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RAPPORTO CENSIS 2014

Un Paese in grave crisi umana e sempre più ripiegato su se stesso con i deboli sempre più deboli

📅 martedì 30 dicembre 2014 · 📰 AttualitàSalerno

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Il Rapporto CENSIS 2014, non offre, purtroppo, un quadro entusiasmante del nostro Paese; l’immagine dell’Italia comprende più ombre che luci.
È un’immagine umanamente e socialmente da profondo rosso, con i potenti ed i ricchi sempre più potenti e ricchi ed i deboli ed i poveri sempre più deboli e poveri.
Povera Italia nostra come sei ridotta! Come sei stata ridotta soprattutto per colpa dei tanti italiani, a cui sarebbe un atto dovuto cancellare il diritto di appartenenza all’Italia; a cui dovrebbe essere negato e da subito, il diritto all’italianità, un diritto, purtroppo, sempre più in crisi ed in caduta libera, per effetto, come aveva ben capito Renato Guttuso, della mancanza o fiacchezza della cultura di essere depositaria di un grande patrimonio.
Purtroppo non è così; il “buono” dell’Italia è indifferente ai più; è, a tal punto indifferente, da far dire al CENSIS che il nostro è un Paese dal futuro negato, con i suoi otto milioni di italiani senza lavoro; con l’esercito crescente dei suoi poveri; con i diritti della persona sempre più negati; con il mondo giovane abbandonato a se stesso; e con il capitale economico-finanziario sempre più padrone ed indifferente al capitale umano disumanamente abbandonato a se stesso, per l’insipienza di un Paese che, avendo smarrito la strada della saggezza, va diritto diritto verso il precipizio; verso il declino, sempre più impresso nella quotidianità di un’Italia ammalata e per tanti versi, sempre più, mala Italia.
La mala Italia è la prima e più grave responsabile del disastro italiano; se la gente sta male, con otto milioni di senza lavoro e tanta, tanta sofferta povertà diffusa, è soprattutto per la presenza sempre più invasiva della mala Italia, un intreccio infame tra gli opposti estremi del Paese, con il lecito da una parte e l’illecito dall’altra, sempre più uniti in un vero e proprio abbraccio mortale che condiziona il futuro d’Italia, rendendo sempre più tristi le condizioni degli ultimi, purtroppo indifferenti a quelli che contano e che si vogliono godere i loro privilegi senza essere disturbati.

E così l’Italia solidale va sempre più scomparendo, sopraffatta com’è dal volto aggressivo di un’Italia del malaffare che, indifferente ai più, pensa solo a se stessa, riducendo il buon vivere italiano da cui va scomparendo la qualità della vita ed i valori d’insieme che non ci sono perché c’è sempre meno l’Italia dell’essere, ormai mortalmente affidatasi ai falsi valori di un apparire che ormai condizionano tutto di tutti, abbassando la qualità della vita degli italiani, attenti alle sole cose e ad una materialità, il dio sovrano degli italiani, indifferenti all’etica, alla cultura, ai saperi, alla bellezza ed a tutti quei piaceri dell’anima ormai cancellati, per sentirsi liberi di vivere secondo le regole del solo apparire che governa le coscienze umane da piovra famelica sempre più padrona del mondo, con gli uomini disponibili ad esserne i servitori sottomessi.
Tutto questo non capita per caso, né tanto meno accade, per solo incidente di percorso, come tegola rovinosa sulle teste degli italiani; purtroppo, non è così.
È una condizione che si è andata maturando nel tempo, cancellando, cammin facendo, il buono italiano fatto di saperi, di valori, di creatività e di solidarietà, ormai caduto così in basso, da avere difficoltà a connettersi positivamente con il presente italiano e soprattutto con l’Italia di domani, ammalata grave per i tanti dannati italiani dei nostri giorni.
L’Italia, così com’è, appare fortemente impaurita per il suo futuro; il quadro umano e sociale del Paese non è per niente esaltante; crescono le povertà diffuse; cresce l’impoverimento della classe media; diminuisce la capacità di produrre ricchezza; diminuiscono le risorse da spendere nel sociale.
Per i più deboli è, sempre più, l’inferno Italia; un inferno che rema dannatamente contro, soprattutto nei confronti del futuro italiano con un mondo giovane abbandonato a se stesso e che si vede davanti un orizzonte assolutamente asfissiante e limitato.
Bel capolavoro italiano!
I protagonisti di tanto meritano per tutto questo, come giusto riconoscimento un “Nobel italiano”.
Come Nobel italiano, meritano la gogna, il giusto riconoscimento, per come hanno ridotto il Paese e soprattutto per come hanno cancellato il futuro dei loro figli che, ormai senza speranza, proprio non sanno che fare, se non cercarsi in giro per il mondo, il non facile diritto alla vita; un diritto che intanto viene loro negato nella Terra dei padri dove sono nati.
Siamo, al disastro Italia; tanto, come in modo allarmato ci dice il CENSIS e come ci viene dai segnali negativi delle Agenzie di Rating che declassano sempre più l’Italia (Standard & Poor’s con l’ultimo declassamento ci ha messi al penultimo scalino della scala della garanzia e della sicurezza economica del Paese; diminuisce la fiducia ed i nostri titoli, sono sempre più “titoli spazzatura”).
Il CENSIS con sofferta partecipazione è costretto a radiografare i mali d’Italia, nella sua caduta libera, di anno in anno sempre più rovinosa.
Di questo passo, dove andremo a finire? È d’obbligo a questo punto, porsi la domanda sul “futuro possibile” per l’Italia.
Il nostro Paese è ancora dal futuro possibile? Può, così com’è ridotto, offrire garanzie di futuro alla gente e soprattutto ai giovani che si vedono sempre più cancellati dal futuro italiano e da “senza futuro” cercano in tutte le direzioni possibili il diritto, in Italia sempre più negato, alla sopravvivenza.
Tanto, per effetto delle sue strategie caratterizzate sempre più da un’ostinata capacità dei segni “meno” per scarsa crescita, per aumento del debito pubblico e soprattutto per la disoccupazione, una morsa mortale per la vita degli italiani ed in particolar modo per il futuro del nostro Paese.
L’Italia è in una grave e profonda crisi. Tanto lo dice a chiare lettere il CENSIS; tanto, è nel declassamento di Standard & Poor’s, che vede il rating del nostro Paese vicino al livello “spazzatura”.
A pesare sulle già gravi condizioni del malessere Italia è l’aumento del debito; è la sua crescita debole; è l’ambiente italiano ostile a fare impresa.
Il rapporto CENSIS è un rapporto-verità amaro per le condizioni tristi del nostro Paese, dove è diffusamente in crescita il terrore della povertà, unitamente alle sofferenze per la disoccupazione sempre più crescente che vede i giovani italiani sempre più umiliati e senza futuro.
In questo clima italiano del “si salvi chi può” è crescente il senso di sfiducia verso gli altri; mentre è in caduta libera la solidarietà, aumentano i contrasti degli uno contro gli altri.
Si grida sempre più agli untori, siano essi stranieri senza fissa dimora e/o dirimpettai considerati concorrenti sleali nell’ambito di una quotidianità sempre più difficile, con l’unica certezza garantita per tutti che è quella di diventare poveri, una preoccupazione che si è ormai impossessata del ben 60% degli italiani.
Che tristezza! Quante sofferenze al sole di questa nostra bella Italia!
Uno scenario da far tremare le vene ai polsi. Il rapporto CENSIS, in una fotografia da allarme rosso ci informa che, nel nostro Paese gli otto milioni di risorse umane senza lavoro comprendono tre milioni di disoccupati, circa due milioni di inattivi e tre milioni di persone che non cercano lavoro.
Sono, dice il CENSIS, ben otto italiani su dieci che non si fidano del proprio prossimo.
I Neet italiani, giovani tra i 15 e 29 anni, giovani che non studiano e non lavorano, nel 2013 erano ben due milioni e mezzo, diversamente distribuiti fra Nord e Sud e nelle diverse città d’Italia.
Se sono umiliati i giovani, dal futuro negato, come ci dice il CENSIS, ancora peggio è la condizione italiana dei pensionati fortemente bistrattati come evidenziato dall’ISTAT (il 41,8% delle pensioni è sotto i mille euro al mese, il 39,5% tra i mille ed i duemila euro, il 13,7% tra i due ed i tremila euro).
In un dato che riguarda la qualità della vita abbiamo un 80% dei giovani che usano i social network, dove cresce anche la presenza degli over 55, un dato che lascia l’amaro in bocca, perché come ci dice il CENSIS nel suo Rapporto di fine anno, in 25 anni di vita italiana, si sono dimezzate le copie vendute dei quotidiani.

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