CALAMITA’ “INNATURALE”
di Paolo AbbateL’alluvione di Sapri del 14-15 ottobre ha provocato un milione di danni, ma se ne stimano quaranta per mettere in sicurezza le aste fluviali che attraversano, in maggioranza tombate, la città.
L’amministrazione comunale dopo un sopralluogo ha rilevato che” lungo il vallone INCECCO, alla confluenza con Vallone DELLE VIOLE, all’interno di un tratto nelle vicinanze del Supermercato EUROSPIN- località SAN FRANCESCO- erano presenti ingenti quantità di materiale proveniente da monte.”
Relativamente invece al sopralluogo effettuato sul VALLONE DELLA PIAZZA ha “riscontrato un aggravamento delle condizioni rispetto a quanto riscontrato ed oggetto di precedente sopralluogo.
del 22.2.2012. In particolar modo si rende urgente ed indifferibile provvedere allo svuotamento delle briglie esistenti a monte del rilevato ferroviario”.
L’importo stimato per i due “ interventi risultano rispettivamente di € 10.000,00 e di €
30.000,00, IVA ed oneri inclusi, prevedendo come Ente attuatore il comune di Sapri”.
Così si legge nel verbale del sopralluogo del 15 ottobre presenti il sindaco, tecnici del comune e il Corpo Forestale di Sapri.
L’amministrazione comunale ha chiesto naturalmente “lo stato di calamità naturale”.
Ma ci si chiede, e con noi tanti altri cittadini: tutti gli anni avvengono più o meno negli stessi periodi queste alluvioni causando straripamenti rovinosi che creano gravi danni. Le cause sono sempre le stesse, ovvero la presenza d’ ingenti materiali nei valloni a monte che creano un tappo là dove esiste la copertura di cemento, creata ad arte dall’uomo. Perché dunque non si è mai pensato ad intervenire in modo massiccio sulle cause? Occorre che ci scappi il morto, come suol dirsi?
Nell’ampia valle del Brizzi e dell’Incecco sono stati edificati capannoni per materiali edili, officine auto, l’Eurospin eccetera, che hanno chiuso (è una ipotesi, mi raccomando!) il naturale deflusso per esempio del ruscello Incecco che scende giù velocemente dalle colline. Si deve aggiungere, cosa non da poco, i detriti (disboscamento, rifiuti abbandonati), come abbiamo già detto trascinati dalla corrente che vanno a raccogliersi nell’imbuto delle tombature , straripando così violentemente da abbattere il muro costruito sul margine destra idraulica del capannone della ditta edile. Risultato ? Pesanti danni tutto intorno.

Abbiamo seguito il percorso dell’Incecco, per rendersi conto del degrado edilizio creato dall’uomo nella sua folle corsa alla crescita economica. L’Eurospin, sotto il quale sparisce il ruscello, è stato edificato nel 2008 (parola di direttore), ma il piazzale adibito a posteggio esisteva già prima.
Altro che calamità naturale, quindi! La calamità ha nome e cognome: Homo sapiens.
Detto tra parentesi, quell’ampia spiaggia del Brizzi e dell’Incecco come sarebbe adatta ad ospitare un’area umida per accogliere gli uccelli migratori stanchi dopo il lungo tragitto dall’Africa!

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