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PEPPE BARRA INTERVISTATO A VALLO DELLA LUCANIA

AL TEATRO LA PROVVIDENZA "LA CANTATA DEI PASTORI"

di Maria Rosaria Verrone

📅 lunedì 12 dicembre 2022 · 📰 Spettacoli-EventiVallo della Lucania

12122022 verrone e barra
Credits Foto

foto autoredi Marisa Russo | Blog

Dopo il saluto del Direttore Artistico del Teatro La PROVVIDENZA, Don Valeriano Pomari, inizia l’intervista di Maria Rosaria Verrone a Peppe Barra.

Verrone: Anzitutto Benvenuto nel Cilento, felice sempre di poter rivederla ed ammirarla! Lei è considerata la principale espressione del teatro napoletano, "la Cantata dei Pastori" la porta in tournée in vernacolo napoletano da quaranta anni pur se con delle modifiche. Da genitori Campani, pur tuttavia Lei è nato a Roma, quindi, secondo l'anagrafe dovremmo definirla "romano", che ne dice?

Barra: Assolutamente no! Nato a Roma per sbaglio! Mi sento napoletano al cento per cento. Sono nato a Roma il 1944 per una casualità, era il periodo di "Roma città aperta", mia madre Concetta era lì per recitare in Teatro! Ebbe le doglie e mi partorì lì. Vivo a Napoli da quando avevo due anni.

Verrone: Secondo il mio parere il fascino della sua recitazione è dovuto soprattutto alla sua mimica facciale, poi naturalmente anche la recitazione, il canto ecc. Recenti studi scientifici hanno affermato che avviene anche il processo opposto a quello conosciuto, ovvero che le espressioni del volto determinano emozioni al cervello, non solo, come si credeva, il processo contrario. Quindi questa realtà dà ancor maggior valore, maggiore forza espressiva all’attore che ha una ottima mimica! Lei è d'accordo?

Barra: Non mi interessano queste possibilità. Io sono figlio di attori, recito da quando ero bambino, il teatro è la mia vita, recito con gioia e con gioia voglio coinvolgere il pubblico.

Verrone: Sono tanti anni che Lei esprime la napoletanità, pensa che in tutti questi anni è mutata...e come?

Barra: Certamente tutto è cambiato! E’ cambiato il clima, il vitto, gli odori, gli umori, la gente è più nervosa, rabbiosa, meno gioiosa,....ma accetta con gioia la nostra recitazione effettuata con gioia per dare armonia...ed allora tutto va bene!

Verrone: I due personaggi napoletani, Razzullo, piccolo imbroglione squattrinato, e l'altro, Sarchiapone, fuggitivo per atti criminali, sono rappresentati in una gran festa di luci, colori, musiche, non pensa però che questa cantata è anche una critica al popolo napoletano?

Barra: Razzullo è un grande imbroglione! No, non è una critica al popolo napoletano! È una satira divertente creata dall’abate Andrea Perrucci nel 1698 senza musica e con carattere prettamente religioso, durava cinque ore! Lo scopo dei gesuiti era di essere alternativi alle tante rappresentazioni blasfeme in atto nel seicento napoletano. Il personaggio era uno solo Razzullo. È stato poi aggiunto Sarchiapone che è diventato predominante. Aggiunta la musica, ridotti i tempi, il popolo l’ha amata sempre di più, spesso invece di andare alla Messa di mezzanotte a natale, andava ad assistere alla Cantata! Ora l’abbiamo ancora ridotta e molto mutata.

Verrone: In questo difficile e pericoloso momento per la guerra in atto pensa che possiamo prendere il positivo finale della vittoria degli Angeli contro i Demoni, ovvero del Bene contro il Male, un esorcizzare il Male?

Barra: Abbiamo quasi superato il problema dei danni del Covid ed ora c’è la guerra! Io ho introdotto una frase a tal proposito nella Cantata, non per esorcizzare, ma per richiamare alla luce, oltre il buio della guerra, dico: "vada al profondo chi cerca la guerra"!

Verrone: Con questa invocazione che la luce cancelli il buio della guerra, la saluto e la ringrazio per la disponibilità e per le emozioni che ci dà con la sua recitazione.

di Maria Rosaria Verrone

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