NAPOLI LA PIU' NORDICA DELLE CITTA' AFRICANE
di Giuseppe Lembo | BlogNapoli, la bella capitale del Mediterraneo, per colpa degli uomini che da troppo tempo si accaniscono a maltrattarla è, purtroppo, tristemente ridotta alla più nordica delle città africane.
Un malessere senza fine l'accompagna riducendone disperatamente anche la speranza di futuro.
Napoli è sempre più una città fortemente immalinconita; una città priva di slanci di vita; una città violenta dove è sempre più difficile vivere o addirittura semplicemente sopravvivere.
C’è nell’area napoletana e del Sud più ingenerale, tanta sofferta rassegnazione; anche l’arte di arrangiarsi per tanti suoi aspetti è ormai messa da parte.
Si vive con la sola speranza di “adda passà a’ nuttata”, un’espressione del pensiero partenopeo, lasciata in eredità ai napoletani da Eduardo De Filippo, un grande e generoso suo figlio; un’artista che ha saputo rappresentare, come nessun altro mai, i mali di Napoli che da mali antichi sono diventati oggi piaghe purulenti causa di disperazione e di violenza, e … di morte per gente ormai rassegnata al non c’è niente da fare.
Sempre più spesso si trasformano anche in cause di morte violenta. Napoli sta veramente morendo.
Con il suo hinterland, Napoli conta ben 3 milioni di abitanti che convivono in condizioni di triste disperazione, di miseria e di … morte.
Purtroppo e lo dico a malincuore, con tanta, tanta sofferenza nel cuore, niente e nessuno potrà ormai salvare Napoli, evitandone quel disastro annunciato che è soprattutto e prima di tutto, tutto napoletano e fa parte delle condizioni umane di una napoletanità negativa che sta distruggendo prima di tutto dal punta di vista umano, la più bella città del mondo.
Quello di Napoli è un male fortemente antropico; sono i napoletani prima di tutto i veri negativi protagonisti dei mali di Napoli.
Il male oscuro di cui soffre Napoli è un male fortemente antropico.
Ciascun napoletano fortemente ammalato di se stesso pensa che sia giusto e normale fare tutto quello che gli passa per la testa.
Napoli è, purtroppo, una città confusa; una città che fa male alla sua gente facendosi male, tanto male; una città senz’anima che ha sete crescente di sangue umano.
Una città che ha bisogno di cambiare; che ha tanto, tanto bisogno di riforme strutturali; una città ambiziosa e forte con la gente capace di vivere il proprio ruolo da cittadini protagonisti ed i suoi governanti, volendolo, capaci di governare, stando dalla parte della gente e rappresentandone le istanze e le ambizioni per cambiare; cambiandone così il presente e progettandone un diverso futuro.
Tutto questo serve a Napoli ed alla Campania; tutto questo purtroppo non fa assolutamente parte dell’attuale mondo di Napoli e della Campania, delle vere e proprie terre di nessuno, dove nell’indifferenza generale, ciascuno crede di poter fare quello che vuole.
Quella di Napoli e della Campania più in generale, ha tutte le caratteristiche di una vera e propria tragicomica avventura-disavventura per la gente che in balia di se stessa, proprio non sa più come fare per campare.
Un guazzabuglio che produce confusione ed incertezze; un miscuglio umano che produce comportamenti esplosivi con un fare fortemente tribale degli uni contro gli altri, senza radici di insieme, con situazioni diffuse di dilagante destabilizzazione umana e sociale, in un clima del tutti contro tutti.
La città di Napoli è purtroppo fortemente ammalata di napoletanità; qui tutto è assolutamente lecito.
Diventano lecite anche le cose illecite e proibite, come le piazze di spaccio e la presenza diffusa di criminali grandi e piccoli.
E così il malessere napoletano non finisce mai; a volte produce situazioni eclatanti come nel caso ultimo di tre ragazzi su di uno scooter che in piena notte vanno in giro per le strade di Napoli di cui si sentono padroni ad un punto tale da non fermarsi neanche di fronte all’alt dei carabinieri.
La vicenda che deve certamente suscitare l’umana pietas per quel ragazzo diciassettenne colpito da un proiettile sparato da un carabiniere nell’adempimento del suo dovere, è una vicenda triste; una vicenda fortemente ed umanamente triste.
Non bisogna aspettare che ci sia la prossima volta; è assolutamente necessario fermarsi a riflettere; fermarsi per capire se e come si possono rendere condizioni tranquille quelle della Napoli violenta, purtroppo ridotta per colpa dei napoletani, la più meridionale delle città africane.
Davide, questo è il nome del diciassettenne morto ammazzato, soprattutto per un modo sbagliato di intendere la vita di insieme.
Davide è un figlio della Napoli del malessere infinito.
Senza regole, senza un modello di vita si sente protagonista e padrone in erba della sua città maledetta; purtroppo, ha pagato con la vita quel suo girovagare alle tre di notte su di un motorino fuorilegge, con gente fuorilegge che non riconoscono alle forze dell’ordine il legittimo diritto del controllo, per cui fugge non rispettando l’alt così come avrebbero fatto tutti gli italiani per bene.
E così nell’inferno di Napoli, com’è purtroppo il rione Traiano, anche di fronte alla morte di Davide, un ragazzo di soli diciassette anni, non ci si può fermare; la vita continua con il ritmo di sempre; tanto, così come voluto dalla camorra che governa il mercato dello spaccio di droga, in un’eterna faida tra le famiglie, con lo Stato sempre più assente ed indifferente ad un mondo di dannati del tutto indifferenti a tutto ed a tutti.
L’indifferenza è tanta e tale anche di fronte alla morte che, come nel caso di Davide, scatena rabbia ed indignazione, ma non pietas, non impegno umano per cambiare, costruendo insieme più umane condizioni di vita.
A Napoli è dominante la cultura dell’illegalità; illegalmente si può ottenere tutto; convinti dell’importanza dell’illegalità, Napoli senza freni, ne diventa un vero e proprio paradiso terrestre per i suoi cittadini peccatori che, con la pretesa di dover vivere senza regole, non possono godere neppure della stima del tanto misericordioso Padreterno.
Per l’ultimo ragazzo napoletano morto ammazzato da un carabiniere nell’adempimento del suo dovere che era quello di dover garantire la normalità della vita in una città sempre più profondamente anormale, in tanti hanno detto che si trattava solo di un ragazzo (di un bambino per la madre); c’è amaramente da osservare che alle tre di notte un ragazzo e più ancora un bambino, non può andare in giro su di uno scooter con compagni di viaggio assolutamente poco affidabili.
Una morte assurda nel Sud perduto ha titolato a pagina 16 il Corriere della Sera del giorno dopo il fatto (sabato 6 settembre 2014); una morte disumana che in me, ha suscitato tanta rabbia mista a tanta umana sofferenza.
Purtroppo, nel Sud perduto e soprattutto nel Sud del Sud quale è ormai Napoli ed il suo hinterland, succede anche questo; anche questa morte rientra nel corso della vita che ormai di normale non ha più niente, in quanto va a pervadere l’illegalità diffusa che contagia ed uccide, essendo l’essenza del vivere napoletano del mondo degli adulti, del mondo dei ragazzi e sempre più spesso anche del mondo degli stessi bambini, vittime innocenti di chi irresponsabilmente ha reso invivibile Napoli, la più bella città del mondo, trasformata purtroppo, nella più nordica delle città africane.
In questo contesto, è sempre più facile, è sempre più possibile che avvengano fatti tragici come la morte violenta di Davide Bifolco.
A sparare è stato un carabiniere; un rappresentante di quelle forze dell’ordine che a Napoli e nel suo hinterland hanno vita difficile per tutelare la sicurezza dei cittadini, messa a grave rischio in una realtà quotidiana di pace solo apparente, in quanto nei fatti è in guerra di illegalità sempre più spesso violenta che non risparmia niente e nessuno.
C’è da augurarsi che episodi violenti come quello che ha colpito il povero Davide Bifolco non accadano mai più; per questo è necessario un profondo cambiamento di Napoli e di tutta la Campania.
È necessario riportare la città alla normalità; tanto, combattendo le diverse forme di un illecito che diventa il modello dominante di un’illegalità diffusa che si manifesta attraverso varie forme di malessere e di insensibilità di umana e culturale in un mondo dove purtroppo regna il degrado diffuso; dove c’è tanta disoccupazione; dove è assolutamente normale che non si lavori, che non si vada a scuola, che si viva violando continuamente la legge, manifestando sempre più tutta la propria umana simpatia per l’illegalità ed il mondo dei tanti fuorilegge, spesso assunti a simbolo di veri e propri protagonisti di vite importanti basate soprattutto sul fai da te.
Se Napoli e la Campania è così malamente ridotta a chi attribuirne la responsabilità? Purtroppo ai soliti noti; a tutti quei nomi eccellenti, soprattutto istituzionali, che con indifferenza hanno permesso il crescere del protagonismo del degrado umano, sociale, economico e culturale, rendendola fortemente invivibile, violenta e distruttivamente in cammino verso il disastro annunciato.
Troppe le false promesse, purtroppo non mantenute; troppe le parole al vento; troppi i tradimenti e quel fare scriteriatamente senza concretezza che ha reso Napoli la più nordica delle città africane.
Le istituzioni non possono sbagliare; le istituzioni e chi le rappresenta non devono assolutamente sbagliare.
Devono saper dare alla città, al territorio ed alla gente che lo vive un modello di vita con regole da rispettare, evitando deroghe che possono facilmente aprire le porte dell’illecito, così com’è per l’illecito napoletano, l’unico concreto modello di vita per una città ormai al capolinea, che forse neppure il Padreterno, volendolo, riuscirà a salvarla dalla catastrofe finale, perché come si è letto in questi giorni da più parti, la criminalità è tanto diffusa da non essere nemmeno più percepita come espressione di un comportamento deviante.
Se è così caro De Magistris, cari governatori della Regione Campania è soprattutto caro Antonio Bassolino ex Sindaco di Napoli ed ex Governatore della Campania, abbiate il coraggio di assumervi tutte le vostre responsabilità sia morali che materiali per uno sfascio di lungo corso che si è andato realizzando così come annunciato.
Il Sindaco De Magistris deve capire senza ulteriori indugi che a Napoli è tutto veramente difficile per mancanza di quel senso civico che le istituzioni napoletane e campane devono saper promuovere per il bene dei loro amministrati, regolando le regole di vita alla base del buon vivere cittadino e del protagonismo diffuso dei diritti che appartengono ad uno Stato di diritti, mentre a Napoli ed in Campania, sono sempre più espressione di un mondo africano dai diritti quotidianamente negati.
Il primo dei diritti negati per il difficile mondo napoletano è il diritto al lavoro.
Aldo De Magistris rifletti su questo ed esprimi ufficialmente il tuo dolore e le tue scuse per tutti quei crimini di pace che feriscono ogni giorno l’orgoglio della tua città e delle istituzioni che rappresenti, che oggi vivono in una condizione di profonda crisi da cui bisogna uscirne subito per evitare quell’ingiustificato e disumano olocausto napoletano che a nessuno è consentito di rendersene responsabile e quindi protagonista; tanto, per non fare il proprio dovere istituzionale che non ammette deroghe, tradimenti e/o tiremm innanzi, creando sempre più disperazione e morte per i tanti cittadini purtroppo sempre più vittime di false e bugiarde rappresentanze che tra l’altro e sempre più spesso, sono circondate da crescenti falsi comunicatori ed intellettuali in attesa di qualche briciola di notorietà.
Tutto questo mentre i veri intellettuali ed i buoni comunicatori partenopei e campani in generale preferiscono quel silenzio complice che non giova assolutamente alla buona causa di cambiare Napoli e la Campania; tanto con assoluta urgenza, per non far morire la più bella, ma anche la più umanamente maledetta città del mondo, oggi purtroppo ridotta alla più nordica delle città africane.
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