QUASI FINITO IL PESCE, E I PESCATORI PROTESTANO!
di Paolo Abbate | BlogNon è colpa certo del pesce che si è fatto furbo e non finisce più nelle reti. E’ una legge ecologica: se alle specie ittiche non si dà il tempo per riprodursi o se ne cattura più di quello che si dovrebbe, la popolazione diminuisce fino ad estinguersi.
E’ colpa dunque della specie umana che non si attiene a questa fondamentale legge naturale – per ignoranza, per ingordigia? – se da tempo la categoria dei pescatori professionisti non “campa” più.
E’ a Marina di Camerota, dove il 31 ottobre si è svolto un incontro tra la categoria pescatori e le istituzioni, che i pescatori rivendicavano i propri diritti alla pesca perché “di questo passo siamo destinati a morire”. Ma è proprio a Marina, e non solo, che non passa giorno che la Capitaneria di porto non sequestri quintali di novellame di specie in grave rischio di estinzione, come pesce spada e tonno. Mi è capitato anche a me di vedermi offrire novellame nascosto nel bagagliaio delle auto da venditori ambulanti. Alle mie rimostranza la risposta ricorrente era sempre la stessa: “anch’io ho diritto a campà”.

Troppe regole, troppi divieti, specialmente dall’Unione europea, lamenta la categoria. Certo, l’Ue fa del suo meglio per fermare l’impoverimento delle specie ittiche, dovuto all’eccessiva pesca, all’uso di reti a strascico, alla pesca di frodo. Tanto è vero che i biologi marini e le associazioni ecologiste dichiarano con prove inconfutabili che nel Mediterraneo i grandi pesci pelagici, come appunto pesce spada e tonno, vanno incontro senza le dovute regole rigide all’estinzione “commerciale con gravissime conseguenze ecologiche, economiche e sociali”. Nel periodo 2008-2010, ad esempio, si è stimata una cattura annua tra le 31.500 e le 34.000 tonnellate, valori notevolmente superiori alla corrente TAC (la cattura totale ammissibile)
E’ da sottolineare inoltre che l’allevamento di queste specie non risolvono sicuramente il problema dell’impoverimento progressivo della risorsa ittica, perché per un chilo di pesce allevato ne occorrono cinque di pesce selvatico.
Al convegno di Marina di Camerota erano presenti anche i sindaci dei paesi costieri cilentani che hanno espresso “piena solidarietà” ai pescatori arrabbiati. E’ comprensibile, ma fino ad un certo punto, che questi primi cittadini vogliano difendere i propri concittadini, ma dovrebbero anche pensare alle generazioni future, informandosi un po’ di più – vi sono numerosi studi e dossier al riguardo - sulle cause dell’impoverimento della risorsa ittica e sulle conseguenze che stanno procurando a tutti.
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