alcune regioni, anche per i più piccoli“. Così Chiara Saraceno. La sociologa denuncia l’assenza delle giuste modalità di un ritorno in sicurezza. Si rappresentano, insomma, allo stato attuale, una molteplicità di incertezze che si rappresentano fattori d’impedimento. “Non si sono ancora trovate le modalità adeguate per farli arrivare e tornare in sicurezza, evitando assembramenti sui mezzi di trasporto e all’entrata e uscita degli edifici, e neppure di garantire sistematicità e tempestività nei tamponi. Non era bastata l’estate e non sembrano essere bastati i due mesi in cui gli studenti più grandi sono stati costretti alla didattica a distanza, e neppure le vacanze di Natale”. Una significativa porzione del mondo giovanile, afferma, viene abbandonata, vengono escluse opportunità preziose ai giovani e alla stessa società. “ .. e mentre si parla e litiga sulle modalità della ripresa e su come spendere i fondi dedicati alla Next Generation Eu, una parte dei più giovani viene lasciata andare alla deriva, con conseguenze negative di lungo periodo per le loro chance di vita, ma anche per la tenuta della società nel suo complesso. (…) Le periodiche dichiarazioni di tutte le parti e dei leader politici non hanno seguito concreto, mancando di rispetto innanzitutto agli studenti di ogni età e tipo di scuola, oltre che agli insegnanti e alle famiglie“. (…) Per evitare che le/gli adolescenti e giovani spargano il contagio sarebbe più efficiente vaccinarli per primi, dopo gli operatori sanitari, insieme ai loro insegnanti“.

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