LA POLITICA DEGLI ANNUNCI
di Paolo Abbate | BlogArriva gennaio e il tempo brutto con piogge insistenti e mareggiate. Tutto dovrebbe rientrare nella normalità se non venissero giù massi dai costoni rocciosi, non si sbriciolassero le massicciate delle strade per smottamenti ed erosione marina.
Rimaniamo ai danni subiti dalla Mingardina e la Cala del Cefalo, perché su queste aree poggia l’economia di paesi come ad esempio Camerota e la sua Marina, ma soprattutto sono zone protette del Parco nazionale. La montagna del Bulgheria sovrasta queste aree del Parco con le sue pareti rocciose. Ebbene lungo le sue pendici fu aperta una strada che ne ha rotto l’equilibrio idrogeologico. La zona infatti è stata individuata a rischio frane dall’Autorità di Bacino regionale Sinistra Sele (ai sensi art.1, comma 1 del D.L. 11/06/98 e art. bis della L.365 del 11/12/2000), perché da tempo vi sono frane di massi e detriti sopra l’arteria che va dalla stazione di Centola a Marina di Camerota.


Eppure da una indagine del prof. Mannheimer del 2011 “si evince che i criteri di scelta di una meta turistica, e comunque i primi elementi che vengono in mente all’83% degli italiani, sono un ambiente non inquinato, la natura incontaminata, un efficiente sistema di riciclaggio rifiuti, l’offerta culturale, e la pulizia di spiagge e del mare. La qualità ambientale e l’integrità del paesaggio, nelle risposte degli italiani, superano come elemento di scelta della meta delle vacanze l’hardware del sistema turistico: infrastrutture,strutture ricettive, servizi, presenza di discoteche. E questo approccio al turismo è ancora più marcato negli stranieri”.
Che c’entra si dirà con le “calamità naturali” quali frane ed erosione inarrestabile delle spiagge che anno dopo anno si assottigliano fino ad arrivare alla pineta alla duna e alla strada della Cala con le forti mareggiate invernali? Erosione, lo ricordiamo, che interessa spiagge apprezzate dal turismo anche nei comuni cilentani di Sapri, Vibonati, Policastro,
E’ inutile ripetere che il mare avanza, mangiandosi le spiagge, perché manca l’apporto di sedimenti fermati da briglie e dighe sui fiumi, nonché la distribuzione dei sedimenti dovuta alle correnti marine.
Il bello, si fa per dire, è che i sindaci interessati rimuovono queste verità perché responsabili di costruzioni di porti turistici, barriere, pennelli lungo le coste, e spiagge artificiali alle foci dei fiumi, che contrastano il naturale ripascimento.

Sebbene geologi, come Franco Ortolani, indicano da tempo le soluzioni più idonee, meno impattanti e costose, quali il ripascimento artificiale delle spiagge, i politici annunciano interventi come barriere soffolte e pennelli sommersi (vedi Vibonati), monitoraggio perenne di rocciatori su i costoni rocciosi, o addirittura una galleria di 300 metri lungo la Mingardina che faccia da ombrello alla caduta continua e pericolosa di massi (vedi Camerota), sperando che Soprintendenza e Parco non pongano vincoli e divieti e pensino prima di tutto allo sviluppo e crescita economica del territorio, dimenticando che siamo in presenza di aree naturali protette da leggi nazionali ed europee. Riguardo all’erosione della Mingardina il sindaco non si pronuncia e si limita a gettare massi e pietrisco nelle voragini causate dalle onde.
Per la cronaca il comune di Pollica con Legambiente hanno annunciato che sperimenteranno, per contrastare l’erosione, la piantumazione di poseidonia sul fondo marino.







