SACCHETTI DI PLASTICA “LEGGERA”
di Paolo Abbate | BlogI sacchetti di plastica leggera – quelli per intenderci che ci affibbiano i commercianti, e si meravigliano se li rifiutiamo – sono una delle maggiori fonti di inquinamento, specialmente per mari e fiumi. E’ di qualche giorno fa infatti la notizia di un delfino morto per aver ingerito una busta di plastica. Si era piaggiato sull’arenile di Lentiscelle (Camerota).
Siamo andati su internet alla ricerca delle ditte produttrici di sacchetti in plastica che soddisfino “gli utenti ecosensibili che preferiscono l' utilizzo di oggetti rispettosi della natura”. Non abbiamo tuttavia trovato un sacchetto biodegradabile e soprattutto anche compostabile. Prodotto che potrebbe non risolvere i problemi del tutto, ma almeno ridurli. La soluzione infatti è “la borsa della nonna”, come ripetiamo da tempo.
Per far fronte a questo problema, già nel 2007 fu introdotto il divieto della commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili. La legge c’era ma subito si sono trovate scappatoie come ad esempio la scusa di consumare l’enorme giacenza dei sacchetti tradizionali nei magazzini; oppure introdurre sacchetti con la scritta “questa eco bag è stata addittivata per deteriorarsi in pochi mesi dopo la sua fabbricazione” (busta trovata in un negozio di Sapri).
Lo “shopper” della foto promette invece di aiutare a salvare il mondo perché biodegradabile. E’ quindi conforme alla legge: ma queste borse sono prodotte in polietilene, pertanto in definitiva partono dal petrolio, però contengono un additivo particolare che ne accelera il processo di degradazione.

Quello che fa la differenza, si legge in un “eco sportello”, è il tempo impiegato per questo processo, che è di qualche mese nel caso del Mater-Bi, di qualche anno per le plastiche addittivate, e qualche centinaio di anni per le plastiche tradizionali. Il povero delfino di Lentiscelle deve aver ingerito probabilmente una busta di Mater-Bi, prodotto che parte dall’amido di mais, che si trasforma appunto “in materiale organico nel giro di pochi mesi”.
Non solo i delfini fanno una brutta fine ingerendo buste di plastica ma anche le tartarughe marine, che le scambiano per meduse, loro cibo preferito.
Insomma, è recente la notizia che l’Europa, “dopo un percorso sofferto, ma quasi definitivo, ha deciso che entro il 2019 gli Stati membri dovranno limitare il numero di sacchetti a 90 a testa (oggi sono circa 200), che si ridurranno a 40 nel 2025”. Però I governi potranno introdurre ”tasse per limitarne l'uso, come ha fatto la Danimarca che è a 4 shopper procapite (da “help consumatori” – 21,11,2014).
La chimica però non molla e continua la ricerca di una busta di plastica ideale. E’ infatti stato inventato, ed è già sul mercato, il sacchetto “oxo-biodegradabile”. Manca però ancora una presa di posizione UE su questo sacchetto speciale, " che frammentandosi in micro-plastiche inquina l'ambiente e aggrava il problema dei rifiuti”.
Campa cavallo che l’erba cresce!







