Latte materno e inquinamento
di Paolo Abbate | Blog“Riteniamo che la tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini presenti e futuri sia imprescindibile dalla tutela del territorio (di cui non siamo proprietari ma ospiti temporanei e custodi)”.
Questa è la convinzione dei promotori della “Campagna per la difesa del latte materno dai contaminanti ambientali” promossa da associazioni di Medici e di genitori accomunati dalla volontà di difendere la salute infantile e delle madri. Infatti l’analisi del latte materno è usata in tutto il mondo perché è il modo più semplice per valutare l'impatto degli agenti inquinanti sugli esseri umani.
Perché se è vero che “la salute è abbozzata nei nostri geni, è altrettanto vero che essa viene scritta dalle nostre scelte, dal cibo che mangiamo e da come decidiamo di custodire l’ecosfera in cui viviamo”.
Partendo da questa premessa, gli autori della Campagna iniziano un viaggio tra i veleni d’Italia, dal catino della Pianura Padana ai petrolchimici di Gela e Marghera, tra città a misura di automobile e fiumi che riversano in mare veleni, fino agli effetti del cambiamento climatico e alle minacce che ci vengono dai cibi spazzatura.

Malattie cardio-vascolari, malattie dell’apparato riproduttivo (sterilità, aborti, malformazioni), disturbi neurologici, tumori sono le malattie riconducibili all’inquinamento ambientale, sia di tipo chimico che di tipo elettromagnetico. Le nuove generazioni sono esposte agli inquinanti già a partire dalla vita intrauterina: ad esempio, “in Italia, il tasso di tumori infantili è in rapido aumento, più degli altri paesi europei e degli Stati Uniti (in Italia l’aumento annuo è del 2%, del 3,2% quello di tumori di bambini da 0 a 12 mesi. In Europa è 1,1%, in Usa 0,6%)”.
Ebbene in questi ultimi anni scelte poco lungimiranti hanno prodotto distruzione del territorio, peggioramento della qualità della vita per gli abitanti, danni enormi alla loro salute, ma anche “scarsa o nulla occupazione, e grande spreco di denaro pubblico”.
Dunque, se è vero che le malattie si devono prevenire alla radice, occorre privilegiare e sostenere tecnologie pulite e processi produttivi sicuri per l’ambiente. Questo processo non è solo necessario ma anche doveroso; pertanto gli autori hanno formulate queste fondamentali domande ai candidati premier alle prossime elezioni politiche, dai quali si aspettano risposte precise e non promesse, condite spesso da bugie:
- controllo fonti di inquinamento come prevede la Convenzione di Stoccolma;
- monitoraggio dello stato di salute della popolazione in relazione alle malattie ambientali;
- riduzione dei rifiuti alla fonte, compresa la pressione sulle ditte commerciali di preoccuparsi dell’intero ciclo di vita delle loro merci;
- agricoltura biologica non tanto come produzione “alternativa” o di nicchia, quanto come obbligata strategia di conversione che ogni paese civile dovrebbe praticare;
- disincentivazione di impianti di incenerimento e combustione come fonti energetiche, e quindi un reale incentivo all’uso delle energie veramente sostenibili e rinnovabili;
- bio-architettura che aumentino l’efficienza energetica degli edifici;
- reali e pesanti multe per chi inquina.
da “Il Cambiamento - 25 Gennaio 2013”
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