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“il giorno del superamento”

📅 mercoledì 21 novembre 2012 · 📰 AmbienteCilento

21112012 il giorno del superamento
Credits Foto OpEd

foto autoredi Paolo Abbate | Blog

A cominciare dal 1987 la produzione annuale della Terra viene consumata prima della fine dell’anno. In pratica consumiamo più di quello che la Terra produce. Ebbene questo infausto giorno, “il Giorno del Superamento o Earth Overshoot Day”, fu calcolato per la prima volta nella storia appunto nel 1987 quando il 21 dicembre fu raggiunto il pareggio. Questo giorno è stato anticipato di anno in anno, arrivando al 21 novembre nel 1995, al 20 ottobre nel 2005, a settembre nel 2009 e al 21 agosto nel 2010. “Di questo passo arriveremo a raggiungere, e purtroppo a superare, la metà dell’anno, con un bilancio pericolosamente in rosso”.

Quest’anno il fatidico giorno è capitato il 21 agosto. In pratica da allora consumiamo le riserve della nostra Terra, cioè noi siamo in debito con la Terra perché utilizziamo una riserva che prima o poi finirà. Le nazioni si preoccupano del proprio debito pubblico, ma ne hanno uno molto più grande e importante con la Terra, appunto, dalla quale dipendiamo per vivere: le falde acquifere, il suolo, le foreste, il mare con la sua risorsa ittica sono super fruttati .

Il segnale di pericolo non è una invenzione dei soliti ecologisti catastrofisti, ma ci viene dall’organizzazione internazionale, la Global Footprint Network, che misura l’impatto dell’esistenza sulla natura (impronta ecologica); ma in vero se ne accorgono anche tutti coloro che non voltano la faccia da un’altra parte.


Non possiamo quindi far finta di niente, perchè “quando si esauriscono in nove mesi le risorse di un anno si dovrebbe essere seriamente preoccupati. La situazione non è meno urgente sul fronte ecologico, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e carenza di cibo e acqua: sono tutti segnali chiari di come non potremo più continuare a consumare a credito”, afferma Mathis Wackernagel presidente del Global Footprint.

il giorno del superamento


Il 7 e 8 novembre si è tenuto a Rimini gli “Stati generali della Green Economy” organizzati dal Ministero dell'Ambiente e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, finalizzati a cambiare radicalmente il paradigma dell’economia, promuovendo insieme un nuovo orientamento generale dell’economia italiana, una green economy appunto, per aprire le porte a nuove possibilità di sviluppo, durevole e sostenibile.

C’è stato un grande dibattito su gli otto punti presentati dagli esperti, naturalmente rappresentati anche da alcune importanti associazioni ecologiste. Mario De Maio presidente di Fare Verde, la quale ha aderito da tempo alla strategia della Decrescita, ha ribadito con forza che il mondo della green economy debba darsi un obiettivo prioritario e diverso rispetto a quello della crescita economica.

“Stamattina – ha rilevato De Maio - ho sentito una parola ripetuta come un mantra: crescita, crescita, crescita! L’ho sentita moltissime volte. Anche in inglese: growth! Io credo che prima ancora di pensare alla crescita economica, noi ci dovremmo porre il problema di portare l’overshoot day dalla fine di agosto, dove quest’anno è precipitato, quantomeno al 31 dicembre, giorno del pareggio. Perché è questa la situazione in cui noi siamo adesso: in questo momento stiamo consumando più risorse di quelle che la terra ci riesce a dare”.

Far crescere ancora i nostri consumi, seppure dandogli una valenza green, o considerare veramente che la strada maestra per uscire dalla crisi e dal debito con la Terra è la decrescita dei consumi?

Porre l’accento su l'efficienza energetica, su le fonti rinnovabili, sull’uso corretto del suolo, ad esempio, è necessario e inderogabile, ma il problema principale rimane sempre quello di ridurre i consumi inutili e superflui, gli enormi sprechi di risorse che ci hanno portato al famigerato “giorno del superamento”.

istogramma popolazione mondiale


Secondo me, tuttavia, a Rimini si è tralasciato di prendere in seria considerazione la decrescita della popolazione umana. Uno dei fattori determinanti dei problemi ambientali e sociali del nostro pianeta deriva appunto dalla crescita demografica. Non fa bene all’economia, né quella tradizionale né quella verde. Faccio un semplice esempio: per diminuire i consumi una persona mangia mezza porzione di una pietanza, se però le persone diventano due a mezza porzione, il consumo non è invariato, rimane lo stesso.

Di questo cronico problema nessuno ne parla, sebbene tutti lo temono. E’un tabù che più presto possibile occorre superare.


Leggi:
Green economy, manca un nono punto
Fare verde e l’economia

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