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“Non impareranno più l’arte della guerra”

L’appello, con forza di voce, dei Vescovi della Campania al Governo e al Parlamento, affinché l’Italia ratifichi il “Trattato di Proibizione delle armi nucleari”. La scuola dice no alla guerra. Chi educa, costruisce ogni giorno la pace. Papa Francesco: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. È immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo”

📅 giovedì 10 giugno 2021 · 📰 AttualitàSalerno

10062021 papa francesco
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foto autoredi Emilio La Greca Romano | Blog

Una guerra la dobbiamo fare secondo i Vescovi della Campania, è necessaria, non possiamo rimandarla, non si può più soprassedere. Dobbiamo combattere l’industria bellica! L’industria bellica italiana ha registrato una notevole impennata negli ultimi anni. Nel periodo 2015-2018 sono state autorizzate esportazioni per 36,81 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai 14,23 del quadriennio 2011-2014. Dobbiamo impegnarci come soldati di pace, lottare a fondo contro la macchina bellica e l’industria – purtroppo sempre fiorente – delle armi, perché una volta costruite queste devono sparare o esplodere, altrimenti non le comprerebbe più nessuno.

I Vescovi della Campania suggeriscono una riflessione su un passo di Isaia: “Alla fine dei giorni” il Signore “sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,1.4).

Dobbiamo acquisire la convinzione del profeta Isaia e non solo come cristiani, ma uomini chiamati al senso civile, alla natura della pace. Il 22 gennaio 2021, ricordano i Vescovi campani, il Trattato di Proibizione delle armi nucleari (votato all’ONU nel luglio 2017 da centoventidue Paesi) ha assunto valore vincolante per tutti gli Stati che l’hanno sottoscritto.


In forza di ciò, in quegli stessi Stati sono ormai illegali l’uso, lo sviluppo, l’effettuazione di test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari. L’Italia si tirò fuori, non sottoscrisse il Trattato, farebbe in tempo a ratificarlo ora. Regna però il silenzio nelle nostre istituzioni governative. E se da una parte gli scranni di palazzo Madama e Montecitorio si adombrano di tacita indifferente quiete, d’altra parte
ci s’impegna ad acquistare nuovi cacciabombardieri per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi.

Il Santo Padre, in visita a Hiroshima, il 24 novembre 2019, ebbe a dichiarare: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. È immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo”. In occasione della ricorrenza della Santa Pasqua, Papa Francesco ebbe a dire: che il vero “scandalo”, nell’odierno contesto internazionale, in un tempo in cui la crisi falcia milioni di persone e molti di più ne getta in povertà, sta nel fatto che “non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari”. I Vescovi della Campania, con forza di voce, domandano al Governo e al Parlamento che l’Italia ratifichi subito il Trattato di Proibizione delle armi nucleari. Il nostro Governo receda dall’acquisto di nuove armi e impieghi diversamente le energie che ora investe nella loro fabbricazione, nella convinzione che la pace “non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini” (Paolo VI, enciclica Populorum Progressio, num. 76). Il mondo della scuola, insieme al grido della Chiesa, in questo momento di incertezza e difficoltà, partecipa alle iniziative per la pace.

Fra le rappresentanze il Cidi (Centro iniziativa democratica insegnanti) si fa promotore e sostenitore in ogni città e territorio del nostro Paese di tutte le iniziative per la pace, anche di quelle fatte di piccoli gesti. “Noi insegnanti abbiamo il difficile compito di rispondere alle domande di bambini e bambine, ragazze e ragazzi. Abbiamo il dovere di far conoscere e di far riflettere. La scuola infatti è il luogo dove si impara a connettere e a distinguere, a capire. È il luogo dell’agire responsabile, dove si impara che alla domanda “come posso distruggere il mio nemico” va sostituita l’altra: “come posso risolvere il problema che ci ha fatto diventare nemici”. Il nostro impegno oggi deve essere più forte di sempre, perché le scuole sono il luogo dove si impara a crescere tutti insieme nel dialogo, nel confronto, nella solidarietà e nella libertà. Chi educa, costruisce ogni giorno la pace”.

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