AGROPOLI: “IL NUOVO SUD DELL’ITALIA” TERRA NON PIU’ DI EMIGRANTI MA DI IMMIGRATI
di Marisa Russo | BlogIl documentario inaugura il Mediterraneo Video Festival
L’interessante Mediterraneo Video Festival, Concorso Internazionale del documentario, quattordici edizioni, Direttrice Artistica Maria Grazia Caso, giunto alla terza Edizione ad Agropoli, con il titolo “il Mediterraneo cinema senza frontiere”, è sostenuto dal Comune, dall’Ente Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano ed Alburni, con il patrocinio dell’Unesco. Sono tre giorni di rassegna che vedrà l’inaugurazione presso il Municipio, Venerdì 23 settembre alle ore 18,30, con il benvenuto del Sindaco Franco Alfieri, di Don Bruno Lancuba ed interventi di varie personalità. Aprirà il Festival, che nella stessa giornata prevede più proiezioni, il documentario “Il nuovo Sud dell’Italia” del calabrese Pino Esposito, vincitore del SAN GIO’ Festival di Verona. E’ il suo primo lungometraggio, con esperienze di corti e di teatro, ama l’alternanza di silenzi e di suoni, la comunicazione delle immagini. Le fotografie in bianco e nero di Lampedusa e Napoli sono di Antonio Murgeri. Il regista Esposito, che ha vissuto di persona il problema dell’emigrazione, da tredici anni a Zurigo, affronta il problema dell’immigrazione, coinvolgendo soprattutto emotivamente con le immagini contrastanti di relitti simbolici e natura. Pochi finanziamenti e molta poesia per questo originale documentario. Si evidenzia comunque un Sud terra non più di emigranti ma di immigrati, più disponibile in genere ad accettare questo fenomeno, più povero e dedito all’agricoltura, si avvale dell’aiuto delle braccia degli immigrati. In una unione di necessità e carattere più ospitale offre asilo, pur se con assenze organizzative, anche se a volte si sfocia in una guerra tra poveri. Il Nord, molto leghista, rifiuta gli immigrati. E’ un’altra situazione che differenzia le due parti d’Italia. Nel film sulla problematica razionale, politica, prevale il messaggio emotivo dell’emarginazione, dell’abbandono del considerato inutile, dell’avanzo, della spietatezza della selezione, che coinvolge profondamente. Quel mare che culla a volte in acque tranquille ed invece spesso travolge tra onde impetuose, diviene realtà materializzata non solo dei viaggi della speranza, che spesso si concludono in viaggi della morte, lasciando tracce di relitti silenziosamente parlanti sulle spiagge desolate, ma è simbolo dell’esistenza. Quei resti di barche che aprono il film rivelano anche un forte tema esistenziale che sembra prevalere su ogni discorso sociale, ovvero la solitudine umana che dilaga e spaventa.
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